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TEMPIO, Domenico

di Carmelo Sgroi - Enciclopedia Italiana (1937)
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TEMPIO, Domenico

Carmelo Sgroi

Poeta, nato a Catania il 22 agosto 1750, morto ivi il 4 febbraio 1821. Dimorò sempre nella sua città natale vivendo modestamente. Ebbe dimestichezza con uomini di larga cultura ed egli stesso non fu digiuno di cultura filosofica e classica. Fu nominato nel 1791 notaio del Casale di Valcorrente, ma in realtà visse sempre delle pensioni vitalizie che ebbe da varî enti cittadini. Non si può dire che avesse perfetta conoscenza dell'italiano, se i saggi che egli lasciò di rime e di drammi metastasiani in lingua si muovono tra impacci e sciatterie. Il suo genio di poeta plebeo e spregiudicato lo portava verso il dialetto, del quale si servì per quasi tutte le sue opere; dialetto alquanto ripulito, sull'esempio del Meli, secondo un ideale linguistico regionale.

Cominciò con composizioni drammatiche, come La Truncetteide, Gli amanti delusi, La disgrazia di la Pila, La scerra di li Numi, Lu Iaci in pritisa, e continuò con poemetti e canzonette. Tra i poemetti ricordiamo La caristia, in strofe di settenarî, Lu veru piaciri, in ottave, che sono le sue cose migliori; poi La maldicenza scunfitta, Lu mastru Staci, Lu Pulici, La minata de li dei, componimenti osceni vivacissimi. Scrisse pure ditirambi, epitalamî, odi, tra le quali ricordiamo quelle a Nici, a Filli, a Tudda, anch'esse fortemente realistiche e antiarcadiche.

La modestia delle sue aspirazioni gli consentiva di contentarsi del poco e di trascorrere i suoi giorni, si può dire, sulle strade a motteggiare uomini e istituzioni. Pronto alla satira e più ancora alla caricatura, lasciò epigrammi che divennero popolari. Ma la sua satira, volta per lo più a colpire nemici personali, non fu né fine né acuta. Il suo gusto invece godeva della rappresentazione equivoca di sozzure e di vizî umani, fatta con aria disinvolta e col solo scopo di cantare quel suo mondo in innocua libertà oltre ogni morale e ogni preoccupazione sociale. Da qui quella tendenza alla poesia pornografica che all'occhio dei più divenne, si può dire, la caratteristica del T. e gli procurò triste fama, dalla quale non lo salvano certe sbrigative "moralità" da lui appiccicate ai suoi componimenti e che avrebbero dovuto dar la chiave per la loro esatta interpretazione. Del resto, fuor di ogni oscenità, il T. ha momenti di poesia schietta, quando loda, dietro l'esempio del Meli, la semplicità della vita campestre, la solitudine e la bellezza delle campagne etnee. Ma occorre anche aggiungere che la stessa materia equivoca non è presentata nella sua grezza e rivoltante oscenità, ma è per così dire illeggiadrita da immagini e colori belli per sé stessi e che fanno dimenticare gli argomenti, i quali talora non sono che pretesti per gli arabeschi, per le trovate strane e argute, per gli sviluppi poetici i quali arricchiscono la materia dei numerosi poemetti del T. (cfr. le Poesie siciliane, pubblicate a cura di R. Corso, Catania 1926).

Bibl.: A. Emanuele, D. T.: la vita e le opere, Catania 1912; N. Scalia, D. T. Vita, opere, antologia, Genova 1913; E. Del Cerro, Letteratura dialettale: D. T., in Fanfulla della domenica, XV, n. 13.

Vedi anche
Mèli, Giovanni Mèli, Giovanni. - Poeta (Palermo 1740 - ivi 1815). Medico, passò 5 anni (1767-72) nel quieto borgo di Cinisi presso Palermo, dove si formò o si fissò il mondo intimo della sua poesia, tra le bellezze e la pace della natura. Nel 1787 ebbe la cattedra di chimica all'Accademia degli studî di Palermo; nello ... Martòglio, Nino Martòglio, Nino. - Commediografo italiano (Belpasso, Catania, 1870 - Catania 1921). Giornalista, poeta dialettale di facile, colorita vena, autore drammatico, regista cinematografico. Ebbe fama soprattutto come animatore di un teatro dialettale siciliano, in cui rivelò attori importanti, come G. Grasso ... Frontini, Francesco Paolo Musicista italiano (Catania 1860 - ivi 1939), allievo di P. Platania e L. Rossi. Direttore dell'Istituto musicale di Catania. Scrisse lavori teatrali, orchestrali, vocali-orchestrali e da camera (molti i pezzi per pianoforte e per canto e pianoforte). De Robèrto, Federico De Robèrto, Federico. - Scrittore italiano (Napoli 1861- Catania 1927). Siciliano d'origine, visse per alcuni anni (intorno al 1890) a Milano, dove esercitò la critica letteraria sul Corriere della sera; poi tornò in Sicilia. Più del Verga (che riconobbe come maestro), più dello stesso Capuana, il De ...
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  • Tèmpio, Domenico
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    Poeta dialettale siciliano (Catania 1750 - ivi 1821). Vivace e spregiudicato, lasciò composizioni di vario genere, dal dramma al ditirambo, improntate a un vigoroso realismo plebeo che gli permise di affrontare con arguzia anche argomenti osceni. Le sue cose migliori sono i poemetti La caristia e Lu ...
Vocabolario
tèmpio
tempio tèmpio (ant. tèmplo) s. m. [dal lat. templum, da una radice affine al gr. τέμενος «recinto sacro», τέμνω «tagliare»: v. oltre] (pl. tèmpî o più spesso tèmpli, che evita l’ambiguità con tempi plur. di tempo). – 1. Edificio sacro,...
domenica ecologica
domenica ecologica loc. s.le f. Domenica nella quale è in vigore il divieto di circolazione con le auto private per alleviare l’inquinamento atmosferico e responsabilizzare i cittadini a un corretto uso dell’auto privata. ◆ A piedi, sul...
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