Duranti, Doris
Nome d'arte di Dora Durante, attrice cinematografica, nata a Livorno il 25 aprile 1917 e morta a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) il 10 marzo 1995. Tra le dive più acclamate degli anni Trenta e Quaranta, possedeva un certo impetuoso talento e una bellezza aspra e moderna dai tratti esotici. Con il suo fascino aggressivo, si impose così in ruoli di donna fatale e di 'peccatrice', capace di incantare e scandalizzare il pubblico dell'epoca.
Dopo piccole parti in vari film, tra cui La gondola delle chimere di Augusto Genina e soprattutto Vivere! di Guido Brignone, entrambi del 1936, si affermò in quella di una ragazza africana con Sentinelle di bronzo (1937) di Romolo Marcellini, guadagnandosi definitivamente la fama di attrice incisiva e di carattere. Confermò poi le sue doti in Cavalleria rusticana (1939) di Amleto Palermi. Ma la vera svolta nella carriera e nella vita dell'attrice avvenne nel 1942, quando incontrò A. Pavolini, gerarca fascista e ministro della cultura popolare. Fu una relazione appassionata, e la D. divenne la diva di regime per eccellenza, interpretando in quello stesso anno Giarabub di Goffredo Alessandrini, epico e celebrativo, Tragica notte di Mario Soldati, e due film diretti da Flavio Calzavara: La contessa Castiglione e Carmela, per una scena del quale mostrò il seno sul grande schermo, come già Clara Calamai aveva fatto poco tempo prima. In Carmela e in un altro film dello stesso regista, Calafuria (1943), fra i migliori della sua carriera, fornì le prove più intense e mature. La caduta del regime nel luglio 1943 cambiò il destino della D. che nei due anni seguenti riuscì a prendere parte a due soli film, Resurrezione (1944) di Calzavara, trasposizione del romanzo di L.N. Tolstoj in cui appare meno convincente rispetto alle interpretazioni precedenti, e Nessuno torna indietro (1945) di Alessandro Blasetti, mentre Rosalba di Ferruccio Cerio e Max Calandri non fu mai portato a termine. Aiutata da Pavolini, riparò in Svizzera nell'aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, quindi si trasferì in Brasile. Nel 1949 ritornò in Italia, ma la sua carriera era ormai terminata: tra il 1950 e il 1954 interpretò infatti solo piccole parti in una dozzina di film minori. Visse poi a Santo Domingo fino alla morte. La sua ultima apparizione sugli schermi fu quella in Divina creatura (1975) di Giuseppe Patroni Griffi. Nel 1987 pubblicò le sue memorie (Il romanzo della mia vita, in collaborazione con G.F. Venè), con sferzanti giudizi su divi e personaggi dell'epoca dei suoi maggiori successi: dal libro è stato tratto nel 1993 il film televisivo Doris, una diva di regime, di Alfredo Giannetti.
S. Masi, E. Lancia, Stelle d'Italia. Piccole e grandi dive del cinema italiano dal 1930 al 1945, Roma 1994, pp. 68-73.