NICOLAI, Domenico
NICOLAI, Domenico. – Nacque a Canneto il 26 aprile 1778 da Giovanni Battista e da Chiarina Guerrieri-Gonzaga.
Il padre era il quarto marchese di Canneto, piccolo centro della provincia di Bari (rinominato Adelfia dal 1927, a seguito dell’unione con il Comune di Montrone), che nel 1719 era stato infeudato a Carlo Nicolai dopo essere stato possedimento dei Gironda, appartenenti al patriziato barese. A Carlo erano successi Domenico, Francesco Paolo e poi il fratello di questi, Giovanni Battista, dal cui matrimonio con Chiarina erano nati Domenico, Francesco Paolo (morto a Roma nel 1789), Anna Maria, che fu monaca nel monastero di S. Giacomo a Bari, Carlo (1781-1840), Maria Vittoria (1783-1866), Giuseppe Cesare (1785-1786), Costanza Maria (1786-1855), Giuseppe ed Eleonora, gemelli, nati nel 1788.
L’istruzione di Nicolai fu affidata inizialmente a un prete del suo paese, poi al vescovo di Bitetto Giacinto Maria Barberio. Nel 1790 fu inviato dal padre a studiare a Roma al collegio Clementino, diretto dai padri somaschi, frequentato anche dai fratelli Francesco Paolo e Carlo e dove avevano studiato anche lo zio Francesco Paolo (in corrispondenza con Voltaire, del quale aveva tradotto la commedia Zaïre, e con altri illuministi francesi) e lo stesso Giovanni Battista. Nel Clementino Nicolai si segnalò per le sue capacità letterarie e poetiche, per le quali fu ascritto all’Arcadia e scrisse due opuscoli, Specimen metaphisicae e Specimen theologiae naturalis, pubblicati a Roma nel 1795.
Nel 1799, quando nel Mezzogiorno scoppiò la rivoluzione, era a Canneto e, pur non essendo rimasto coinvolto nelle vicende di quell’anno, al momento della vittoria dei realisti fu indotto dal padre ad abbandonare il Regno. Fu quindi a Pisa, a Firenze, a Padova e in altre città italiane; conobbe numerosi patrioti e letterati e nel 1802 era a Napoli dove, insieme con Francesco Paolo Bozzelli di Manfredonia, seguì le lezioni di Nicola Valletta e di Francesco Lauria. Conquistato il Regno dai francesi nel 1806, il padre aderì al nuovo regime e divenne consigliere distrettuale (15 gennaio 1808) e presidente del Consiglio generale di Terra di Bari (ottobre 1809); nel frattempo Nicolai, che a Napoli aveva coltivato studi danteschi, era tornato nel 1808 a Roma dove si trattenne per circa due anni frequentandone le biblioteche. Nel 1813, dopo aver vagato per diverse città italiane, fu ancora a Napoli da dove si allontanò l’anno successivo per far ritorno a Canneto a seguito della morte del genitore (30 marzo 1814).
Erede dei beni di famiglia e del titolo marchionale, si trovò nella condizione di dover assumere l’amministrazione di un patrimonio sulla carta cospicuo, in realtà composto da rendite di difficile esazione e sottoposto a numerosi contenziosi presso la Commissione feudale dove pendevano ricorsi che accusavano i Nicolai e altri feudatari della zona di usurpazione di beni appartenenti alle comunità. Ritenendosi inadatto al gravoso compito, affidò l’incarico di amministratore al fratello Carlo, militare, e tornò a Napoli. Al momento della morte della madre, nel 1819, e dello scoppio della rivoluzione, nel luglio 1820, era a Canneto, dove faceva parte, insieme con Carlo, della vendita carbonara La Croce, fondata nel 1813.
Concessa, il 7 luglio 1820, la Costituzione da Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, e istituito un parlamento nazionale, un folto gruppo di notabili della provincia si recò a Canneto per indurre Nicolai ad accettare il mandato di deputato, riuscendo, alla fine, ad avere ragione delle sue perplessità.
Nella sua Storia del Reame di Napoli, Pietro Colletta scrive che Nicolai fece parte, con Giuseppe Poerio, Pasquale Borrelli, Matteo Angelo Galdi e Luigi Dragonetti, del gruppo dei deputati moderati «dove stavano la eccellenza del dire, l’altezza della mente» (1852, p. 274). Nel parlamento partecipò ai lavori di diverse commissioni e intervenne sulle più svariate questioni che quell’assise si trovò ad affrontare, in particolare la riforma del sistema fiscale, l’assetto amministrativo da dare alla monarchia costituzionale, i problemi relativi al rapporto tra re e Regno e tra la parte continentale delle Due Sicilie e la Sicilia. Fu altresì incaricato di tenere il Diario del parlamento nazionale delle Due Sicilie e fu assiduo collaboratore del giornale Il Liceo costituzionale diretto dall’amico Francesco Paolo Bozzelli.
Quando Ferdinando I comunicò al parlamento, il 7 dicembre 1820, la volontà di recarsi a Lubiana per difendere, a suo dire, il regime costituzionale napoletano al cospetto delle potenze della Santa Alleanza, Nicolai fu tra i pochi deputati a esprimere contrarietà a quella decisione, perché dettata da monarchi stranieri che attentavano, in questo modo, alla sovranità del Regno. Quando il re rinnegò la Costituzione e invocò l’intervento armato dell’Austria per ripristinare il passato regime, il 15 febbraio 1821 il parlamento napoletano dichiarò lo stato di guerra dopo una sessione nella quale Nicolai tenne un appassionato discorso sulle responsabilità che ricadevano sui sovrani colpevoli della rottura del patto di lealtà con i sudditi. Ma l’intervento militare austriaco pose presto fine all’esperienza costituzionale. Nella tornata parlamentare del 19 marzo, 26 deputati, tra cui Nicolai, Matteo Imbriani, Giuseppe Poerio, Luigi Dragonetti e Gabriele Pepe, elevarono una vibrata protesta contro l’invasione del Regno, ma il 23 marzo le truppe austriache conquistarono Napoli e ripristinarono il regime assoluto di Ferdinando I.
Si aprì in quel momento la fase più drammatica della vita di Nicolai: costretto a fuggire dalla patria, che non avrebbe più rivisto, si recò prima a Terracina, poi in Spagna, a Barcellona, dove era ancora in carica un governo costituzionale. Vi condusse una vita ritirata ma, restaurato il precedente regime, nel 1826 fu costretto a lasciare quella città e a recarsi prima a Perpignan e poi Marsiglia dove, stimato e onorato da tutti gli esuli italiani, aprì una scuola di filosofia del diritto, ricavandone però scarsi profitti che resero difficili gli anni del suo esilio, destinato a prolungarsi fino alla morte non avendo voluto inoltrare domanda di grazia al nuovo re, Ferdinando II, come avevano fatto altri fuorusciti napoletani che, in tal modo, poterono tornare in patria.
A Marsiglia Nicolai conobbe Mazzini e si iscrisse alla Giovine Italia. Nel 1830, sull’onda delle speranze suscitate dalla rivoluzione che aveva portato Luigi Filippo sul trono di Francia, apparve a stampa un suo opuscolo (ristampato a Napoli nel 1862) intitolato Sull’Italia. Considerazioni del marchese di Canneto Domenico Nicolai, nel quale esprime un forte anelito all’indipendenza e all’unità italiana e auspica che siano gli italiani stessi a farsi protagonisti della propria rigenerazione politica.
L’opuscolo fu apprezzato da Mazzini ed ebbe ampia circolazione negli ambienti del fuoriuscitismo italiano, ma le condizioni di vita di Nicolai erano precarie, a stento temperate dagli aiuti che gli somministrava l’amico Lorenzo De Concilj, uno dei protagonisti della rivoluzione del 1820; alla moglie di De Concilj, Margherita Bellucci, morta nel settembre 1833, Nicolai dedicò una serie di elegie e le Memorie acerbe e onorate (Brighton 1834, ristampate a Napoli nel 1902).
Il 1840 fu un anno particolarmente difficile: fu costretto a vendere a un nipote il titolo marchionale e morì l’amato fratello Carlo.
Morì il 28 marzo 1842, assistito da De Concilj, nel convento di certosini a Marsiglia, dove era stato accolto. Con lui si estinse la famiglia.
Molte sue opere sono andate perdute. Altre, rimaste manoscritte e affidate in punto di morte a De Concilj il quale, a sua volta, per ottenere il permesso di tornare in patria, le consegnò alle autorità borboniche, ora sono nella Biblioteca nazionale di Napoli, nel fondo Manoscritti (Carte Nicolai, XIII.D.127). Si segnala, tra esse, Considerazioni sulla Storia del Regno di Napoli del generale Colletta (risalente al 1834 circa) in cui Nicolai muove severe critiche alle riforme promosse a Napoli da Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino Murat tra il 1806 e il 1815 e stigmatizza l’abolizione della feudalità che, a suo dire, aveva dato origine a una nuova e più rapace feudalità fatta di proprietari terrieri di origine borghese.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Nicolai è in Arch. di Stato di Napoli, Ministero della Polizia generale, Parlamento nazionale, ad nomen; Arch. di Stato di Bari, Sezione di Trani, Sacra Regia Udienza di Terra di Bari, Carte amministrative-Affari diversi, b. 19, f. 171; L. Giustiniani, Dizio-nario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1797-1816 (rist. anast. Bologna 1987), III, pp. 83 s.; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli dal 1754 al 1825, Torino 1852; Diario del parlamento nazionale delle Due Sicilie negli anni 1820 e 1821, a cura di C. Colletta, Napoli 1864; G. De Ninno, Le vendite dei carbonari della terra di Bari nel 1820-21, Trani 1897; O. Serena, La famiglia Nicolai o de’ Niccolò, in Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, XVI (1899), pp. 353-355; G. De Ninno, Note biografiche del marchese D. N. da Canneto emigrato politico del ventuno, Trani 1900; V. Fontanarosa, Il parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820 e 1821. Memorie e documenti, Roma 1900; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904 (rist. anast. Bologna 1974), pp. 678 s.; S. Daconto, La Terra di Bari nel periodo storico del Risorgimento italiano. Parte I, 1789-1821, Trani 1911; Atti del parlamento delle Due Sicilie, 1820-1821, raccolti e illustrati da E. Gentile, con una premessa di M. Schipa, I-III, Bologna 1926-31, passim; A. Galante Garrone, Un rarissimo opuscolo politico scritto alla vigilia del 1831, Parma 1931; A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento (Storia documentata), I-IV, Bari-Trani 1931-53, passim; G. Spini, Mito e realtà della Spagna nelle rivoluzioni italiane del 1820-21, Roma 1950; G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, II, Dalla Restaurazione alla rivoluzione nazionale, Milano 1958, ad ind.; F. Della Peruta, Per la storia dell’emigrazione meridionale, in Nuova Rivista storica, XLIX (1965), pp. 345-356; A. Lepre, La rivoluzione napoletana del 1820-1821, Roma 1967; A. Galante Garrone, Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell’Ottocento (1828-1837), Torino 1972; F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il “partito d’azione” 1830-1845, Milano 1974; A. Galante Garrone - F. Della Peruta, La stampa italiana del Risorgimento, Bari 1979; M.S. Corciulo, Il parlamento napoletano del 1820-21 nel giudizio dei contemporanei:“La Minerva napoletana”, in Rivista italiana di studi napoleonici, XXI (1984), pp. 63-77; S. De Majo, De Concilj Lorenzo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXXIII, Roma 1987, pp. 566 s.; G. Addeo, La libertà di stampa nel nonimestre costituzionale a Napoli, in Archivio storico per le province napoletane, CVII (1989), pp. 337-380; ibid., CX (1992), 183-274; T. Pedio, Galantuomini civili e popolani nelle vendite carbonare di terra di Bari prima e dopo il luglio 1820, inRisorgimento e Mezzogiorno, II (1991), pp. 43-65; R. Giuralongo, L’enigma N., ibidem, IV (1993), pp. 71-74; A. De Francesco, Ideologie e movimenti politici, in Storia d’Italia, I, Le premesse dell’Unità, a cura di G. Sabbatucci - V. Vidotto, Roma-Bari 1994; T. Gargano, Su alcuni sonetti inediti di D. N., in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bari, Bari 1995, pp. 461-492; W. Daum, Oszillationen des Gemeingeistes. Öffentlichkeit, Buchhandel und Kommunikation in der Revolution des Königreichs beider Sizilien 1820/21, Köln 2005; G. Galasso, Storia del Regno di Napoli, V, Il Mezzogiorno borbonico e risorgimentale(1815-1860), Torino 2007, pp. 165-227; A. De Francesco, L’Italia di Bonaparte. Politica, statualità e nazione nella penisola tra due rivoluzioni, 1796-1821, Torino 2011.