DOMODOSSOLA (A. T., 20-21)
Cittadina della provincia di Novara, centro principale della Val d'Ossola percorsa dal fiume Toce, a circa un km. da questo fiume e a 277 m. s. m. Il suo comune nel 1921 contava 7598 ab., di cui 5804 nel capoluogo; nel 1861, 2587; nel 1881, 3577; nel 1901, 5016; nel 1911, 6421. Di recente è stato aggregato a quello di Domodossola il soppresso comune di Vagna (917 ab.). Il costante sviluppo della popolazione trova la sua ragione d'essere nella posizione di Domodossola, al centro dell'Ossola, percorsa da una delle più importanti vie di transito alpino, che Napoleone rese careggiabile, e che dal 1906 è percorsa da una grande ferrovia, che unisce l'Italia alla Svizzera occidentale e alla Francia, e, per il Lötschberg, alla Svizzera settentrionale e alla Germania, attraversando la galleria del Sempione. La stazione di Domodossola, ampia e comoda, è una delle più importanti stazioni italiane di transito internazionale. Centro della città è la piazza del mercato. Il territorio comunale (kmq. 21,92) è coltivato a cereali, foraggi, patate, alberi da frutta, viti, gelsi, ecc. L'industria è rappresentata da fabbriche di mobili di ferro, di pesi e misure, e da piccole officine meccaniche.
La fondazione Galletti, eretta con atto 18 maggio 1869 dall'on. Gian Giacomo Galletti, sovvenziona: la scuola d'arti e mestieri, intaglio e plastica (eretta in ente a sé con testamento 28 dicembre 1871 dallo stesso Galletti), la biblioteca, il gabinetto numismatico, il museo di storia naturale, le collezioni d'arte e antichità, arricchitesi della collezione Bianchetti. In più intrattiene anche alcuni letti nell'ospedale. Altri istituti culturali di Domodossola sono: il ginnasio-liceo pareggiato, con annessa biblioteca, diretto dai padri rosminiani, nel palazzo Mellerio, e a cui è aggiunto un Osservatorio geofisico, il ginnasio femminile, diretto dalle suore rosminiane, le scuole elementari federali (mantenute dalla Confederazione Svizzera), la R. Scuola professionale Galletti, già annessa alla fondazione, e ora ente a sé. Un'altra biblioteca privata e di certo interesse è quella annessa all'ospizio del Monte Calvario.
Monumenti. - La piazza del mercato è caratteristica per le sue vecchie case a logge e a portici con antichi capitelli. Presso l'ex-chiesa di S. Francesco (secoli XIII-XIV), con resti di affreschi nell'antico chiostro, sono la biblioteca e il museo di storia naturale con cimelî del traforo del Sempione. La chiesa collegiata è costruzione senza interesse della fine del '700 (della chiesa antica rimane solo il protiro). Nella chiesa della Madonna della Neve, costruzione a pianta poligonale (sec. XVII), erano affreschi di F. Stella, ora scomparsi. Rimane un trittico di scuola vercellese-novarese (sec. XVI). Il palazzo già dei Silva (sede delle collezioni Galletti) fu iniziato nel 1519 e ampliato nel sec. XVII; di semplice ed elegante architettura lombarda, fu restaurato da V. Avondo. Nei dintorni è la chiesa di S. Quirico, romanica, con affreschi nell'interno.
Storia. - È l'antica Oscela (Oscila, Oxila, diventata poi Domus Oscelae donde Domodossola), capoluogo dei Leponzî (v.). Quando questi furono direttamente assoggettati a Roma (9 a. C.), la maggior parte dell'Ossola con Domo, fu, come pare, aggregata, in qualità di pagus adtributus alla pertica del municipium di Novara. Domodossola fu occupata dai Longobardi che l'aggregarono al ducato di S. Giulio d'Orta. Caduto il regno longobardo, venne a far parte del comitato di Stazzona (Angera), ma già al principio del sec. X (908) si fa menzione di un comitatulus Oxulae e della curia di Mattarella. In tale qualità il borgo intero venne in potere del vescovo di Novara. Dalla fine del sec. XIII s'iniziano le lotte fra i domesi e i vescovi di Novara, che chiamano in loro aiuto i Visconti di Milano. Nonostante la sentenza arbitrale del 1321, che diede causa vinta al vescovo, le lotte continuarono anche per i tentativi dei Visconti di aggregare l'Ossola alla loro signoria e per le contese fra i ghibellini e i guelfi. Gian Galeazzo Visconti riuscì ad annettere Domodossola al suo dominio (1381), ma alla sua morte il vescovo di Novara tentò di rientrare in possesso dei suoi diritti. I Vallesani, nel 1410, occupando tutta l'Ossola Superiore e il Borgo, obbligarono gli abitanti a giurare fedeltà ai XII Cantoni. Per liberarsi dal dominio degli Svizzeri, cacciati e poi di nuovo padroni dell'Ossola, i domesi stabilirono di darsi ad Amedeo VIII di Savoia (10 luglio 1411), il quale s'accordava l'anno dopo con Filippo Maria Visconti, cedendogli l'Ossola Inferiore e ritenendo la Superiore. In seguito il dominio dell'Ossola spettò successivamente ai Vallesani, ai Visconti e poi di nuovo ai Vallesani, che nel 1487, dopo la disfatta di Beura e del Ponte di Crevole furono costretti a ripassare le Alpi. Durante le guerre del sec. XVI, Domodossola fu a più riprese occupata da truppe ducali, da Francesi, da imperiali e da Svizzeri, ma finalmente la pace di Cateau-Cambrésis stabiliva l'appartenenza di Domodossola allo stato di Milano. Dopo la guerra di successione spagnola, Domodossola passò in dominio dell'Austria, e con il trattato di Worms a casa Savoia, sotto il dominio della quale ebbe giorni tranquilli. La sua storia torna ad essere agitata alla fine del sec. XVIII, in seguito alla Rivoluzione francese. Nel 1798 i Cisalpini, comandati dal Léoteaud, tentarono di proclamarvi la repubblica; occuparono Domodossola, ma la disastrosa giornata di Gravellona (22 aprile) segnò il fallimento del moto. L'anno seguente Domodossola veniva presidiata dalle truppe austro-russe del Rohan, ma la discesa dei Francesi dal Sempione e la battaglia di Marengo nel 1800 davano tutta la valle d'Ossola in potere di Bonaparte, che l'aggregò al dipartimento dell'Agogna. Col trattato di Vienna ritornava in potere del re di Sardegna, che nel 1818 elevava Domodossola a capoluogo di provincia; alla proclamazione del regno d'Italia venne aggregata alla provincia di Novara.
Bibl.: G. Capis, Memorie della corte di Mattarella o sia del Borgo di Domo D'Ossola, Milano 1673, 1780; G. Casalis, Dizion. stor. geogr. d. stati d. Re di Sardegna, VI, Torino 1840; A. Manno, Bibl. stor. d. stati d. monarch. di Savoia, V, Torino 1893; G. Bazetta, Monumenti di opere d'arte a Domodossola e circondario, in Arte e storia, XIV (1895), p. 6; id., Il Palazzo Silva ed il Museo Galletti, Domodossola 1904; C. Errera, L'Ossola, Bergamo 1908; N. Bazzetta de Vemenia, Storia di D. e dell'Ossola superiore, Domodossola 1911; F. Marte, D., Le valli ossolane ecc., Milano 1928; v. inoltre L'illustr. ossolana.