RULLO, Donato
– Nacque a Lecce nei primi anni del XVI secolo, in una famiglia con grandi risorse terriere e finanziarie. Tali proprietà furono presto affidate all’amministrazione di Donato e del fratello Lupo, che decisero di impiegarle nel mercato veneziano.
Nelle fonti dell’epoca Lupo viene descritto come padrone del feudo «de Rugge, en Otranto» (Archivo general de Simancas, Estado, leg. 1190, n. 98) e come «mercante» attivo a Venezia. Spesso accompagnato da un figlio nello svolgimento degli affari, Lupo doveva avere altri discendenti, come lo «scappuccino» menzionato in una lettera di Donato del 1560 (cfr. De Frede, 1971, p. 105); si ha poi notizia di un tal «Vincenzo Guarino, logico e philosopho, nipote di Donato Rullo», che nel 1562 aspirava a una cattedra presso lo Studio di Padova (Ferretto, 2012).
A partire dall’inizio degli anni Trenta Donato, pur risiedendo a Venezia, intrattenne forti legami con l’ambiente padovano, dove coltivò i propri interessi letterari e religiosi. Strinse così amicizia con Lazzaro Bonamico, Marcantonio Flaminio, Ludovico Beccadelli, Vittore Soranzo ma soprattutto con Alvise Priuli e Reginald Pole, esule inglese di sangue reale, perseguitato da Enrico VIII e nel 1536 creato cardinale da Paolo III. Rullo ospitò Pole nella propria casa veneziana per l’intero inverno del 1535, frequentando in tale occasione anche Edmund Harvel, ambasciatore del re inglese presso la Serenissima. Nel 1537 il pugliese comparve in uno dei Dialogi pubblicati dallo stampatore eterodosso Antonio Brucioli, in cui Rullo esponeva alcune riflessioni filosofiche di Pole al letterato Giovanni Bernardo Feliciano, intimo amico del mercante.
Sempre a questo periodo risale l’assidua frequentazione di Cosimo Gheri, vescovo di Fano; nel 1538 fu proprio al pugliese che Beccadelli inviò la Vita del giovane vescovo prematuramente scomparso. La competenza e l’affidabilità di Rullo in questioni economiche allargarono i suoi contatti verso prelati come il vescovo Gian Matteo Giberti, che a metà degli anni Trenta gli aveva affidato la vendita dei libri stampati a Verona, Pietro Bembo, al quale nel 1539 procurò «un libro ecclesiastico [...] fatto venir d’Alemagna» (Parma, Biblioteca Palatina, Pal. 1019/2, c. 33v), Paolo Giovio e Iacopo Sadoleto.
Dopo essersi trattenuto a Venezia fino al marzo 1541(cfr. I. Sadoleto, Epistolarum libri..., 1550, p. 1022), nelle settimane successive si recò a Napoli, dove tornò a frequentare l’amico Flaminio, che nel frattempo aveva assunto un ruolo di primo piano tra i discepoli dell’eterodosso Juan de Valdés. Nel maggio, poco prima della morte dello spagnolo, Rullo partì alla volta di Roma in compagnia dell’umanista e di altri due personaggi fortemente segnati dal magistero valdesiano come il protonotario fiorentino Pietro Carnesecchi e l’abate napoletano Marcantonio Villamarina. Una volta giunti a destinazione, alloggiò nel palazzo romano di Reginald Pole, raggiungendo alla fine dell’estate il cardinale a Viterbo, dove questi era legato al Patrimonio di S. Pietro. Lì, in compagnia di Flaminio, Carnesecchi, del prete calabrese Apollonio Merenda e di molti altri, il mercante partecipò all’esperienza religiosa della cosiddetta ecclesia Viterbiensis creatasi attorno alla figura carismatica di Pole. Rullo si trattenne a Viterbo fino all’estate del 1542, quando assieme a Soranzo e Carnesecchi si recò prima a Bologna e poi a Venezia, dove giunse nel settembre (cfr. Lettere volgari, 1545, p. 130r; Oxford, Bodleian Library, Ital. C.25, cc. 206r, 227r, 243r).
Nei mesi precedenti gli era stato proposto di seguire Gasparo Contarini nella sua nunziatura presso la corte spagnola (cfr. ibid., c. 215v), ma il progetto naufragò per la morte del cardinale: un sonetto di consolazione diretto a Rullo dal poeta benedettino Pietro Massolo (1557) testimonia la stima e l’affetto che il mercante provava per il prelato veneziano.
Lo svolgimento di operazioni finanziarie per conto di Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, conosciuta a Viterbo, dovette avvicinarlo al fratello Ascanio Colonna, con il quale creò un forte legame di amicizia. Fu Ascanio a consegnargli alcuni «sonetti» di Vittoria, che Rullo fece stampare nel 1546 presso Valgrisi con il titolo di Rime spirituali. Nel corso degli anni Quaranta la sua casa veneziana divenne tappa obbligata per numerosi personaggi in odore di eterodossia come Carnesecchi, il benedettino (e valdesiano) Germano Minadois, il mercante bolognese Giovan Battista Scotti, il siciliano Bartolomeo Spatafora, l’arcivescovo di Otranto Pietro Di Capua, il veronese Carlo da Sesso, il domenicano Bartolomé Carranza, e veri e propri protestanti o eretici come Guido Giannetti, Baldassarre Altieri, Giulio Basalù, Lattanzio Ragnoni, che vi trovarono alloggio e forse forme di sostentamento economico. Pur in assenza di elementi decisivi, è a questo periodo che sembrano risalire le anonime Precationes ex sententiis ac fere ex verbis prophetarum confectae dedicate a Rullo, definito «frater in Christo» (Camerino, Biblioteca Valentiniana, ms. 79, c. 19v).
Il mercante seguì con attenzione lo svolgimento dei dibattiti teologici dei vescovi riuniti a Trento sotto la guida di Pole e dei cardinali Giovanni Morone e Giovan Maria Del Monte. All’inizio del 1547 giudicò «erroneo et mal fatto» il «decreto de giustificazione», che peraltro non recava la firma del cardinale inglese, assentatosi dalla città trentina per motivi di salute. Erano i primi segnali di tensioni sempre più acute all’interno del S. Collegio, che sarebbero di lì a poco esplose nel conclave del 1549, quando Pole vide fallire la propria candidatura papale di fronte alle accuse di eresia del cardinale inquisitore Gian Pietro Carafa. Negli anni successivi Rullo si limitò così ad adottare una cosciente «dissimulationem» in attesa di tempi migliori, che gli fu rimproverata da Pier Paolo Vergerio nel febbraio 1555 (J.F. Le Bret, Magazin..., 1772), e a mantenere amichevoli relazioni con il nunzio a Venezia, Giovanni Della Casa.
Il 17 febbraio 1550 egli fu presente, a Roma, agli ultimi istanti di vita dell’amico e compagno di fede Marcantonio Flaminio, che aiutò nel redigere le disposizioni testamentarie, adoperandosi poi per la pubblicazione postuma dei suoi componimenti latini. Di nuovo a Venezia, frequentò Endimio Calandra, Pietro Gelido, Andrea Dudith Sbardellati e, dopo aver curato la stampa veneziana dei Sermoni di s. Agostino tradotti da Galeazzo Florimonte, si stabilì per qualche tempo nel monastero benedettino di Maguzzano in compagnia di Pole e Priuli, decidendo di accompagnare il porporato nella sua legazione per la restaurazione del cattolicesimo inglese.
La familia di Pole giunse a Bruxelles alla fine del 1553 e a Londra nel novembre successivo. Durante le sue soste presso la corte imperiale, Rullo cercò di convincere il nunzio Girolamo Muzzarelli a intercedere per una «assolutione in utroque foro servatis servandis con silentio perpetuo delli passati errori o inconsiderationi già di 8 o 20 anni» (Nuntiaturberichte, 1971, p. 329; cfr. Papiers d’État..., a cura di C. Weiss, 1843). La lettera del nunzio fu spedita a ridosso della morte di papa Cervini, lasciando il mercante senza garanzie di fronte alla repressione inquisitoriale del neoeletto Paolo IV Carafa, che nel 1557 prima incarcerò Morone e poi privò Pole della sua legazione. Temendo di cadere nelle mani del S. Officio, che nel 1558 aveva richiesto il suo allontanamento dal seguito del cardinale inglese, il mercante rimase per cinque anni a Londra, da dove ebbe modo di investire alcuni capitali in un’impresa sivigliana (cfr. Bauer, 1936). Il 17 novembre 1558, a distanza di poche ore, morirono prima la regina e poi il cardinal Pole, ma solo nel giugno dell’anno successivo il pugliese si decise a lasciare l’Inghilterra per le Fiandre, dove egli dovette apprendere la notizia del decesso di Paolo IV.
Dopo una breve sosta a Milano, dove incontrò il cardinale Cristoforo Madruzzo e l’umanista Publio Francesco Spinola, che voleva scrivere una biografia di Flaminio, alla fine dell’anno Rullo soggiornò a Padova e in seguito a Venezia. Tra il gennaio e il marzo del 1563, e ancora nell’ottobre 1564, sollecitò alcuni suoi corrispondenti inglesi affinché gli inviassero una copia dell’Apologia di Pole, nel quadro del più ampio progetto di pubblicazione degli scritti del cardinale per riabilitarne la memoria dopo i sospetti di eterodossia sul suo conto.
Nel 1566 l’elezione del sommo inquisitore Pio V segnò l’inizio di una nuova campagna di persecuzioni. Forte del sequestro delle compromettenti carte personali di Giulia Gonzaga, deceduta nell’aprile 1566, il pontefice ottenne nel luglio gli arresti di Guido Giannetti, Pietro Carnesecchi e dello stesso Rullo, che in quel momento si trovava a Lecce (cfr. Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, b. 3286, c. 163v; b. 3592, c. 115r). Provato fisicamente dall’incarcerazione, indicò come esecutore testamentario il sacerdote veronese Niccolò Ormanetto, conosciuto anni prima nel corso della legazione inglese di Pole (cfr. Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1253, c. 452v).
Morì a Roma, in prigione, il 10 dicembre 1566.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, b. 3286, c. 163v; b. 3592, c. 115r; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1253, c. 452v; Archivo general de Simancas, Estado, leg. 1190, n. 98; Camerino, Biblioteca Valentiniana, ms. 79, cc. 18-19; Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la dottrina della fede, Stanza storica, Q.1-a, c. 147; Madrid, Biblioteca nacional, 7913, n. 8; Napoli, Biblioteca nazionale, XIII.AA.55, cc. 53r-89v; XIII.AA.56, c. 29v; XIII.AA.58, c. 52r; Oxford, Bodleian Library, Ital. C.24, cc. 66r, 86r, 100v; Ital. C.25, cc. 147v-148r, 163r, 166r, 191r, 206r, 214r, 215v-216r, 223r, 227r, 243r, 301r, 304v; Parma, Biblioteca Palatina, Pal. 1010, cc. 27r, 32v; Pal. 1019/2, c. 33v; G.B. Feliciano, Aristotelis Stagiritae Moralia Nicomachia, Venetiis 1541, p. *iiiv; Lettere volgari di diversi eccellentissimi huomini in diverse materie. Libro secondo, Vinegia 1545, pp. 127v-132v; I. Sadoleto, Epistolarum libri sexdecim, Lugduni 1550, pp. 1006 s., 1022-1027; Libro terzo delle rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori, Vinetia 1550, p. 19v; M. Flaminio, Carminum liber ultimus eius amicorum cura in lucem nuper editus, Venetiis 1552, p. [Aii]r; Ianii Pannoni [...] antiquis vatibus comparandi ad Guarinum veronensem panegyricus, Venetiis 1553, pp. 147-149; Varii sermoni di santo Agostino, Vinegia 1553, p. *iiv; P.P. Vergerio, Epistolae duae duorum amicorum, s.l. 1555, p. Br; Epistolae clarorum virorum, Venetiis 1556, pp. 14r, 84r; Tre libri di lettere volgari di Paolo Manutio, Venetia 1556, p. 40v; P. Massolo, Sonetti morali, Bologna 1557, n. 317; Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, et eccellentissimi ingegni, scritte in diverse materie. Libro terzo, Vinegia 1564, pp. 18r-19r, 20r; Q.M. Corrado, Epistolarum libri VIII, Venetiis 1565, pp. 41r-42v, 151v; Marci Antonii, Joannis Antonii et Gabrielis Flaminiorum forocorneliensium carmina, Patavii 1743, p. 343; Epistolarum Reginaldi Poli..., I, Brixiae 1744, p. 422, V, 1757, pp. 128, 349, 352 s.; J.F. Le Bret, Magazin zum Gebrauch der Staaten- und Kirchengeschichte wie auch des geistlichen Staatsrechts catholischer Regenten in Ansehung ihrer Geistlichkeit, II, Frankfurt-Leipzig 1772, p. 244; Monumenti di varia letteratura tratti dai manoscritti di monsignor Lodovico Beccadelli, I/1, Bologna 1797, pp. 175, 182, 276 s., 281, 285; Papiers d’État du cardinal de Granvelle, a cura di C. Weiss, IV, Paris 1843, p. 174; Calendar of State Papers, Foreign Series of the Reign of Elizabeth, a cura di J. Stevenson, III, London 1865, p. 321, VI, 1869, pp. 36, 198, VII, 1870, p. 223; Letters and Papers, Foreign and Domestic of the Reign of Henry VIII, a cura di J. Gairdner, V, London 1880, pp. 531 s., IX, 1886, pp. 223, 274, 352, X, 1887, p. 194; P. Giovio, Epistolae, a cura di G.G. Ferrero, I, Roma 1956, pp. 239-242, II, 1958, pp. 11 s.; P. Bembo, Lettere, a cura di E. Travi, III, Bologna 1992, p. 446, IV, 1993, pp. 459, 546 s.; M. Flaminio, Carmina, a cura di M. Scorsone, Torino 1993, pp. 155, 198, 235 s.
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