Tatarka, Dominik
Scrittore slovacco, nato a Plevnik-Drienove (Slovacchia Occidentale) il 14 marzo 1913, morto a Bratislava il 10 maggio 1989. Dopo aver frequentato il liceo a Nitra e a Trenčin, si iscrisse alla facoltà di Lettere di Bratislava. Continuò gli studi nelle università di Praga e di Parigi. Negli anni 1939-43 insegnò nelle scuole medie superiori a Žilina e a Martin e in seguito partecipò alla resistenza contro il fascismo. Nel dopoguerra lavorò come giornalista, collaborando anche con il cinema. Membro del Partito comunista slovacco, dal 1944 partecipò attivamente alla vita culturale e politica del paese, ma già alla fine degli anni Cinquanta maturò le ragioni del suo progressivo distacco dal regime. Nel 1956 in una rivista e nel 1963 in un volume separato pubblicò due scritti satirici sotto il titolo emblematico Démon súhlasu (Il demone del consenso). Dopo l'intervento armato (1968) del Patto di Varsavia, T. restituì la tessera del partito, atto che segnò la sua esclusione dalla vita culturale e politica del paese. Negli anni successivi fu tra i protagonisti dell'opposizione al regime imposto dalle forze di occupazione, ma l'isolamento e le privazioni della vita da dissidente non lo spinsero ad abbandonare la sua idea di socialismo.
Le sue prime opere riflettono l'ansia della ricerca del senso della vita e del rapporto tra uomo e donna nei difficili tempi del conflitto mondiale (Vúzkosti hl´adania, 1941, Ansia di ricerca). L'influenza dei surrealisti è evidente nel racconto Panna zázračnica (1945, La vergine dei miracoli). La sopraffazione e la violenza della guerra nel piccolo Stato slovacco, guidato da monsignor Tiso, fanno da sfondo al suo romanzo Farska republika (1948, La repubblica parrocchiale). Nel 1950 pubblicò il romanzo Prvý a druhý úder (Il primo e il secondo colpo), che affronta la guerra partigiana e l'inserimento nella società dopo la guerra. I romanzi successivi sono dedicati alla nascita delle nuove strutture sociali nella campagna slovacca e appaiono profondamente segnati dal realismo socialista. Deluso, ben presto, dalla nuova realtà politica, tornò all'intimità dei ricordi della vita familiare con Rozhovory bez konca (1959, Dialoghi senza fine) e dell'esperienza studentesca a Parigi con Prútené kreslá (1963, Le poltrone di vimini). La ricerca di una dimensione umana e del dialogo tra i popoli si unì alla denuncia delle deformazioni della società contemporanea. Continuò a scrivere, ma senza poter pubblicare, anche dopo il 1971, quando venne estromesso dall'Unione degli scrittori slovacchi: Písačky (1979, Le cose scritte), Sám proti noci (1984, Solo contro la notte), Navrávačky (1987, Le cose dette) e Listy do večnosti (1988, Lettere per l'eternità) apparvero soltanto nel samizdat, la stampa clandestina, o all'estero col sostegno degli emigrati.