RAGONA, Domenico
RAGONA, Domenico. – Nacque a Palermo il 20 gennaio 1820 da Paolo, colonnello di artiglieria, e da Rosalia Lanzone Scinà, sorella del fisico Domenico Scinà.
Grazie agli insegnamenti dello zio, cui era legatissimo, Ragona si costruì una solida cultura scientifica, soprattutto nel campo della fisica sperimentale.
Interessato alla carriera universitaria, nel 1841, essendo la cattedra di fisica sperimentale occupata da Alessandro Casano, chiese alla commissione di Pubblica Istruzione l’istituzione e l’assegnazione senza concorso di una cattedra di fisica applicata alle arti. La richiesta non trovò parere favorevole; ebbe però lo scopo di fare conoscere alla commissione i numerosi lavori prodotti da Ragona.
Nel 1844 conseguì la laurea in scienze fisico-matematiche e nell’albo dell’Università di Palermo del 1844-45 figura come «demonstrator et adjunctus professor» alla cattedra di fisica sperimentale. Aveva vinto questa posizione presentando una memoria incentrata sulla teoria della rifrazione che gli valse un’alta votazione e persino le lodi del fisico Macedonio Melloni. Nel nuovo ruolo, egli poté continuare i suoi studi sperimentali, tra cui quelli sui fenomeni di colorazione soggettiva e sulla doppia refrazione e polarizzazione della luce (1846). Nel 1842 era stato assunto all’osservatorio astronomico come assistente, ma continuò a concentrare la maggior parte delle sue attività sulla fisica sperimentale, anche se dal 1846 intraprese studi di fisica astronomica, effettuando ricerche sullo spettro solare.
Nel 1848 a Palermo scoppiarono i moti rivoluzionari e Ragona vi prese parte attiva dalla parte dei Borboni. Lo stesso fece, sul fronte opposto, il direttore dell’osservatorio, Gaetano Cacciatore, divenuto poi parlamentare e tra i firmatari del decreto di decadenza dei sovrani. L’anno successivo, restaurato il governo borbonico, Cacciatore fu destituito dal suo ruolo e Ragona, che era divenuto primo assistente, fu nominato direttore ad interim dello stabilimento. Diversamente dal suo predecessore, che non si era rivelato particolarmente incline a condurre ricerche astronomiche, la sua direzione segnò il rilancio scientifico della specola.
Ragona prese subito parte ai lavori geodetici e astronomici di triangolazione che il corpo degli ingegneri topografi di Napoli aveva intrapreso nella provincia di Palermo e si fece apprezzare dall’astronomo Fedele Amante per la qualità del lavoro svolto. In seguito chiese e ottenne di recarsi in Germania a perfezionarsi negli studi astronomici. Nel 1851 fu a Berlino sotto la guida di Johann Franz Encke, poi per alcuni mesi a Bonn presso Friedrich Argelander; si recò infine nelle più importanti città dell’Europa, per visitare gli osservatori e le più rinomate fabbriche di strumentazione astronomica. Nel 1853 tornò a Palermo, avendo commissionato due splendidi strumenti di fabbricazione tedesca, un cerchio meridiano di Pistor & Martins e un rifrattore Merz da 25 cm di apertura.
Qualche mese dopo il suo rientro, nel gennaio del 1854, gli venne attribuita la cattedra di astronomia dell’Università e l’incarico di direttore dell’osservatorio astronomico. Le due cariche erano infatti associate e nell’assumerle entrambe egli rinunciava in maniera definitiva alla possibilità di ottenere una cattedra in fisica sperimentale.
Il programma scientifico di Ragona era quello di sfruttare la posizione geografica di Palermo per costituire un ampio catalogo di stelle australi non osservabili dagli osservatori del Nord Europa, riallacciandosi in questo modo alla tradizione del primo direttore, Giuseppe Piazzi. Egli avviò inoltre, nel 1855, la pubblicazione del Giornale astronomico e meteorologico del R. Osservatorio di Palermo, nel quale raccolse i suoi lavori e notizie astronomiche varie. Dopo aver rinnovato la stanza meridiana e collocato il cerchio meridiano, la sua attività all’osservatorio fu compromessa dagli eventi risorgimentali. All’arrivo dei Mille, infatti, le parti si invertirono: con decreto dittatoriale del 4 luglio 1860 Cacciatore fu richiamato alla cattedra di astronomia e alla direzione dell’osservatorio, incarichi da cui venne contestualmente rimosso il filoborbonico Ragona.
Malgrado le sue proteste e le sue proposte di soluzioni alternative, Ragona ottenne solamente il posto di astronomo aggiunto: preferì quindi mettersi a disposizione del ministero dell’Istruzione pubblica e in tale veste si recò a Torino, dove trascorse gli anni dal 1861 al 1863, svolgendo varie missioni. Nell’ottobre del 1863 venne nominato direttore dell’osservatorio astronomico di Modena al posto di Pietro Tacchini, chiamato a sua volta a Palermo. L’osservatorio che si trovò a dirigere non poteva certo competere, in quanto a strumentazione, con quello che aveva lasciato a Palermo. Uno dei suoi primi atti fu il calcolo della latitudine dell’osservatorio, misurata con il cerchio meridiano di Reichenbach ivi presente. A causa di un difetto di costruzione, però, questo strumento forniva un risultato sistematicamente errato. Inconsapevole dell’errore, Ragona determinò un valore diverso da quello individuato dall’ex direttore Giuseppe Bianchi, con il quale si aprì una polemica conclusasi grazie all’intervento di Giovanni Schiaparelli, cui Ragona si era rivolto e che gli aveva suggerito di utilizzare lo stesso metodo seguito da Bianchi. Resosi conto del problema, Ragona riconobbe pubblicamente l’errore e fece le sue scuse a Bianchi.
Questa vicenda lo rese ancora più consapevole dei limiti della strumentazione astronomica di cui era fornito l’osservatorio di Modena e lo spinse a indirizzare le sue attività verso la meteorologia, che negli stessi anni stava conoscendo una grande popolarità. Nel 1866 il governo aveva affidato al fisico Giovanni Cantoni l’incarico di creare alcuni osservatori meteorologici; Ragona approfittò dell’occasione per convertire di fatto, se non di nome, l’osservatorio di Modena da astronomico in meteorologico. Acquistò nuova strumentazione, anche con fondi della locale amministrazione provinciale, che lo incaricò nel 1871 di istituire una rete di stazioni pluviometriche che sarebbe rimasta in funzione per più di vent’anni. Da quel momento in poi, la meteorologia divenne l’ambito quasi esclusivo delle sue ricerche, con il risultato che il clima di Modena è oggi probabilmente il più studiato d’Italia, come testimoniato da circa 200 pubblicazioni sul tema.
Nel 1875 fece parte di una commissione governativa riunitasi a Palermo in occasione del Congresso degli scienziati italiani per formulare una proposta di riforma degli osservatori astronomici (progetto Tacchini) che sfociò nel decreto Bonghi (1876). Tra l’altro, il decreto sancì formalmente la trasformazione dell’osservatorio di Modena in meteorologico. È questo lo stesso anno del suo Progetto di una Società meteorologica italiana, che costituì di lì a poco e della quale fu eletto presidente, pubblicando anche, nel biennio 1878-1879, un Annuario della Società meteorologica italiana. La Società e l’Annuario cessarono di esistere nel 1880, con la fondazione dell’Associazione meteorologica italiana e degli Annali di meteorologia, organo del neonato (1878) Ufficio centrale di meteorologia.
Ragona contribuì all’avanzamento della scienza meteorologica in molti modi: nel 1878, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca, tradusse in italiano gli Elementi di meteorologia di Henrik Mohn; progettò e fece realizzare diversi apparecchi, tra i quali va ricordato un ‘osservatorio magnetico e meteorologico portatile’, comprendente vari strumenti e presentato anche all’Esposizione generale di Torino del 1884, dove un magnetometro di sua invenzione fu premiato con la medaglia d’oro da una giuria presieduta da padre Francesco Denza.
La sua produzione scientifica fu abbondante, per quanto non ancora interamente raccolta e studiata; a oggi sono stati individuati non meno di 350 lavori recanti la sua firma. Egli fu inoltre membro di numerose accademie e istituzioni scientifiche italiane e straniere, oltre a essere stato insignito di vari riconoscimenti.
Morì a Modena il 25 febbraio 1892.
Fonti e Bibl.: A. Manzini, Il comm. R.-Scinà, in Il Panaro, 29 febbraio e 2 marzo 1892; C. Chistoni, D. R., in Annuario dell’Università di Modena 1892-1893, Modena 1893, pp. 259-272; C. Bonacini, Nel primo centenario dalla fondazione dell’osservatorio: 1827-1927, Modena 1928, pp. XVII-XXIII; P. Nastasi, Da Domenico Scinà a Michele La Rosa, in Le scienze chimiche, fisiche e matematiche nell’Ateneo di Palermo, Palermo 1998, pp. 130-132; O. Cancila, Storia dell’Università di Palermo dalle origini al 1860, Roma 2006, pp. 499, 555, 558, 589 s., 640; I. Chinnici, Personaggi e vicende dell’Osservatorio Astronomico di Palermo attraverso l’Unità d’Italia, in Giornale di astronomia, 2011, n. 37, pp. 2-9; F. Martines, Opere di D. R.: un primo elenco, www.astropa.unipa.it/biblioteca/ Ragona.pdf (21 marzo 2016).