BARDI, Donato
Figlio di Filippo dei conti di Vernio e di Bernardina Calagrani, nacque nel 1497 a Firenze. Nominato coadiutore nel canonicato di suo zio Ainolfo, gli successe nelle prebende nel 1508 quando aveva appena undici anni; nello stesso anno, e quindi solo agli stessi effetti, veniva anche eletto rettore dell'ospedale di S. Maria del Bosco; più tardi, alla maggiore età, priore di S. Cristofano in Perticaia. Uomo di fiducia del duca Cosimo I, divenne, secondo Benedetto Varchi, suo informatore privato a Venezia fra il '37 e il '38, epoca in cui in quella città, subito dopo l'assassinio del duca Alessandro e più ancora in seguito all'infausta giornata di Montemurlo, si trovava rifugiato un nucleo di circa trecento fuorusciti fiorentini (tra cui il Varchi stesso) capeggiati da Lorenzino il tirannicida, da suo fratello Giuliano, dal loro zio Alessandro Soderini e da Piero Strozzi.
Il duca Cosimo che, a detta del Varchi, "nell'investigare, nonché gli andamenti, i pensieri degli avversari suoi... usava incredibil diligentia e spendeva una quantità inestimabile di pecunia.. tantoché non era, non dico città alcuna o castello in tutta Italia, ma borgo o villa o quasi osteria onde non fosse quotidianamente avvisato", ebbe a Venezia nel B. uno dei tre uomini in veste privata tra gli innumerevoli sparsi per la penisola "che più caldi di ciò mostrassero e più diligenti degli altri" (11. Varchi, I. XV, par. 47). Il B., uomo di mondo, ricco, di piacevole compagnia, aveva facile accesso in case di patrizi, nei fondachi dei mercanti, nei ritrovi degli artisti e in mezzo ai letterati tra cui primeggiava Pietro Aretino. Nel 1540 il duca lo nominò suo agente diplomatico in quella città ed il B. trasmetteva giornalmente quasi nient'altro che copiosissime notizie su manovre e intrighi di fuorusciti. Di informazioni del genere sono piene le sue corrispondenze dal, 40 al '45 che si conservano inedite nell'Archivio Mediceo (non è però del B. la lettera del 5 genn. 1541 pubblicata dal Bonardi, che va invece attribuita all'altro agente mediceo Lucantonio Cuppano).
Non si sa quasi nulla del B. nel quinquennio '45-'50, sebbene sporadiche corrispondenze con Gianfrancesco Lottini segretario di Cosimo e col duca stesso ne attestino la presenza, almeno saltuaria, a Venezia, né si può quindi stabilire con certezza fino a che punto abbia collaborato con gli altri agenti medicei in città e col Lottini, inviato apposta da Firenze per l'occasione, all'assassinio, il 26 febbr. 1548, di Lorenzino de' Medici e di Alessandro Soderini. Certo è che nell'ottobre del 1546 il B. si recò a Venezia e tutto lascia supporre che dovesse concertare con gli altri agenti medicei l'uccisione di Lorenzino e del priore di Capua Leone Strozzi. In coincidenza con l'arrivo del B. fu assalita infatti da due sicari la barca del Della Casa che tornava di notte da Murano e nella quale si presumeva fossero i due fuorusciti fiorentini. Il B. che non doveva essere estraneo all'oscura vicenda scrisse a Cosimo che il Della Casa si era affrettato a presentarsi a lui per scusarsi della sua amicizia con Lorenzino de' Medici e con gli Strozzi. Dopo il 1548, quando Pier Filippo Pandolfini, agente accreditato a Venezia, venne trasferito in altra sede, quest'ultimo venne sostituito nelle funzioni da mons. Pietro Camaiani (settembre 1549) e quasi contemporaneamente dal B.; le corrispondenze dell'uno e dell'altro per il primo anno si alternano. Il B. ebbe anche la missione (nel '50) di fare approcci col cardinale Francesco di Tournon per tentar di disporre Enrico II ad accogliere onorevolmente un ambasciatore che il duca intendeva inviare oltralpe per ristabilire normali relazioni diplomatiche con la Francia.
Poi il B. restò solo, in qualità di agente accreditato presso la Repubblica, ma non amava la routine della vita diplomatica e, colpito dagli acciacchi di una precoce vecchiaia, chiedeva continuamente il congedo e la sostituzione. Il 30 ag. 1550, quando sembrava sfumata la destinazione a Venezia di Bemardo Giusti da CoRe, egli mandava una specie di ultimatum a cui il duca rispondeva con una certa freddezza: "faccia quello che gli torna comodo... S. E. non ha negoti in quella città che importino". Sebbene sostituito prima (nell'aprile '52) da Bernardo Giusti e poi (10 ottobre) da Pero Gelido, il B. non si mosse da Venezia che era per lui "la più bella, dilettevole, la più queta città del mondo" e da privato seguitò di tanto in tanto ad inviare corrispondenze fino alla fine del '56.
Morì nel giugno del 1557.
Bibl.: Arch.di Stato di Firenze, Mediceo dei Principato: oltre a numerose lettere sparse nel carteggio universale, le corrispondenze del B. fra il '40 e '45 e poche altre posteriori,fino al '56, sono raccolte nelle ff. 2964 e 2968; B. Varchi, Storia fiorentina, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1858, p. 243; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, MS. 45, L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia de' Bardi, cc.513-14; A.Bonardi, Una lettera al suo signore di D. de' B.,in Atti e Mem. d. R. Accad. di lettere scienze e arti in Padova, CCCLXXVIII (1918-1919), pp. 237-47; L. A. Ferrai, Lorenzino de'Medici, Milano 1891, pp. 362-367, 474-77.