ZANICHELLI, Domenico
– Figlio di Nicola (v. la voce in questo Dizionario) e di Giuseppa Biondini, nacque a Modena il 28 luglio 1858.
Si iscrisse a Bologna a giurisprudenza nell’ottobre 1877 e si laureò il 25 giugno 1881, discutendo una tesi già parte del suo percorso scientifico (Il Senato nei governi rappresentativi). Nell’ambiente bolognese, oltre al costituzionalista Cesare Albicini, si legò a Giosue Carducci e a Marco Minghetti. Con Carducci, testimone alle sue nozze e promotore della sua carriera accademica, Zanichelli fu a lungo in contatto epistolare (Borsi, 2009, pp. 3-13, 505-542 e passim). Nel luglio del 1882 ottenne la libera docenza in diritto costituzionale, che esercitò a Bologna sino al 1889. Nei primi due anni tenne anche il corso di leggi speciali politiche presso la Libera Scuola di scienze politiche, destinata, presso la facoltà di giurisprudenza, al complemento degli studi giuridici.
Nel luglio 1885, per un triennio, fu nominato giudice supplente del tribunale di Commercio di Bologna (Bollettino ufficiale del Ministero di grazia e giustizia e dei culti, VI (1885), p. 342), ma si dimise nel gennaio 1886 (ibid., VII (1886), p. 20). Alla morte di Albicini (1891) assunse, fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 1893 e assieme ad altri studiosi, la direzione della Rivista di diritto pubblico. Dell’insegnamento bolognese, oltre alle prelezioni del 1883 (Le costituzioni moderne, Bologna 1884) e del 1884 (Nazione e democrazia, Bologna 1885), si conservano due registri di lezioni (Bologna, Archivio storico dell’Università, b. 3, f. 24 [1883-84] e f. 39 [1884-85]).
A partire dal 1885-86 insegnò diritto costituzionale presso la Scuola di scienze sociali di Firenze (poi Istituto di scienze politiche e sociali) e si traferì nella città toscana. Qui avviò anche l’insegnamento di storia delle costituzioni, che poi proseguì negli anni pisani. Dell’insegnamento fiorentino, che conservò anche una volta incardinato a Siena e Pisa, sono testimonianza la prelezione al corso di diritto costituzionale del 1885-86 (dedicata a Le difficoltà del sistema rappresentativo parlamentare), le lezioni iniziali dei corsi della scuola del 1886-87 e 1889-90 (dedicate rispettivamente a La costituzione italiana e a La coscienza della nazione italiana) e la maturazione definitiva della convinzione della utilità di istituire in ogni università italiana una facoltà di scienze politiche (Piretti, 1987, pp. 195-197).
Nel 1886 sposò Teresa Mariotti, prima impiegata donna nelle biblioteche bolognesi, con la quale ebbe due figli: Giuseppe, avvocato, e Maria, insegnante elementare ed educatrice.
Dopo aver partecipato ai concorsi di Pavia (1887) e Messina (1889) e a seguito di una intricata vicenda concorsuale (Borsi, 2009, pp. 487-494), a partire dal 1893 ottenne la cattedra di diritto costituzionale a Siena, che resse fino al 1901. Dal 1896, anche in questo caso con non pochi problemi, divenne ordinario.
A Siena insegnò anche introduzione alle scienze giuridiche, istituzioni di diritto civile (1894-95 e 1895-96) e filosofia del diritto (dal 1896-97 al 1900-01). Nell’anno accademico 1897-98 fu preside della facoltà di giurisprudenza. Fu anche membro della Commissione senese di storia patria; consesso al quale partecipò anche una volta trasferitosi a Pisa. Di questo periodo, oltre alla prelezione di apertura del corso del 1893-94 (Sullo svolgimento del sistema rappresentativo in Italia, Torino 1894) e al discorso pronunziato in occasione dell’apertura degli studi per il 1899-1900 (La politica nel governo rappresentativo parlamentare, Bologna 1900), è anche l’opuscolo con il Programma di insegnamento e d’esame di Diritto Costituzionale per il 1902-03 (Siena 1902).
Alla fine del 1903 si trasferì a Pisa e avviò l’insegnamento con una lezione (23 gennaio 1904) su un argomento significativo per la sua intera produzione scientifica: La politica e la storia nello studio del diritto costituzionale (Bologna 1904). Dall’anno successivo insegnò inoltre storia costituzionale come corso libero complementare e, nel 1907-08, anche diritto ecclesiastico.
Nel 1905 fu preside della facoltà legale e l’anno dopo membro del Consiglio accademico. All’avvio dell’anno accademico 1905-06 pronunciò il discorso intitolato Il sistema rappresentativo nella storia del Risorgimento italiano (in Annuario dell’Università di Pisa, 1905-06, pp. 13-37). Del periodo pisano si conservano i programmi di insegnamento dei primi tre anni (Annuario della Regia Università di Pisa, 1903-04, pp. 75 s.; 1904-05, pp. 205, 212; 1905-06, pp. 134 s., 142) e la stampa delle corpose Lezioni di diritto costituzionale, oggi conservate solo presso la Biblioteca giuridica Antonio Cicu dell’Università di Bologna. Nel luglio 1906 divenne socio corrispondente della Accademia dei georgofili e il 7 luglio 1907 fu nominato membro del Consiglio di pubblica istruzione e della sua giunta. Nello stesso anno gli fu conferito l’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Fu anche presidente del Comitato toscano per la storia del Risorgimento e membro del Consiglio centrale della società nazionale per la storia del Risorgimento italiano (dal 1907).
La produzione scientifica di Zanichelli, compresa quella da pubblicista apparsa principalmente sul periodico La Nazione, fu massiccia, continua e coltivata sino agli ultimi momenti. Tra i suoi contributi spicca la lunga serie di cronache politiche dall’Italia tenuta dal 1893 al 1903 per la Revue de droit public et de la science politique. Gli scritti pubblicati nelle riviste furono raccolti assieme ai molti discorsi pubblici e alle conferenze in tre volumi: Studi politici e storici (Bologna 1893), Studi di storia costituzionale e politica del Risorgimento italiano (Bologna 1900) e Politica e storia: discorsi e studi (Bologna 1903). A fianco di questi volumi stanno le ampie ricerche storiche sul Risorgimento italiano, nelle quali si deve ricomprendere anche il volume monografico su Cavour (Firenze, 1905, poi riedito nel 1917 e nel 1926), corredato da una nuova edizione dei suoi scritti (Bologna 1892). La vicinanza politica a Cavour (pur con una visione critica di alcuni aspetti del suo operato degli ultimi anni: Borsi, 2009, pp. 80 s.) non fu mai in discussione, così come l’adesione negli anni Novanta all’operato di Crispi e la decisa critica di quello di Giolitti.
Legata agli insegnamenti di Albicini, l’indagine di Zanichelli fu lontana dai metodi orlandiani e sempre coscientemente munita di riflessioni di carattere storico e letterario. Politica e percorsi storici (entro i quali si stagliavano le varie figure di politici, letterati, educatori da studiare, anche questi ultimi due, dal punto di vista storico-politico) furono per lui necessariamente ausiliari allo sviluppo delle teorie costituzionalistiche.
A riguardo delle istituzioni italiane promosse sempre l’esistenza di una Costituzione italiana originatasi a partire dallo Statuto e rappresentata da una forma di governo parlamentare, che trovava equilibrio rispetto alla presenza delle assemblee (alle quali dedicò molti scritti e due volumi monografici relativi alle indennità dei deputati e alle incompatibilità parlamentari: Bologna 1887) nell’istituto politico e non giuridico del governo di gabinetto, sul quale pubblicò un volume nel 1889. All’equilibrio tra assemblee e governo di gabinetto si dovevano connettere una amministrazione regolata dalla legge e responsabile in sede giudiziaria, un corpo giudiziario indipendente e capace e un decentramento inteso non come ampliamento delle sfere di competenza di Comuni e Province, bensì come incentivo alla nascita di altre istituzioni dedicate alla cura di interessi speciali che lo Stato non poteva per sua natura curare efficacemente.
Entro la sua logica trovava riconoscimento anche la pratica del trasformismo («brutta parola, ma alta e nobile cosa»: Borsi, 2009, p. 34), quale unico modo per alimentare le istituzioni rappresentative e democratizzarle, dato che il partito era «una creazione naturale», figlia di un «ambiente politico propizio», e non poteva essere legittimo se creato in «serra» (ibid., pp. 30 s.). Zanichelli rifletté a lungo anche sul ruolo giocato in Italia dal papato, mai riconoscendosi, però, nel pilastro ‘libera Chiesa in libero Stato’ e sempre ritenendo inconciliabile il papato con l’Italia. Le sue indagini riguardarono, con toni di sollecitazione politica, anche il tema della istruzione universitaria e della formazione della classe politica, aperta all’ascesa dei migliori e più attivi elementi sociali, sia pur in un quadro di riferimento quiritario.
Zanichelli morì il 31 luglio 1908 nella sua casa di Vidiciatico a causa di una nefrite cronica.
Alcuni anni dopo la morte, la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna acquisì a vario titolo una serie di suoi volumi e opuscoli (molti dei quali ancora oggi individuabili nel catalogo Frati-Sorbelli di quell’istituto) e, assieme ad altre carte della famiglia, una serie di lettere ricevute da vari personaggi dell’epoca (Borsi, 2009, pp. 543-554).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico dell’Università, Liberi docenti: fascicoli individuali (pos. 7/c), f. 570; Registri delle lezioni (pos. 56), b. 3, reg. 24 (1883-84) e reg. 39 (1884-85); Facoltà di Giurisprudenza, studenti, 4615; Pisa, Archivio dell’Università, Fascicoli docenti, ad nomen; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della pubblica istruzione, Direzione generale istruzione superiore, Divisione prima, Fascicoli personali dei professori ordinari, II versamento. Prima serie, 1900-1940, b. 154; Annuario della Regia Università di Pisa, aa.aa. 1903-04, 1904-05, 1905-06, 1906-07, 1907-08 ad nomen; M.S. Piretti, Cesare Albicini e la scuola bolognese di diritto costituzionale: la “Rivista di Diritto pubblico” (1889-1893), in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, XVI (1987), pp. 185-207; S. Cingari, Un percorso nel liberalismo italiano tra Ottocento e Novecento, in Patologie della politica. Crisi e critica della democrazia tra Otto e Novecento, a cura di M. Donzelli - R. Pozzi, Roma 2003, pp. 288-298; L. De Franceschi, Nicola Zanichelli libraio tipografo, editore (1843-1884), Milano 2004, pp. 20-29; F. Lanchester, Pensare lo Stato. I giuspubblicisti nell’Italia unitaria, Roma-Bari 2004, pp. 51 s.; L. Borsi, Nazione, democrazia, Stato. Zanichelli e Arangio-Ruiz, Milano 2009, passim (con elenco delle pubblicazioni: pp. 585-591 e 597-607).