don Giovanni
Il dissoluto punito
Quale sarà stata la fine di don Giovanni, il famoso avventuriero noto fin dai tempi antichi attraverso leggende popolari spagnole ed europee? Sarà davvero stato trascinato nell'inferno dalla statua di marmo dell'uomo che aveva ucciso? Oppure una dolce fanciulla lo avrà redento e lui avrà salvato la sua anima nera?
Sulla figura leggendaria di don Giovanni hanno scritto un'infinità di autori di diverse nazionalità: spagnoli, tedeschi, italiani, inglesi, russi. E se la storia è un po' sempre la stessa, i finali sono spesso diversi da un autore all'altro. Evidentemente ognuno ha fatto finire questo enigmatico personaggio in maniera diversa perché aveva dato un'interpretazione diversa al personaggio stesso.
Chi era don Giovanni? E quali erano i suoi peccati? La leggenda narra di un nobile che aveva un difetto: si innamorava facilmente e facilmente si dimenticava della donna di cui si era innamorato. Il primo a scrivere di don Giovanni fu il drammaturgo spagnolo Tirso de Molina nell'opera Il beffatore di Siviglia, attorno al 1630.
Nell'opera si racconta di don Giovanni che fugge da Napoli dopo aver ingannato la duchessa Isabella. Giunto a Siviglia, don Giovanni si innamora di Anna, figlia di don Gonzalo de Ulloa. Quando però Anna scopre che lui la sta ingannando, chiama in aiuto il padre che accorre per vendicare la figlia. Ma don Giovanni lo uccide. Dopo altre avventure, altri innamoramenti e altre scelleratezze, don Giovanni torna a Siviglia e in una chiesa vede una statua di marmo di don Gonzalo, l'uomo che lui ha ucciso. Senza alcuna commozione, per beffa lo invita a cena. La statua risponde con voce d'oltretomba e accetta l'invito. Tutto questo però non spaventa don Giovanni che riceve a cena don Gonzalo e si lascia a sua volta invitare a un sinistro convito presso la cappella degli Ulloa. Dopo una cena piena di orrori, don Giovanni, che rifiuta ogni pentimento e pietà per la persona che ha ucciso, è trascinato dalla statua di marmo nell'inferno.
Tra i molti altri scrittori, che dopo Tirso de Molina hanno scritto di don Giovanni, ricordiamo il commediografo francese Molière e l'italiano Goldoni che cercò di trasformare la tragedia in commedia. Per lo scrittore spagnolo José Zorilla (19° secolo) don Giovanni trova nell'amore puro di una fanciulla la salvezza della sua anima peccatrice; mentre lo scrittore francese Dumas ci presenta un don Giovanni impassibile anche di fronte alla discesa di un angelo dal cielo per redimerlo e il commediografo irlandese Shaw capovolge ironicamente la storia e don Giovanni diviene vittima delle donne.
Tra le tante opere su don Giovanni la più celebre è quella di Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte (1787) che, riprendendo direttamente da Tirso de Molina, ci presenta un don Giovanni peccatore e impenitente, privo di ogni morale, capace di sfidare la morte. Don Giovanni finisce all'inferno per mano del padre di donna Anna, come nella tradizione.
Alcune arie di Mozart sono particolarmente famose. Tra queste vi è quella del catalogo in cui Leporello, servo di don Giovanni, elenca a donna Elvira, ingannata anch'essa, la lista delle donne amate del suo padrone.
Leporello aggiunge che don Giovanni si innamorava di tutte, sia belle che brutte, sia bionde che brune, sia magre che grasse, sia ricche che povere. Sono esagerazioni, che servivano a Mozart per mettere un po' di ironia scherzosa nel suo don Giovanni.
Difatti la figura di don Giovanni rappresenta colui che pensa solo ai piaceri, che segue solo i suoi istinti e non si cura degli ideali, degli insegnamenti della morale o della religione. Ma proprio in questo sta il fascino di don Giovanni e proprio per questo è diventato popolare.
Madamina, il catalogo è questo / delle belle che amò il padron mio, /
un catalogo egli è che ho fatt'io, / osservate, leggete con me. /
In Italia seicento e quaranta, / in Almagna duecento e trent'una, /
cento in Francia e in Turchia novant'una, / ma in Spagna son già mille e tre…