ZIPOLI, Domenico
Organista e compositore, nato a Nola nel 1675 (s'ignora la data precisa della nascita come anche quella della morte). Compì i suoi studî a Napoli come alunno di quel Conservatorio della Pietà dei Turchini. Nel 1696 è già a Roma, dove inizia quell'attività artistica che lo condurrà presto a grande rinomanza. Nel 1716 è nominato organista presso la chiesa del Gesù. Poco si sa circa le ulteriori vicende della sua vita. Meglio nota, da varie testimonianze, la valentia dimostrata dallo Z. nell'arte organistica.
Come virtuoso pare non avesse molti rivali, né in Italia né fuori, quantunque nei suoi tempi l'organo potesse vantare numerosi cultori di gran valore. Alle sue esecuzioni traeva sempre gran pubblico, come già era accaduto, nel primo e nel maturo sec. XVII, a quelle di G. Frescobaldi e di M. Rossi.
Come compositore, lo Z. fu anche assai ammirato, e - se quanto ci è giunto sotto il suo nome è veramente opera di lui - questa ammirazione appare legittimata tanto da pregi intrinseci quanto dalla discreta quantità. Ci rimangono infatti numerose pagine per strumenti a tastiera, in stampe italiane e inglesi, contenute quasi tutte nelle pubblicazioni: Sonate d'intavolatura per organo e cimbalo (1716, in due parti); sei Suites, oltre che nella Collection of Toccatas, Voluntarys and Fuges for the Organ or Harpsichord (Londra, presso Walsh). Queste opere vennero attribuite da alcuni studiosi (F. W. Marpurg, E. L. Gerber, A. G. Ritter) all'organista e compositore francese M. Corrette, che avrebbe usato il nome dello Z. per rendere più facile la vendita.
Mancano però documenti sicuri che consentano di aderire a questa ipotesi, senza che d'altra parte si possa respingere il dubbio sull'appartenenza allo Z. di tutte le pagine contenute nelle suaccennate raccolte. A quanto risulta da un esame dell'opera dello Z., sia poi essa realmente dovuta a lui o al Corrette, quest'opera appare assai notevole per pregi estetici e per caratteri storici. Il discorso strumentale dello Z. è infatti ricco di movimenti e di effetti saporosi, in un regime di scrittura già più fluido e libero di quello praticato nell'arte organistica della metà del Seicento. Meno profonda, l'arte dello Z. è così più agile e scorrevole di quella d'un M. Rossi, per quanto non le faccia difetto una fervida fantasia contrappuntistica. Ci si trova, insomma, di fronte a una stilistica che per varî aspetti può già annunziare quella di F. Durante e dei primi strumentalisti del sec. XVIII che dalla scrittura puramente contrappuntistica passeranno alla dialogica.