DONINI (Donino, Donnino, Dondini, Duini, Luini), Tommaso, detto anche Caravaggino
Nacque a Roma il 20 dic. 1601 e venne battezzato il giorno di Natale nella chiesa di S.Maria dei Popolo (Roma, Archivio del Vicariato, S. Maria del Popolo, Battesimi, IV (1595-1619), f. 183r, cit. in D'Amico, 1979, p. 86). Il padre Marco, originario di Venezia, era "indoratore" (Fischer Pace, 1989).
Il Baglione (1642, p. 356) lo chiama Luini, nome che sarà poi ripreso dalla letteratura artistica fino al recente studio di F. D'Amico (ma già in Drago-Salerno, 1967, viene preferito, sia pure con una formula dubitativa, il cognome D., mentre Bertolotti, che dapprima [1876, p. 210] aveva riportato il nome corretto, in studi successivi - ed in particolare in Artisti veneti... - recupera la dizione tradizionale).
Le notizie sulla formazione giovanile vengono riferite dallo stesso D. nel corso di una testimonianza resa ad un processo del 1635, in cui l'artista era accusato di aver ferito il pittore G. B. Greppi (Bertolotti, 1876).
"Il mio maestro è stato il sig. cav. Giovanni Lanfranco" - afferma il D. - "Fra miei amici ebbi il sig Andrea Sacchi ... essendo io giovane et lui provetto gli domandava spesso parere et consiglio nelle cose di professione. Da tre anni lasciai di praticare il Sacchi, sembrandomi che più non avesse piacere di vedermi".
Sono scarni gli altri dati biografici: compare negli Stati d'anime di S. Lorenzo in Lucina nel 1634-35, allorché risulta abitare con la madre Marta (D'Amico, 1979., p. 82), e nel 1636 ("Tomaso Donini pittore et un'altro", probabilmente un allievo spagnolo di nome Giacomo, ricordato dal D. nella testimonianza del 1635). Poche sono le opere finora rintracciate: persi gli affreschi (citati da Baglione, 1642, p. 356) di S. Lorenzo in Lucina (prima cappella a destra) e di S. Giuseppe a Capo le Case, rimangono due dipinti a S. Carlo al Corso - l'Eterno e angeli oranti eseguito tra il 1627 ed il 1632 per l'altare maggiore provvisorio, in seguito collocato sull'altare del transetto sinistro, e il S. Ambrogio ora nella sagrestia - e due laterali nella cappella di S. Filippo Benizi (la seconda a destra) di S. Maria in Via, con i Funerali ed un Miracolo del santo.
Nell'ottobre 1626 la cappella non era stata ancora decorata (C. Cecchelli, S. Maria in Via, Roma s.a. [ma 1925], pp. 48 s.): la notizia del Titi (1674) relativa al dipinto con il Miracolo - "coloritodal Caravaggino col disegno di Sacchi" - viene confermata da uno studio preparatorio con una testa di religioso, conservato a Holkham Hall ed assegnato ad A. Sacchi (Sutherland Harris-Schaar, 1967, p. 31; nel medesimo contributo vengono assegnati al D. due disegni del Kunstmuseum di Düsseldorf). I due dipinti di S. Maria in Via sono stati di recente oggetto, separatamente, di differenti attribuzioni. Il Miracolo èstato interamente ascritto ad Andrea Sacchi da D'Amico, in un contributo successivo (1985, p. 93), mentre i Funerali sono stati ricondotti nel catalogo di Antonio Circignani da L. Barroero (A proposito di Antonio Pomarancio, in Scritti di storia dell'arte in onore di Federico Zeri, Milano 1984, p. 523 nota 38: la studiosa pensa ad un intervento del pittore limitato alla metà sinistra del quadro) e da G. Papi (Sull'attività di Antonio Circignani, pittore caravaggesco, in Paragone, XLI (1990), 483, pp. 103-104). In nessuno dei tre contributi viene chiarito il ruolo del D., al quale comunque va restituita almeno l'esecuzione del Miracolo, e verosimilmente il completamento dei Funerali, rimasto incompiuto per la morte improvvisa del Circignani nel 1629.
A questi lavori vanno aggiunte le recenti attribuzioni all'artista di due quadri, già a S. Lorenzo fuori le Mura ed attualmente nell'abbazia di Valvisciolo (una Madonna con il Bambino e santi e un S. Lorenzo battezza un neofita: D'Amico, 1979, pp.79-82) e di un S. Francesco rinuncia ai beni nel convento di S. Carlino alle Quattro Fontane (ibid., p. 82, su segnalazione di F. Todini). Sembra da accogliere con riserva, allo stato degli studi, la proposta di D'Amico (1985, p. 90) di individuare in una Incredulità di s. Tommaso di San Tommaso in Formis un'opera giovanile del D. di vaga ascendenza lanfranchiana.
Dalle opere risulta uno stile assai discontinuo del pittore, a volte ancora sensibile a echi lanfranchiani, come nel S. Lorenzo, spesso debitore (oltre al quadro citato) nei confronti del Sacchi e in genere assai lontano, malgrado il soprannome, dal dettato caravaggesco, se non per sporadici accenni a nette divisioni tra luci ed ombre.
Il D. morì a Roma il 21 marzo 1637 (Roma, Archivio del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Morti III, f. 76v, cit. ibid., p. 86; per errore, l'artista è detto figlio di Nicolò, che invece, come si ricava dall'atto di battesimo, era suo nonno).
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite de' pittori, Roma 1642, pp. 356 s.; F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura, nelle chiese di Roma, Roma 1674, p. 383 (ed. comparata a cura di B. Contardi-S. Romano, Roma 1987, I, p. 185); A. Bertolotti, A. Tasso, suoi scolari e compagni pittori in Roma, in Giorn. di erudiz. artist., V (1876), pp. 210-216; Id., Artisti modenesi, parmensi..., Modena 1882, p. 93; Id., Artisti subalpini, Mantova 1884, p. 179; Id., Artisti veneti, Venezia 1884, p. 60; G. Drago-L. Salerno, Ss. Ambrogio e Carlo al Corso, Roma 1967, p. 56; A. Sutherland Harris-E. Schaar, Die Handzeichnungen von A. Sacchi und C. Maratta, Düsseldorf 1967, pp. 30 s.; A. Moir, The Italian followers of Caravaggio, Cambridge, Mass., 1967, pp. 129 s.; A. Sutherland Harris, A. Sacchi, Oxford 1977, pp. 66 s.; F. D'Amico, SuT. D. detto il Caravaggino e sul Savonanzi, in Boll. d'arte, LXIV (1979), 3, pp. 79-86; Id., Una postilla per il Caravaggino, in Antologia di Belle Arti, (1985), n, 25-26, pp. 90-93; U. V. Fischer Pace, in La pittura in Italia, Il Seicento, Milano 1989, II, p. 728; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 459 (s. v. Luini).