DONARIUM
Come equivalente del greco ϑησαυρός, designa, comunemente al singolare, il luogo destinato ad accogliere le offerte votive, per analogia con altri vocaboli latini in -arium. In quest'uso non compare mai, finora, in autori precedenti all'èra volgare (Servius, Ad Aen., ii, 269, xii, 199; Servius, Ad Georg., iii, 532; Isidorus, Etymol., xv, 5, 1-2).
In alcuni casi (Ov., Fasti, iii, 335; Apul., Metamorph., ix, 10; Luc., Bell. civ., ix, 516) è probabilmente da intendere nel significato di altare, mentre talvolta assume per sineddoche il valore di templum (Verg., Georg., iii, 533; Ov., Amores, ii, 13, 13).
Molto più frequente, tra tutti, è l'uso di donarium - quasi sempre al plurale - nel significato di dono votivo (greco ἀνάϑημα) od anche, fin nella bassa latinità, semplicemente di donum.
Poiché per la prima accezione è d'uso riferirsi al più antico vocabolo greco, per la tipologia di questi edifici di culto vedasi s. v. thesauros.