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labia mea, domine

di Angelo Penna - Enciclopedia Dantesca (1970)
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labia mea, domine

Angelo Penna

mea, domine. Versione della volgata latina di Ps. 50 (ebraico 51), 17. D. fa pronunziare queste parole dai golosi, senza dubbio per ricordare l'abuso che essi fecero della bocca, la quale dovrebbe servire innanzi tutto per lodare Iddio: Ed ecco piangere e cantar s'udìe / ‛ Labïa mëa, Domine ' per modo / tal, che diletto e doglia parturìe (Pg XXIII 10-12).

L'impressione contrastante (piacere e dolore) è prodotta dall'armonia del canto e dal pianto. Per ragioni metriche il poeta traspone il testo e tralascia il verbo aperies, che i lettori immediati avrebbero integrato con facilità, perché il salmo era notissimo a causa del suo carattere penitenziale; inoltre il versetto che incomincia con le parole citate era ripetuto nella liturgia all'inizio di ogni ora canonica: " Domine, labia mea aperies et os meum annuntiabit laudem tuam ".

Vocabolario
mea culpa
mea culpa locuz. lat. (propr. «per mia colpa»), usata in ital. come s. m., invar. – Nella liturgia cattolica, frase contenuta nel Confiteor, con la quale il fedele riconosce la responsabilità dei proprî peccati (la formula intera è mea...
mors tua vita mea
mors tua vita mea (lat. «la tua morte è la mia vita»). – Sentenza applicata a varî casi particolari per significare che il danno di una persona è spesso un vantaggio per un’altra, o enunciata in senso più ampio, con allusione alle dure...
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