DOMINO (fr., sp. e ted. domino; ingl. dominoes)
Il giuoco del domino sembra antichissimo, anche se si ammette che le forme in cui veniva praticato anticamente fossero diverse dalle attuali. In Italia, dove prese forma definita nel sec. XVIII e donde fu introdotto in altri paesi, lo si giuoca con 28 tessere o pedine, le quali altrove arrivano sino al doppio nove e al doppio dodici. Le tessere sono rettangolari e piane, di ebano o di osso annerito da una parte, di osso bianco o d'avorio dall'altra. Questa parte è divisa in due rettangoli uguali, separati da una riga. Sopra ciascuna parte bianca delle tessere si leggono i punti da 0-0 ("doppia bianca" o "doppio zero") a 6-6 ("doppio sei"), attraverso tutte le altre combinazioni. Alla partita partecipano da due a sei persone: si comincia col mettere in tavola, scoperta, la tessera maggiore posseduta da uno dei giocatori, con la preferenza ai doppioni. La tessera, scoperta e deposta sulla tavola, viene affiancata da altra che possegga uno dei numeri di quella scoperta. Vince la mano (la partita si compone di più mani) quegli che per primo colloca tutte le tessere proprie, o chi, chiudendo il gioco, resta col minor numero di punti in mano.
Il giuoco possiede alcuni modi di dire caratteristici, come: avere la mano = essere di turno nel giuoco; chiudere = posare una tessera che non permetta più di coprire numeri; cappotto = colpo di trenta punti o più; coprire = porre un lato di una tessera con un punto corrispondente a quello scoperto della tessera posata; composte = le tessere che hanno la loro faccia con due numeri disuguali; doppio o doppione = qualunque tessera che abbia ripetuto lo stesso numero; fare domino = collocare per primo tutte le tessere assegnate a ciascun giuocatore; lato aperto = la metà della tessera che non è a contatto con la metà di un'altra: i lati aperti sono sempre due, e si trovano alle estremità del giuoco; passare = non possedere alcuna tessera che abbia numeri corrispondenti a quelli scoperti; pescare = prendere dalla riserva altre tessere, quando non se ne abbia da poter collocare; perciò, si pesca finché non si scopra una tessera che possa essere collocata, ecc.
Regole del giuoco. - La sorte indica chi deve posare per primo; e quegli che dovrà giocare per ultimo ha il diritto di mischiare le tessere. Quando vi è accordo, posa chi ha il doppione di maggior valore; se i doppioni sono tutti rimasti nella riserva, la posa spetta a chi ha il 5-6, e così via.
Chi posa una tessera deve annunciare i punti ad alta voce. Il secondo giocatore copre con una tessera propria uno dei numeri di quella posata, disponendola trasversalmente se è un doppione, o a contatto e di seguito al numero coperto se la tessera è composta. Chi non ha tessere giocabili pesca, se c'è la riserva; altrimenti passa. Se il giuoco è dichiarato chiuso, la vittoria spetta a chi è rimasto col minor numero di punti rappresentati dalle tessere non giocate.
Prima di cominciare il giuoco ciascun partecipante prende, a turno, il numero di tessere stabilito e le dispone dinnanzi a sé in modo che i compagni non possano leggerle. Quando si giuoca appaiati, prima di mescolare le tessere ciascuno ne scopre una, e i due che scoprono i punti più alti si uniscono per competere contro le altre coppie. Il turno del giuoco va da sinistra a destra, e se un giocatore ha prelevato per errore tessere in più del prescritto, deve tenerle.
Se nel mischiare una tessera si scoprisse, si rimette nuovamente nella massa e si mescola di nuovo. Però, se una tessera si scopre mentre un giocatore si serve, gli resta. Una tessera annunciata dev'essere giocata, a meno che riesca impossibile posarla per difetto di numero. Le tessere non si tengono in mano, ma sulla tavola, perché sia facile contarle. Il giocatore che passa, quando invece può posare, perde la mano che si giuoca. Durante il giuoco sono interdetti segni e parole.
Le varie partite. - Domino a due. - I due partecipanti fissano i punti, generalmente 100, da raggiungere per vincere la partita, e le tessere da prelevarsi sono: sei, sette, otto, ecc., sino a quattordici. In generale si giuoca con sette, e le restanti formano la riserva per la pesca. Lo scopo del giuoco consiste nel fare domino prima dell'avversario con le tessere prelevate; e, qualora il giuoco sia dichiarato chiuso, di rimanere col minor numero possibile di punti in mano.
Domino andata e ritorno. - Si chiama così la partita a due, limitata a due sole mani. Vince chi ha perduto meno punti nelle due mani.
Domino con la pesca. - Ogni giocatore prende da tre a sette tessere; le rimanenti formano la riserva e vengono disposte su una linea sola, lateralmente al giuoco. Quando uno dei giuocatori non ha da coprire con una sua tessera i numeri scoperti nel giuoco, pesca successivamente nella riserva sino a quando non scopre la tessera adatta, e le tessere pescate restano nel giuoco del pescatore. Esaurite le tessere della riserva senza avere scoperto quella necessaria, il giocatore avverte di "passare", e il turno spetta a chi gli siede a destra o di fronte, se si giuoca in due. Il giro termina quando uno dei giocatori ha esaurito le proprie tessere, o il giuoco viene dichiarato chiuso. I punti rappresentati dalle tessere non collocate vanno a vantaggio del vincitore dopo detratti i punti delle tessere che eventualmente gli fossero rimaste in mano.
Domino in tre. - Si dànno sette tessere per ogni giocatore; ognuno fa da sé, e si va ai 100 punti.
Domino si dice anche una sorta di tonaca nera a cappuccio, che copre la testa e il viso, e si allarga in ampie pieghe sulla persona rendendola irriconoscibile; trae il suo nome da quelle che venivano portate in antico, specie in Spagna, da certe confraternite religiose; ma già da secoli esso ha mutato completamente destinazione, diventando il classico vestito delle maschere dei due sessi, specie per il veglione. Il suo colore tradizionale è nero; lo si porta di seta, adorno di nastri e fiori; ma se ne fanno anche di altre tinte: bianchi, azzurri, rosa, o a tinte miste di colori vivaci (v. bautta).