doppiolavorismo
s. m. Condizione di chi, oltre al proprio lavoro principale, ne svolge anche uno aggiuntivo.
• Il secondo lavoro lui l’ha fatto per cinque o sei anni, fino al 2003. Un periodo di «doppiolavorismo», come lo definisce, che è terminato quando la sua figura di comico di successo ha cominciato a prevalere sulla professione di avvocato penalista. Enrique Balbontin, diventato famoso con le lezioni di savonese e poi protagonista, insieme ad Andrea Ceccon, del tormentone «la torta di riso è finita», da tempo fa il comico a tempo pieno. (Ava Zunino, Repubblica, 19 agosto 2011, Genova, p. III) l Il doppiolavorismo senza tassazione non è episodico, è un altro aspetto poco esplorato dell’evasione. Con il manicheismo non si va da nessuna parte, anzi in molti casi si ottiene il brillante risultato di dare un bollino da virtuoso a chi di giorno paga le tasse su un lavoro che non svolge bene e di notte froda il Fisco con la vera attività prevalente. (Mario Sechi, Tempo, 1° aprile 2012, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dalla loc. s.le m. doppio lavoro con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 16 febbraio 1980, Tuttolibri, p. 17 (Filippo Barbano), nella variante grafica doppio lavorismo.