DONORATICO
. Famiglia nobile pisana, discendente dal ramo dei Della Gherardesca a cui appartennero Gherardo di Tedice, che nel 1114 si comportò da eroe alla conquista delle Baleari, e il famoso Ugolino I. I D. si misero a capo del partito ghibellino e si allearono col partito popolare per dominare sugli altri nobili. Durante le vicende politiche delle due fazioni guelfa e ghibellina, al tempo di Corradino, parteggiarono per costui e due di essi, Gherardo e Galvano, furono decapitati con lui. Fino al 1300 conservarono, oltre al titolo di conti, anche quello di domini della terza parte del regno Callaritano (cioè di Cagliari). Ma in quell'anno perdettero il giudicato di Cagliari, perché imputati di avere insieme coi Visconti tramato per far passare l'isola agli Aragonesi.
Nella prima metà del sec. XIV esercitarono un'importante funzione politica i conti Ranieri, Gaddo e Fazio. Il conte Gaddo fu il primo dei D. che ricoprì cariche popolari come Capitano della masnada di Pisa, Capitano del popolo e Gonfaloniere di giustizia. Il conte Fazio riuscì a porre le basi della sua potenza politica in Pisa nel 1330, dopo la breve tirannide di Castruccio Castracani. Il popolo che lo favoriva gli conferì le principali cariche, tra cui quella di Capitano della masnada e Capitano generale. I nobili allora, con a capo Gherardo del Pellaio e i Lanfranchi, congiurarono per ben due volte contro di lui, ma inutilmente. Il prestigio del conte Fazio crebbe dopo la sconfitta dei suoi nemici che, per il trionfo della propria fazione, erano disposti a sacrificare l'indipendenza della città. Egli apparve, specialmente dopo la seconda congiura del 10 novembre 1336, come il vero liberatore di Pisa dalla servitù straniera e il supremo reggitore della città. Dispose con libertà delle cose del comune, ma non sopraffece mai gli organi costitutivi della repubblica. Infatti le istituzioni comunali, come i Consigli degli anziani e dei savi, rimasero inalterate nella loro composizione numerica e nell'esercizio delle proprie funzioni. Sotto la veste di semplice ufficiale del governo comunale, il conte Fazio percepiva il proprio stipendio come tutti gli altri ufficiali e, come ogni altro cittadino, ubbidiva alle norme generali stabilite dai regolamenti. La famiglia del conte Fazio, allora così potente, era legata per via di matrimonio a famiglie che esercitavano signorie in altri comuni, come agl'Interminelli di Lucca, ai Gonzaga e ai conti di Soana. Con la morte di lui (1341), cessò la potenza della famiglia D. nella città e si ruppe l'equilibrio dei partiti. Questi iniziarono subito lotte violente, che affrettarono la decadenza di Pisa e il suo asservimento a Firenze.
Le ricchezze dei conti Donoratico erano prevalentemente agricole, e consistevano in vaste zone di territorio tenute a vigne, prati, boschi e pascolo in ogni parte del contado di Pisa, ma specialmente nei comuni di Guardistallo, Bolgheri, Donoratico, Casale, Colmezzano, Rosignano marittima. Era un immenso patrimonio che fruttava rendite lautissime e permetteva a quei signori, mentre gli altri nobili si trovavano in difficili condizioni economiche, di figurare tra i più facoltosi prestatori del comune. Durante la peste del 1348, gran parte dei membri di quella famiglia perirono, e i superstiti, lasciata Pisa, si ritirarono nelle terre avite. Nel 1406 Donoratico con gli altri castelli della Gherardesca si sottopose alla repubblica di Firenze. Del castello, che è a un miglio e mezzo distante da Castagnaio, non resta che una torre (cantata dal Carducci nella Ripresa dei Giambi ed Epodi) e una porta semidiruta.
Bibl.: F. Ardito, Nobili, popolo e sign. del co. F. di D., Cuneo 1920.