VANDELLI, Domenico
– Nacque a Levizzano Rangone (Modena) il 1° marzo 1691 da Antonio Vandelli (alias Zironcini) e da Elisabetta Vandelli (alias Berti), consanguinei.
Ebbe quattro fratelli e tre sorelle: Francesco Maria (1694-1771), matematico; Michelangelo (1697-1775), agrimensore; Girolamo (1699-1776), chirurgo; Maria Caterina (1702-1727), sposata con Giuseppe Spezzani; Domenica Lucia (nata nel 1705), monaca; Bernardino (nato nel 1707), medico; Cristina (1712-1787), sposata con Stefano Vandelli. Numerosi membri della famiglia Vandelli ricoprirono rilevanti cariche pubbliche, sia nel Ducato estense sia al di fuori di esso.
Vandelli svolse la sua formazione a Modena, prima presso i gesuiti, poi all’Università. Domenico Corradi d’Austria gli fu maestro di matematica, idrografia e idraulica e quest’ultima, che aveva ricevuto nuovo impulso dalle teorie di Isaac Newton, rimase il suo principale interesse. Frequentando l’accademia fondata a Modena da Benedetto Bacchini fra il 1704 e il 1705, aveva stretto rapporti di amicizia e discepolato con lo stesso padre benedettino, con Pietro Ercole Gherardi, grazie al quale apprese il greco, l’ebraico e le lingue orientali, e con Ludovico Antonio Muratori, con cui intrattenne un ricco carteggio e collaborò sul versante storico-letterario. Vandelli, quindi, «fu letterato, erudito e scienziato; soprattutto scienziato, non sconfessando in ciò l’antico apprendistato: ricerca sperimentale e indagine erudita erano espressioni parallele di uno stesso, nuovo, orientamento culturale» (Muratori, 1978, p. 346).
Inserito nell’ambiente di corte modenese, nel 1721 Vandelli accompagnò Corradi in un sopralluogo per verificare il progetto del duca Rinaldo I di immettere il Reno nel Po. Corradi espresse parere negativo e Vandelli fece proprio questo punto di vista quando, nel 1739, si recò a Roma per sostenere la contrarietà dei ferraresi al vecchio progetto idraulico.
Evento importante per la formazione e la futura carriera di Vandelli fu il viaggio attraverso le corti europee come accompagnatore del giovane marchese Alfonso Vincenzo Fontanelli, destinato dal duca e dalla famiglia alla carriera diplomatica. Partiti nel maggio del 1725, Vandelli e Fontanelli effettuarono le soste principali a Lunéville (giugno-settembre 1725), Parigi (settembre 1725-marzo 1726), quindi Londra, Bruxelles, Amsterdam, Leida, la Germania, Praga e Vienna (agosto 1726-aprile 1727).
Del viaggio rimane memoria nella Descrizione di un viaggio per l’Europa, annotata da Vandelli su due taccuini manoscritti (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Fondo Campori, Gamma.H.7.30-31) e poi da lui stesso rielaborata e parzialmente pubblicata nell’opera pseudonima Risposta di Ciriaco Sincero modenese ad una parte della lettera del signor Simone Cosmopolita... (Conchae 1746, pp. 119-182).
Nel tempo che Fontanelli occupava incontrando i dignitari e i funzionari delle corti visitate, Vandelli prendeva contatto con le diverse realtà locali, soffermandosi sugli aspetti che più lo interessavano. Visitò le principali biblioteche europee per ottemperare alla richiesta di Muratori di fornirgli materiali inediti per i Rerum italicarum scriptores, che in parte saranno recepiti e pubblicati dallo storiografo vignolese. Si dedicò quindi ad accademie, musei, laboratori, officine, alle diverse realtà urbane alle soglie dell’industrializzazione, delle quali studiava la conformazione e la ripartizione delle funzioni nel territorio, soprattutto in relazione alle risorse idriche e alle macchine che ne consentivano la distribuzione e la fruizione.
Di particolare importanza fu l’incontro a Parigi con il geografo Guillaume Delisle, proprio alla vigilia della morte di questi. Delisle aveva rivisto radicalmente le modalità della rappresentazione cartografica, abbandonando la tradizione tolemaica e prendendo a base le nuove determinazioni astronomiche e le osservazioni registrate dai viaggiatori. «Fu forse da quel momento che nacque nel Vandelli anche il cartografo» (Muratori, 1978, p. 349).
A Londra Vandelli incontrò Edward Scarlett e John T. Desaguliers, prese visione di macchine planetarie che riproducevano il sistema copernicano, visitò la biblioteca e le collezioni naturalistiche di Hans Sloane, che destarono in lui particolare stupore. Infine, nell’ultimo giorno di permanenza, insieme a Fontanelli e al medico toscano Antonio Cocchi, visitò la Royal Society, dove fu presentato a Newton e assistette alle osservazioni astronomiche di Edmund Halley.
Rientrato a Modena, Vandelli venne nominato professore di matematica dello Studio pubblico dal duca Rinaldo I che, con atto in data 8 marzo 1728, istituiva la prima cattedra modenese di quella disciplina. Nell’ambito dell’insegnamento che gli era stato affidato, egli tenne anche il corso di architettura militare nel biennio 1738-40. Dallo stesso anno 1728 Vandelli fu inoltre matematico ducale e della comunità e ispettore camerale con giurisdizione sulla Galleria Estense. Dopo che a Rinaldo I era succeduto il figlio Francesco III (1737), a queste cariche si aggiunsero quelle di geografo e antiquario ducale.
Dalla documentazione rimasta (cfr. Modena, Biblioteca Estense universitaria, Fondo Estense, Alfa.K.1.9, cc. 43-47: Scelta degli sperimenti fisici che da Domenico Vandelli, modenese si propongono da rifare e da esaminarsi...), il profilo di Vandelli, che nella corrispondenza ufficiale coeva era denominato «abate» (cfr. Archivio di Stato di Modena, Carteggi e documenti di particolari, b. 1427, f. Vandelli Domenico), appare allineato al panorama scientifico del suo tempo, con un’accentuazione dell’aspetto sperimentale rispetto a quello teorico-matematico e la tendenza a collocare gli «sperimenti» condotti nell’alveo delle scoperte precedenti o delle riflessioni dei filosofi del passato.
Le esperienze di Vandelli come cartografo e ingegnere progettista della strada che porta il suo nome discendono dal magistero di Muratori, che presupponeva la conoscenza esatta dei luoghi per la ricostruzione delle vicende storiche e del contesto ambientale, e dai progetti riformatori di Francesco III, che individuavano nella cartografia la base conoscitiva per interventi volti allo sviluppo dei trasporti, dell’agricoltura e del commercio.
Le tappe principali della ‘strada Vandelli’, che congiungeva Modena e Massa, a seguito dell’unione per via matrimoniale dei due ducati, erano Sassuolo, Pavullo, il passo di San Pellegrino e Castelnuovo di Garfagnana. I lavori, seguiti da Vandelli in prima persona, insieme al magistrato di guerra Alessandro Sabbatini e al commissario generale Alfonso Vincenzo Fontanelli, si articolarono in due fasi, dal 1738 al 1741 e dal 1749 al 1752, con interruzione dei lavori dal giugno 1742 al settembre 1749, a causa dell’occupazione austro-sarda degli Stati estensi. L’opera si poteva considerare ufficialmente terminata nel marzo del 1753, ma il difficile percorso, che si sviluppava per lo più sul crinale e ad alte quote, rese presto necessario un altro tracciato, che sarebbe stato realizzato pochi anni dopo con la ‘strada Giardini’ (1766-76).
La progettazione della strada Vandelli fu propedeutica per il cartografo modenese ai fini della redazione della carta del Ducato del 1746. Le Memorie intorno alle antiche carte geografiche e particolarmente intorno alla carta detta volgarmente del Peutingero (in A. Calogerà, Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XLII, Venezia 1750, pp. 283-305), seppure successive, costituiscono una sintesi del pensiero di Vandelli sulle finalità pratiche della rappresentazione cartografica e sulla storia della medesima.
Prima della corografia del 1746, Vandelli realizzò la carta del Modenese per illustrare i Rerum italicarum scriptores di Muratori (1724), rimasta inedita, e quella del 1743, destinata a una lussuosa edizione della Secchia rapita (Modena 1744), in cui Vandelli ricoprì un ruolo centrale. Il ricco apparato dell’opera era costituito da una Prefazione e da annotazioni di Giovanni Andrea Barotti, da un Catalogo delle precedenti edizioni dell’opera, da una nuova Vita di Alessandro Tassoni di Muratori e da due carte di Vandelli, incise da Andrea Bolzoni a Ferrara nel 1743, una del Modenese e l’altra del Padovano e della Romagna, finalizzate ad agevolare la lettura del poema.
La collaborazione fra Vandelli, Barotti e Muratori sul piano storico-letterario è documentata dalla corrispondenza che intercorse fra loro. Oltre a trentasei lettere di Vandelli a Muratori dal 1721 al 1748 (Muratori, 1978, pp. 351-399) e una di Muratori a Vandelli del 1734 (L.A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, VIII, Modena 1905, pp. 3272 s.), si segnalano parecchie decine di lettere inedite di Barotti a Vandelli (Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Manoscritti, AC.IX.11 e AC.XII.21).
La carta degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena in Italia. Delineati colle strade principali e parti de’ Dominj circonvicini di Vandelli, incisa a Ferrara da Bolzoni nel 1746, pur con intenti politici e celebrativi, derivava – unica nella cartografia modenese a stampa del Settecento – dalla conoscenza diretta dei luoghi e da un lavoro di rilevamento durato circa vent’anni.
Negli anni della maturità Vandelli dovette risiedere per lo più a Modena, salvo viaggi documentati a Ravenna (1734), quando trascrisse per Muratori i testi delle epigrafi emerse nella demolizione dell’antica cattedrale, nel Ferrarese (1729, 1753) e a Roma (1739), per progetti idraulici.
La sua attività letteraria fu spesso assorbita da polemiche di carattere erudito e di poco momento. Di qualche interesse le brevi e inedite Notizie storiche della Biblioteca Estense (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Fondo Campori, Gamma.Q. 2.8) e le Considerazioni sopra la notizia degli Accademici Lincei scritta dal signor Giovanni Bianchi... (Modena 1745).
Vandelli morì improvvisamente a Modena il 21 luglio 1754 e fu sepolto nella chiesa di S. Carlo.
Opere. Elenchi delle opere edite e inedite di Vandelli si trovano in Zaccaria, 1757, pp. 627-631; Tiraboschi, 1784, pp. 340-345. Un regesto delle fonti sulla via Vandelli presso gli Archivi di Stato di Modena e Massa, in La via Vandelli, 1989, pp. 17-44.
Fonti e Bibl.: Oltre a quella citata, altra documentazione in Archivio di Stato di Modena, Archivio per materie, Letterati, b. 65, f. Vandelli Domenico; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Autografoteca Campori, f. Vandelli Domenico.
F.A. Zaccaria, Storia letteraria d’Italia, X, Modena 1757, pp. 624-631; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 338-345; P. Riccardi, Cenni storici e biografici intorno allo studio e ai cultori delle scienze fisico-matematiche pure ed applicate nella città e provincia di Modena, in Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Modena, s. 3, III (1901), pp. 24 s.; G. Boccolari, Modena e il suo territorio nell’antica cartografia, in Modena. Vicende & protagonisti, a cura di G. Bertuzzi, I, Bologna 1971, pp. 200-225; C.G. Mor - P. Di Pietro, Storia dell’Università di Modena, I, Firenze 1975, pp. 112, 139; L.A. Muratori, Edizione nazionale del carteggio, XLIV, a cura di M.L. Nichetti Spanio, Firenze 1978, pp. 346-399; La via Vandelli strada ducale del ’700 da Modena a Massa. I percorsi del versante emiliano, Modena 1987 (in partic. G. Santini, La via Vandelli: prima strada “moderna” nell’Italia del Settecento, pp. 10-16; Profilo di D. V., p. 45); L. Federzoni, D. V. e la cartografia del suo tempo, in La via Vandelli strada ducale del ’700 da Modena a Massa. Dal Frignano alla Garfagnana e al Ducato di Massa, a cura di M. Pellegrini - F.M. Pozzi, Modena 1989, pp. 7-16; L. Pucci, Il “grand tour” del marchese Alfonso Vincenzo Fontanelli (1706-1777) attraverso pre-illuminismo e pre-industrialismo europeo: tra orologiai, “pompe a fuoco”, accademie e biblioteche, in Il pensiero economico moderno, IX (1989), 4, pp. 39-47; L. Federzoni, Modena e l’Europa: il viaggio di D. V., in Atti e memorie. Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. 11, XXI (1999), pp. 313-339; R. Sanfelici - S. Zanasi, Terre di Langobardia. La Lombardia, il corso del Po e il Ducato estense nell’antica cartografia a stampa, 1520-1796, Modena 2003, pp. 270-272; Carteggio muratoriano: corrispondenti e bibliografia, a cura di F. Missere Fontana - R. Turricchia, Bologna 2008, p. 177.