RIVAROLA, Domenico
Patriota còrso, nato il 1687 a Bastia, morto il 12 aprile 1748 a Torino. Apparteneva, per parte di madre, a una delle più antiche famiglie della Corsica. Sino dalla prima giovinezza, condusse vita varia e avventurosa. Prima disimpegnò le funzioni di console di Spagna a Livorno; poi accettò uffici in Corsica dal governo genovese, tra gli altri quello di commissario della Balagna. All'inizio dell'insurrezione isolana (1729) si adoprò inutilmente perché fra le due parti, con reciproche concessioni, si venisse a un accordo: allora si schierò apertamente dalla parte dei malcontenti. Passato di nuovo a Livorno, favorì lo sbarco, nell'isola, dell'avventuriero Teodoro di Neuhoff (1736) e dal medesimo, riconosciuto re dai Còrsi, accettò la carica di consigliere di stato. Ma presto perdette ogni fiducia in quell'improvvisato sovrano e, dopo la sua definitiva partenza, si recò a Torino, ottenendo da re Carlo Emanuele III l'autorizzazione di arruolare un reggimento còrso 1744) e di assumerne, quale colonnello, il comando. L'anno successivo, essendo stata dichiarata la guerra tra la repubblica di Genova e il regno di Sardegna (si combatteva allora in Europa la guerra di successione austriaca), fece ritorno in Corsica, recando ai suoi compatrioti la promessa di aiuti del governo sabaudo per continuare nella loro insurrezione. Poco dopo, nella consulta di San Pancrazio in Casinca, venne nominato generale di tutte le truppe còrse. Indarno i Genovesi cercarono di trarlo al loro partito: perciò confiscarono i suoi beni a Chiavari e lo minacciarono di mettere a morte due suoi figli che erano caduti nelle loro mani. Nel novembre dello stesso anno (1745), secondato da navi inglesi, prese d'assalto Bastia e successivamente occupò S. Fiorenzo. Ma subito dopo sorse la gelosia e la dissenzione tra i capi, sicché la città di Bastia, ribellatasi, tornò in soggezione dei Genovesi. Allora domandò soccorsi a Torino e a Cagliari, e, pur avendone ottenuti in piccola parte, si portò di nuovo sotto Bastia e s'impadronì della Terra Vecchia (1747). Ma avendo bisogno di nuove forze per continuare nella guerra, e infierendo sempre più le gelosie e le animosità dei capi contro di lui (più specialmente di Matra e di Gaffori), fomentate naturalmente dai Genovesi, presentò le sue dimissioni, annunziando in un'assemblea popolare che si recava a Torino per domandare a quella corte gli aiuti promessi. Giunto nella capitale sabauda, ottenne da re Carlo Emanuele III un corpo di truppe, di cui facevano parte anche due suoi figli. Ma non poté tornar con esso in Corsica, perché cadde ammalato e morì poco dopo.
Bibl.: G. Cambiagi, Istoria del Regno di Corsica, III, Firenze 1771, p. 277 seg.; F. Guelfucci, Le comte Dominique R., in La Ruche historique littéraire et agricole, 1873, pp. 129-140; Pièces diverses concernant l'insurrection de D. R. et le siège de Bastia en 1747, in Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de la Corse, III (1883), pp. 48-70; S. Pellegrini, La Corsica e i Savoia nel sec. XVIII, in Nuova riv. stor., VIII (nov.-dic. 1924), f. 6, p. 603 seg.