DONINO
Originario di Zara, in un documento del 1345 (Cecchetti, 1887) è indicato come "pictor muzolorum. de vitro de Muriano" e cioè pittore di bicchieri (muzoli, moioli, muioli, mioli nel lessico veneziano medievale), come ha giustamente interpretato L. Zecchin (1969). Cadono quindi tutte le altre ipotesi che lo volevano pittore su tavola (Testi, 1909), vetratista (Monneret du Villard, 1918), esecutore di cartoni per mosaici (Bettini, 1944).
D. è citato per la prima volta nelle carte muranesi nel 1307 per una sentenza che gli imponeva la sollecita estinzione di un debito, ancora nel 1316 e nel 1330, quando ottenne la remissione di una condanna per aver contravvenuto ai decreti relativi alla legna da ardere nel procurarsi il combustibile con cui alimentare un suo piccolo forno, in cui ricuoceva i vetri decorati (Zecchin, 1977, p. 32). Nel documento già citato del 1345 sono indicate le sue modeste possibilità avendo egli otto figli (Cecchetti, 1887, pp. 46, 61). Citato ancora nel 1346 e nel 1347, compare per l'ultima volta nelle carte muranesi il 1ºsett. 1351, quando, eletto giudice della Comunità muranese, giura sul Vangelo "sua officia bene et legaliter exercere" (Zecchin, 1969, p. 40).
Un fratello di D., Paolo, il cui nome è collegato con l'attività vetraria, appare in un atto notarile del 1314e nel testamento di un secondo fratello, Bartolomeo (Fulin, 1876, p. 141; Cecchetti, 1887). Quest'ultimo (Cavalcaselle-Crowe, 1887; Caffi, 1888, lo confondono erroneamente con Bartolomeo Nason) occupa un posto di rilievo nella storia vetraria. Dal testamento dettato nel 1325 (da cui non si deduce il nome del padre) risulta che fosse benestante. La prima notizia a lui relativa è del 21 nov. 1290; si tratta di un impegno tra "Bartholameus pintor, qui fuit de Iadra et nunc moratur in confinio Sancti Stephani de Murano" ed il padrone di fornace muranese Iacobo Longovardo (Zecchin, 1970, pp. 82 s.): il pittore accetta di lavorare per sette mesi decorando bicchieri con tre figure e motivi floreali su ciaséuno di essi. L'impegno non solo documenta l'origine zaratina della famiglia ma offre indicazioni sui compensi per il lavoro e sul carattere piuttosto complesso della decorazione. Prima del 1325 Bartolomeo compare ancora in altre carte tra il 1291 ed il 1317 (Zecchin, 1977).
Sebbene non sia stata fino ad ora possibile individuare con certezza l'attività di D. e della sua bottega si può attribuire alla sua cerchia una serie di bicchieri in frammenti, decorati con figure di santi, cavalieri, motivi araldici, rinvenuti in uno scavo a Londra; in particolare due bicchieri di questa serie (Londra, Museum of London) recano la firma di maestro "Bartholameus", presumibilmente il fratello di Donino.
Fonti e Bibl.: R. Fulin, Ultimi studi nell'Arch. notarile di Venezia, Cinque testamenti di pittori ignoti del secolo XIV, in Archivio veneto, XII (1876), pp. 136, 141; B. Cecchetti, Nomi di pittori e lapicidi antichi, ibid., XXXIII (1887), pp. 46, 60 s.; G. B. Cavalcaselle-J. A. Crowe, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, IV, Firenze 1887, pp. 266 ss.; M. Caffi, Pittori venez. nel Milletrecento, in Archivio veneto, XXXV (1888), p. 71; L. Testi, Storia della pittura venez., I, Bergamo 1909, pp. 103, 131 ss.; U. Monneret du Villard, Le vetrate del duomo di Milano, I, Milano 1918, p. 21; S. Bettini, Mosaici antichi di S. Marco a Venezia, Bergamo 1944, p. 28; A. Gasparetto, Il vetro di Murano, Vicenza 1958, p. 211; L. Zecchin, Un decoratore di vetri a Murano alla fine del Duecento, in Journal of glass studies, XI (1969), pp. 39-42; Id., Fornaci muranesi fra il 1279 ed il 1290, ibid., XII (1970), pp. 82 s.; V. Han-L. Zecchin, Presenze balcaniche a Murano e presenze muranesi nei Balcani, in Balcanica, VI (1975), pp. 80, 82; L. Zecchin, Decoratori di vetri a Murano dal 1280 al 1480, in Riv. della Stazione sperim. del vetro, VII (1977), p. 32; H. Tait, The golden age of Venetian glass, London 1979, pp. 11 s.; F.A. Dreier, 3000Jahre Glaskunst von der Antike bis Jugendstil (catal.), Luzern 1981, pp. 146 ss.; R. Barovier Mentasti, Il vetro veneziano, Milano 1982, pp. 29 s.