CAVAZZA, Domizio
Nacque a Concordia sul Secchia (Modena) il 9 luglio 1856, figlio di Luigi, notaio e sindaco di quel paese, di nobile famiglia, e di Anna dei baroni Zanoli. Si avviò allo studio dell'agronomia e agrimensura nell'istituto tecnico di Modena per laurearsi in scienze agrarie a Milano nel 1878. Vinse una borsa di studio che gli permise di perfezionarsi in orticoltura a Versailles e in viticoltura a Montpellier sotto la guida d'insigni maestri francesi, quali il Viala, il Foëx e il, Planchon, che per la prima volta aveva segnalato in Europa la peronospora su vitigni Jacques. La viticoltura divenne la materia preferita del C., che durante la permanenza in Francia ebbe modo di approfondire le proprie conoscenze sulla filossera e sulla peronospora che minacciavano i vigneti di tutta Europa.
Ritornato in Italia, venne nominato direttore della Scuola di viticoltura e di enologia di Alba che egli stesso aprì nel gennaio 1882. Oltre all'insegnamento, si dedicava alle ricerche con particolare riguardo alla lotta antifillosserica e antiperonosporica. La formula che porta il suo nome è stata fra le prime a rappresentare un perfezionamento della poltiglia bordolese: è costituita dalla miscela di un ettolitro di acqua satura di calce e di gr 720 di solfato di rame. Nel 1891 il C. venne chiamato a dirigere la Scuola di viticoltura e di enologia di Conegliano, dove rimase fino all'anno seguente, quando divenne capo dell'Ufficio agrario provinciale, ossia della cattedra ambulante di agricoltura di Bologna fondata nel 1893 dopo quella di Rovigo (1886) e di Parma (1892). Come direttore era tenuto a svolgere ogni anno almeno 30 conferenze teorico-pratiche d'interesse locale e a recarsi personalmente sui luoghi maggiormente interessati ai problemi trattati. Il C., che superò di gran lunga questo numero, oltre alle conferenze svolgeva corsi agrari invernali nell'istituto Aldini-Valeriani (una specie di università popolare di agricoltura) e insegnava viticoltura nella giovane facoltà di agraria di Bologna.
Nel 1894 acquistò il castello di Barbaresco (Cuneo), che con gli ameni colli vitiferi gli offriva non soltanto un luogo di riposo, ma anche la possibilità di mettere a frutto i risultati di lunghi anni di studio e ricerche. Infatti, con la fondazione di una cantina sociale nel 1898, ebbe modo di valorizzare il nebbiolo, varietà di uva che andava risentendo di un progressivo deprezzamento: è suo merito se questo vino acquistò, una fama invidiabile anche fuori d'Italia, costituendo una vera ricchezza per la regione.
Con lo scadere, nel 1907, del suo mandato quindicennale come direttore della cattedra ambulante di agricoltura di Bologna il C. aveva intenzione di ritirarsi a vita privata per dedicarsi interamente all'esercizio della viticoltura ed enologia a Barbaresco. Ma qui la morte lo colse il 9 ag. 1913. Nel 1914, a Torino, uscì postuma quella che può considerarsi l'opera sua più importante, Viticultura: una monografia originale e completa, suddivisa in tre parti: ampelografia, ampelotecnica ed ampelopatia.
Tra le sue numerose opere ricordiamo: Barbaresco e i suoi vini, in Giorn. di agric. della domenica, XVI (1896), p. 100; Gli studi ampelografici, ibid., p. 102; La fillossera, ibid., p. 255; Note fillosseriche per la Liguria e il Piemonte, ibid., p. 273; Contro la cuscuta, ibid., p. 329; La fillossera nella regione emiliana e romagnola, in L'Italia agricola. Giornale di agricoltura, XXXIV (1897), pp. 121 s.; Coltivazione sperimentale di topinambour nella provincia di Bologna, ibid., pp. 157 ss.; I trattamenti contro la peronospora, ibid., pp. 169 ss.; Osservazioni sulla cimatura della vite, ibid., pp. 260 s.; Le viti americane in Sicilia, ibid., pp. 337 ss.; La regione Emiliana-Romagnola di fronte all'invas. Della fillossera, ibid., pp. 361 ss.; Teoria e pratica della vinificazione, ibid., pp. 375 ss., 389-393. Tra i lavori sperimentali ricordiamo: Risultati del concorso per la rigeneraz. del pesco e le tristi condizioni colturali di questa pianta, in Annali della Soc. agr. prov. di Bologna, XLIV (1904), pp. 123-173; Sulconcorso per la selezione del frumento, ibid., XLV (1905), pp. 209-233; Il pioppo, ibid., XLVII (1907), pp. 95-151.
Bibl.: D. C., in Giorn. di agric. della domenica, XXIII(1913), p. 262; G. Battista Comelli, Elogio del prof. D. C., Bologna 1914; M. Manni, Enc. ital. della vite e del vino, Roma 1948, II, 1, pp. 189 s.