MALAVOLTI, Donosdeo
Figlio di Meo (Bartolomeo), nacque probabilmente a Siena o nel suo contado intorno ai primi anni Ottanta del XIII secolo.
Attestato per la prima volta il 20 sett. 1308 il M., magister utroque iure e arciprete della chiesa metropolitana, dopo la morte del vescovo Ruggero (1316) fu eletto al soglio episcopale in contrasto con l'influente canonico Bindo, notaio papale. La conferma del 22 maggio 1317 lo indica suddiacono "aetate legitima constitutus". Consacrato vescovo in Avignone nel dicembre dello stesso anno, fece il suo ingresso in Siena nel giorno di Natale.
Il suo governo coincise con un periodo di forte espansione delle proprietà e dei diritti dei Malavolti. Dalla seconda metà degli anni Venti fu protagonista nell'acquisto dell'importante castello di Gavorrano di cui ottenne nel 1336 i pieni diritti, passati nel 1347 al nipote Donosdeo d'Orlando. Nel 1331 aveva acquisito dai Ranuccini quote del castello di Pari, trasmesse poi al nipote Bartolomeo d'Orlando.
Al pari degli altri magnati il M. non evitò l'uso dalla violenza: proprio con il suo sostegno Nicolao Malavolti aveva occupato la pieve di S. Andrea al Bozzone, riservata al canonico Ugo Bindi, nipote di Biagio, avvocato di Curia, e consorte del ricordato Bindo già oppostosi nell'elezione del Malavolti. A nulla valse l'intervento su Nicolao nel febbraio 1336 del legato Francesco di Silvestro se un monito pontificio del 15 luglio di quello stesso anno imponeva al M. di desistere dal minacciare di morte Biagio e Ugo. Del contrasto con i noveschi Bindi, mai messo in luce, si ebbe eco nel processo subito di lì a poco dal Malavolti. Ben noto è il conflitto che oppose il M. ai Piccolomini: del 1332 è l'aggressione a Naddo di Benuccio de' Piccolomini che "fu ferito a petitione di messer Donusdeo de' Malavolti vescovo di Siena e fu mezzedima a dì 17 di marzo, di tre ferite su la Croce al Travaglio" (Agnolo di Tura, p. 508; Théry, p. 168). Il 15 genn. 1337 il pontefice Benedetto XII sollecitava il M. ad adoperarsi per la pace, ma il conflitto con Bartolomeo Piccolomini, riapertosi nel 1338 per il possesso di Castiglion del Bosco, portò allo scontro armato fra le parti. Nel frattempo, ad Avignone, Salomone di Bartolomeo Piccolomini accusava il M. di appropriazione indebita, e a tal riguardo il 22 apr. 1338 il papa nominò inquisitore Ugo d'Augerio, rettore del Patrimonio in Tuscia. L'accusa di aver incamerato l'ingente somma di 50.000 fiorini dagli introiti derivantigli dal ruolo di governo condusse il M. al processo, avviato nell'autunno. L'esito del processo non è noto, ma è da presumere che il M. sia uscito indenne dalla vicenda.
Unanime è il giudizio positivo sull'uomo di dottrina. All'inizio del pontificato, in occasione del primo sinodo, il M. ordinò la compilazione del Libro di titoli e dei benefici ecclesiastici della città e diocesi di Siena. Del 1324 sono gli statuti di Vescovado, il feudo del quale il M. è considerato il grande organizzatore e dove, nel 1325, procedette alle opere di fortificazione della rocca di Crevole. Nel secondo sinodo, del 1330, furono redatte le costituzioni di procedura giurisdizionale con la partecipazione del giudice del podestà senese. Al terzo sinodo della diocesi, del 1336, si devono le constitutiones generali della Chiesa senese, mentre al 1348 risalgono gli ordinamenta dell'ospizio di S. Marta, fondato nella città.
Per quanto riguarda i rapporti con la Curia pontificia, è da accogliere il giudizio di Nardi circa il venir meno del ruolo di mediatore del M., sul piano politico-diplomatico, fra la corte papale e Siena. Nel 1322 il M. aveva pubblicato l'interdetto emanato da Giovanni XXII contro il Comune che non aveva eseguito la confisca dei beni di Niccolò Franzesi e nel 1340 Benedetto XII diede mandato al M. d'intervenire in merito a una redazione statutaria dei Nove, considerata d'ostacolo all'intervento dell'Inquisizione. Ma, per ottenere privilegi papali per lo Studio senese, nel 1339 i Nove preferirono gli uffici di Vanni de' Paparoni e, quando nel 1344 si ripropose il problema dei debiti verso la Camera apostolica per il fallimento della maior tabula Senensis, il M. sembra rimanerne escluso; al 1346 risale l'istituzione del "regolare apparato di protezione" presso la Curia avignonese (Bowsky, Nardi).
Nel corso del suo episcopato il M. fu giudice conservatore per chiese e monasteri e commissario nei processi in applicazione dello ius spolii in Toscana e fuori. Nel 1329 ebbe l'amministrazione della diocesi di Venezia per l'adesione di Giacomo degli Alberti da Prato all'eresiarca Pietro Rainalducci e nel 1340 fu conservatore dell'ospedale di S. Maria della Scala di Siena. Nel 1341 intervenne nel conflitto che opponeva il vescovo di Volterra Ranuccio a Ottaviano Belforti. Nel giugno 1343 ridusse i monaci all'obbedienza del priore Toros della domus Armenorum senese, in un periodo di particolare conflittualità della congregazione bartolomita esplosa nella città (Luzzati Laganà, p. 18).
La morte del M. si pone fra il 5 e l'11 dic. 1350, date del testamento e d'inizio del processo in applicazione dello ius spolii sui beni già "riservati" dal breve papale del 17 apr. 1350. Dagli atti del processo risultano nella biblioteca del M., costituita in fedecommesso dal padre Meo, libri a carattere teologico e giuridico (cfr. Williman), ma non opere di autori profani o in volgare (Mazzi, pp. 85, 210 s.), né le Quaestiones de prescriptione et usuris, a lui dedicate dall'agostiniano Gerardo da Siena.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Registri avignonesi, 54, n. 108; Arch. di Stato di Siena, Statuti dello Stato, 154: Vescovado, febbraio 1323 (=1324); Capitoli, 52, c. 2; B.27: Spoglio dell'Archivio di Massa( Anno 1780, cc. 119v n. 313, 194v n. 640, 200 n. 663; B.72: Acquisto Giustini, cc. 13, 15; B.95: Acquisto Gavazzi, cc. 4-6, 7v-8; Siena, Arch. arcivescovile, Diplomatico, sez. IV, nn. 5, 19 (23), 14 (25), 11 (27), 7 (31); Culto e disciplina, Sinodi, n. 1: Ordinamenta et decreta(, cc. 1-21, 22-26v; Bollari, 99, XII, cc. 105, 126 s.; Clero, enti ecclesiastici e laici, Miscellanea, 3395: Liber titulorum(, aa. 1317-18; Cause, Miscellanea, n. 5433; Foro ecclesiastico, Cause (1346-1500), I, 1346 ott. 27; Memorie ed opere stor.-lett., n. 6524, cc. 2-3v; Milano, Biblioteca Ambrosiana, S.58 sup.: Gerardus de Senis, Super duabus quaestionibus( ad episcopum Senensem Donumdeo de Malavoltis; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.VIII.48: Tomo quarto delle notizie storiche del feudo di Murlo(, cc. 102, 104, 108; B.VI.11, cc. 7-10; B.VI.13: Spoglio di strumenti dal 1129 al vol. XIII, cc. 127v, 128-130, 134v, 178, 181-183, 212 s., 250; C.X.9: Miscellanea, cc. 120v, 223; Agnolo di Tura del Grasso, Cronaca senese, a cura di A. Lisini - F. Jacometti, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XV, 6, pp. 508, 522; Bullarium Franciscanum(, a cura di C. Eubel, VI, Romae 1902, n. 345; Jean XXII. Lettres communes(, a cura di G. Mollat, Paris 1904-47, ad ind., s.v. Donosdeus, Senen. ep.; Benoît XII. Lettres communes(, a cura di J.-M. Vidal, Paris 1903-11, ad ind., s.v. Donosdeus, Senen. ep., Bindus Bindi de Senis; Benoît XII. Lettres closes(, a cura di J.-M. Vidal, II, Paris 1919, nn. 1196-1198, 1780; IV, ibid. 1935, nn. 2681-2683; Clément VI. Lettres closes(, a cura di E. Déprez - G. Mollat, Paris 1960-61, ad ind., s.v. Donosdei Malavolti, Senen. ep.; Il Caleffo vecchio del Comune di Siena, IV, a cura di M. Ascheri - A. Forzini - C. Santini, Siena 1984, n. 1078; O. Malavolti, Dell'historie di Siena, II, Venezia 1599, p. 98b; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, coll. 562 s.; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, V, Mediolani 1741, col. 152b; G.A. Pecci, Storia del vescovado della città di Siena, Lucca 1748, pp. 265-274; E. Repetti, Diz. geografico, fisico, storico della Toscana, II, Firenze 1835, p. 417; III, ibid. 1839, p. 150; IV, ibid. 1841, pp. 205 s.; N. Mengozzi, Il feudo del Vescovado di Siena, Siena 1911, pp. 13 s.; G. Mazzi, Il vescovo D. dei M. e l'ospizio di S. Marta in Siena, in Bull. senese di storia patria, XIX (1912), pp. 201-248; XX (1913), pp. 65-114; V. Ricchioni, Le costituzioni del vescovado senese del 1336, in Studi senesi, XXX (1914), pp. 100-167; V. Lazzarini, Un priorato armeno a Padova nel 1343, in Arch. veneto tridentino, X (1926), pp. 186 s.; M. Chiaudano, I Rothschild del Duecento. La gran tavola di Orlando Bonsignori, in Bull. senese di storia patria, n.s., V (1935), pp. 124-126; W.M. Bowsky, Le finanze del Comune di Siena, 1287-1355, Firenze 1970, p. 176; R. Davidsohn, Storia di Firenze, III, Firenze 1973, pp. 1123 s.; E. Carli, Il duomo di Siena, Genova 1979, p. 21; D. Williman, Bibliothèques ecclésiastiques au temps de la Papauté d'Avignon, I, Paris 1980, pp. 192 s.; W.M. Bowsky, Un Comune italiano nel Medioevo. Siena sotto il regime dei Nove, 1287-1355, Bologna 1986, pp. 256, 370; A. Carniani, I Salimbeni quasi una signoria. Tentativi di affermazione politica nella Siena del '300, Siena 1995, pp. 200, 208; P. Nardi, L'insegnamento superiore a Siena(, Milano 1996, pp. 145 s., 166; F. Luzzati Laganà, Aspetti dell'insediamento religioso armeno in Pisa nel Trecento, in Gli Armeni lungo le strade d'Italia, Pisa-Roma 1998, pp. 18-20; S. Vecchio, Gerardo da Siena, in Diz. biogr. degli Italiani, LIII, Roma 1999, pp. 365 s.; P. Nardi, I vescovi di Siena e la Curia pontificia dall'ascesa della parte guelfa allo scoppio dello scisma d'Occidente (1267-1378), in Chiesa e vita religiosa a Siena. Dalle origini al grande giubileo. Atti del Convegno( 2000, a cura di A. Mirizio - P. Nardi, Siena 2002, p. 166; J. Théry, Inquisitionis negocia: les procédures criminelles de la Papauté contre les prélats, d'Innocent III à Benoît XII (1198-1342): première approche: aperçu sur les sources de la pratique, V, Rome 2004, pp. 132-206; M. Pellegrini, Chiesa e città. Uomini, Comunità e istituzioni nella società senese del XII e XIII secolo, Roma 2004, ad ind.; Hierarchia catholica, I, pp. 446 e n. 6.