MUSTI, Domenico
– Nacque a Sezze, in provincia di Latina, il 23 ottobre 1934, quinto figlio di Spiridione e di Giuseppina Strafile.
Il lavoro del padre, funzionario del ministero delle Finanze, costrinse la famiglia a numerosi spostamenti. Conseguita la licenza liceale presso il liceo classico Terenzio Varrone di Rieti, Musti studiò all’Università di Pisa come allievo della Scuola normale superiore, laureandosi in lettere il 13 novembre 1956 con una tesi intitolata Epistole di sovrani ellenistici sotto la guida di Giovanni Pugliese Carratelli. Oltre a Pugliese Carratelli, Musti ricordava come particolarmente formativi l'insegnamento di Vincenzo Bartoletti, Silvio Ferri e Augusto Campana e i seminari tenuti da Eduard Fraenkel dal 1954 al 1956.
Fu lettore di italiano presso il Romanisches Seminar dell’Università di Heidelberg tra il 1958-59 e il 1960-61, poi, dopo un breve periodo di insegnamento nella scuola secondaria, dal 1962 al 1972 fu assistente ordinario di storia greca presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma, sollecitato a partecipare al concorso da Luigi Moretti. Nello stesso periodo (dal 1967-68 al 1971-72) ricoprì l’incarico di storia greca e romana nella facoltà di lettere di Urbino, dove tenne anche quello di epigrafia greca negli anni accademici 1970-71 e 1971-72. Nel 1972 divenne professore ordinario di storia greca, occupando tale cattedra inizialmente a Urbino (1972-74), poi presso l’Università di Firenze (1974-75), quindi, tra il 1975 e il 1981, presso l’Istituto orientale di Napoli (dove ebbe anche l’incarico di epigrafia e istituzioni greche negli anni 1979-80 e 1980-81), e infine nella facoltà di lettere e filosofia della Sapienza di Roma per quasi un trentennio, dal 1981 al 2009. Nella stessa facoltà insegnò per incarico storia romana, dopo la scomparsa di Santo Mazzarino (1986-87).
Fu collaboratore delle opere dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, e in particolare delle Appendici dell’Enciclopedia, e condirettore, dal 1983, della Rivista di filologia e istruzione classica. Delle numerose accademie e istituti italiani e stranieri di cui fu membro, basti ricordare l’Accademia nazionale dei Lincei, nella quale entrò nel 2008, direttamente come socio nazionale.
La vita di Musti fu interamente dedicata allo studio. La sua produzione scientifica si segnala per l’ampiezza di interessi, che investirono l’intera parabola della civiltà greca, e più in generale il Mediterraneo antico, con una esigenza di sistematicità che si esprime nel collegamento di storie diverse (in primo luogo, storia greca e storia romana), ma anche di fonti d’informazione e discipline diverse (storia, filologia e anche, in certa misura, archeologia). I dotti lavori dei primi anni, frutto di studio intensissimo, furono dedicati a temi di storia ed epigrafia ellenistica e alla grecità d’Occidente (chiara, soprattutto in questo secondo ambito, l’influenza di Pugliese Carratelli).
Nel primo ambito, Musti dedicò particolare attenzione ai Seleucidi: produsse infatti una serie di contributi, pubblicati a partire dal 1957, che culminarono nell’ampia sintesi Lo stato dei Seleucidi. Dinastia, popoli, città da Seleuco I ad Antioco III (in Studi classici e orientali, XV [1966], pp. 61-197). Lavori d'insieme successivi furono Il regno ellenistico (in Storia e civiltà dei Greci , VII, La società ellenistica, Milano 1977, pp. 231-316) e Syria and the East (in The Cambridge ancient history, VII, 1, The Hellenistic world, Cambridge 19842, pp. 175-220). Per la grecità d’Occidente, vanno ricordati i contributi Ancora sull'iscrizione di Timoleonte (in La Parola del passato, XVII [1962], pp. 450-471) e Le fonti per la storia di Velia (ibid., XXI [1966], pp. 318-335).
All’indagine sull’età ellenistica Musti collegò negli stessi anni lo studio di Polibio, testimone primo e diretto della conquista romana della Grecia, altro interesse duraturo. Accanto ad alcune lucide rassegne degli studi si segnalano Polibio e la democrazia (in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, XXXVI [1967], pp. 155-207); Polibio e la storiografia romana arcaica (in Polybe, «Entretiens sur l'Antiquité classique», XX, Vandoeuvres-Genève 1974, pp. 105-143).
Più in generale, costante fu in lui l’interesse per la storiografia greca, sostenuto da una formidabile competenza filologica: nel saggio Tendenze nella storiografia romana e greca su Roma arcaica. Studi su Livio e Dionigi d’Alicarnasso (in Quaderni urbinati di cultura classica, X [1970], pp. 3-160) evidenziò l’appartenenza di Dionigi d’Alicarnasso a quel filone di tradizioni che avevano limitato il contributo etrusco ai primi secoli della storia di Roma.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta la partecipazione alle attività del gruppo di antichisti riunito dal 1974 presso l’Istituto Gramsci contribuì ad accentuare l’interesse per la storia economica e sociale: frutto maturo di questa riflessione fu la sintesi L’economia in Grecia (Roma-Bari 1981), nella quale l’antitesi tra primitivisti e modernisti fu superata dall’attenzione concreta alla compresenza e alla dialettica tra accumulazione e tesaurizzazione, da un lato, circolazione e scambio, dall’altro.
Rilevanti furono anche una serie di contributi dedicati alla schiavitù, fra cui: Il commercio degli schiavi e del grano: il caso di Puteoli. Sui rapporti tra l'economia italiana della tarda repubblica e le economie ellenistiche, nel volume Roman seaborne commerce (in Memoirs of the American Academy in Rome, XXXVI [1980], pp. 197-215); Modi di produzione e reperimento di manodopera schiavile: sui rapporti tra l'Oriente ellenistico e la Campania (in Società romana e produzione schiavistica, a cura di A. Giardina - A. Schiavone, I, Roma-Bari 1981, pp. 243-264); la prefazione a Y. Garlan, Gli schiavi nella Grecia antica (Milano 1984, pp. VII-XXVIII) e la discussione del volume (in Studi storici, XXVI [1985], in part. pp. 841-844, 857-872). Importante anche l’ampio saggio su L’urbanesimo e la situazione delle campagne nella Grecia classica (in Storia e civiltà dei Greci, VI, La crisi della polis, Milano 1979, pp. 523-568).
L’attenzione alla storia economica e sociale si intrecciò a filoni di ricerca precedenti: così nello studio di Locri Epizefirii gli aspetti politici, sociali ed economici, ma anche la cultura e le forme mentali furono considerati globalmente, a partire da una discussione puntuale delle testimonianze epigrafiche e letterarie, e con attenzione concreta ai luoghi e ai risultati dell’indagine archeologica. In questa chiave di lettura devono essere ricordati il saggio Problemi della storia di Locri Epizefirî, in Locri Epizefirî (Atti del XVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Napoli 1977, pp. 21-146) e la cura del volume Le tavole di Locri. Atti del Colloquio sugli aspetti politici, economici, culturali e linguistici dei testi dell'archivio locrese (Roma 1979).
In Polibio e l’imperialismo romano (Napoli 1978) Musti evidenziò il forte intreccio in Polibio degli aspetti politico-militari ed economici, nel quadro di un’indagine sullo storico come uomo politico fortemente coinvolto nella realtà concreta del suo tempo, fedele ai valori ellenistici e ispirato, nei rapporti con Roma, a un duttile realismo, che mai approda a una conversione; rilevante è anche la discussione relativa all’applicazione al mondo antico della categoria di imperialismo. L’attenzione ai temi della storiografia antica è documentata anche dalla densa introduzione a La storiografia greca. Guida storica e critica (Roma-Bari 1979).
Il trasferimento a Roma nel 1981 coincise con un originale ripensamento della storia greca che approdò alla sintesi di un manuale che può considerarsi un capolavoro della storiografia italiana del Novecento sul mondo antico, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana (Roma-Bari 1989; 19902; nuova ed. 2006). Alcune idee-guida di questo progetto furono enunciate in contributi dedicati alla storia degli studi, dal chiaro intento programmatico, in cui Musti sottolineò l’importanza della componente storicistica della tradizione culturale italiana. I saggi più significativi in tal senso furono Storia greca (in La storiografia italiana degli ultimi venti anni, I, Antichità e medioevo, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1989, pp. 35-66) e La storiografia del Novecento sul mondo antico (in Riv. di cultura classica e medioevale, XXXIII [1991], pp. 99-113).
Tra le numerose ricerche condotte in questo periodo si possono selettivamente segnalare quelle dedicate alla storia greca delle origini e all’arcaismo greco (Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di D. Musti, Roma-Bari 1985, con importanti riflessioni dedicate alle tradizioni sui Dori; Linee di sviluppo istituzionale e territoriale tra Miceneo e Alto Arcaismo, in La transizione dal Miceneo all'Alto Arcaismo. Dal palazzo alla città, a cura di D. Musti et al., Roma 1991, pp. 15-34; Recenti studi sulla regalità greca: prospettive sull'origine della città, in Riv. di filologia e di istruzione classica, CXVI [1988], pp. 99-121); l’indagine dedicata alle frequentazioni di età micenea (Momenti precoloniali nel Mediterraneo antico, a cura di D. Musti et al., Roma 1988, pp. 21-36, 113-122) e alla colonizzazione greca in Magna Grecia (in particolare i numerosi studi successivamente confluiti o rielaborati nei due volumi Strabone e la Magna Grecia. Città e popoli dell’Italia antica, Padova 1988; 19942, e Magna Grecia. Il quadro storico, Roma-Bari 2005) e in Sicilia (si vedano gli interventi ai congressi di studi sulla Sicilia antica pubblicati via via in Kokalos, XXVI-XXVII [1980-81], pp. 249-262; XXX-XXXI [1984-85], pp. 329-359; XXXIV-XXXV [1988-89], pp. 209-227; e Le tradizioni ecistiche di Agrigento, in Agrigento e la Sicilia greca, a cura di L. Braccesi - E. De Miro, Roma 1992, pp. 27-45), ma anche alla storia e all’etnografia dell’Italia antica (si vedano, accanto a molti altri, i contributi in Storia di Roma, I, Roma in Italia, Torino 1988, pp. 39-51, 367-595, 527-542; L'immagine degli Etruschi nella storiografia antica, in Atti del II Convegno internazionale di etruscologia, II, Roma 1989, pp. 19-39; Modi e fasi della rappresentazione dei Fenici nelle fonti letterarie greche, in Atti del II Congresso internazionale di Studi fenici e punici, I, Roma 1991, pp. 161-168; L'immagine dei Volsci nella storiografia antica, in I Volsci, Undicesimo incontro di studio del Comitato per l'Archeologia laziale, Roma 1992, pp. 25-31); gli studi su origini e forme democrazia ateniese, con applicazione sistematica delle categorie sociologiche di pubblico e privato ampiamente presenti nelle fonti antiche (si veda soprattutto la riflessione confluita in Demokratia. Origini di un’idea, Roma-Bari 1995; 19972, indizio anche di una certa evoluzione verso posizioni liberali).
Di particolare importanza fu la direzione, assieme a Mario Torelli, dell’edizione commentata della Guida della Grecia di Pausania: Musti stesso curò edizione, traduzione e commento dei primi quattro libri (I, con Luigi Beschi, 1982; II-IV, con Torelli, 1986-91) e dell’ultimo, il X (con Torelli), che lasciò incompiuto e il cui completamento è stato affidato a Umberto Bultrighini. Preparatori al commento incompiuto al X libro sono i saggi di argomento delfico (L’«ora» di Pausania. Sequenze cronologiche nella Guida della Grecia (sull’Anfizionia di Delfi e altri argomenti), in Éditer, traduire, commenter Pausanias en l’an 2000, a cura di D. Knoepfler - M. Pierart, Genève 2001, pp. 43-78; Questioni pausaniane e delfiche: l’Anfizionia in età romana, in Riv. di filologia e di istruzione classica, CXXIX [2001], pp. 465-493). Tra i molti saggi che Musti dedicò a Pausania va ricordato anche La struttura del discorso storico in Pausania (in Pausanias Historien, «Entretiens sur l'Antiquité classique», XLI, Vandoeuvres-Genève 1996, pp. 9-34).
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta l’impegno scientifico di Musti, sempre intenso, tese via via a concentrarsi nella realizzazione di progetti già avviati o ideati: importanti furono, tra gli altri, i contributi di storia ed epigrafia ellenistica, in primo luogo gli studi confluiti in Nike. Ideologia, iconografia e feste della vittoria in età antica (Roma 2005) e quelli polibiani (accanto a contributi su temi specifici, l’edizione di Polibio nella Biblioteca universale Rizzoli, Milano 2001-06, in collaborazione con John Thornton, Manuela Mari e altri), così come la rilettura di testi letterari (tra l’altro, un’edizione dell’Anonimo di Giamblico, Milano 2003, in collaborazione con Manuela Mari). Al contempo si accentuò in lui l’interesse per il tema della persistenza dell’antico, intesa come riflessione su idee-forza del mondo greco che costituiscono la premessa per forme e sviluppi politici e culturali significativi per l’epoca contemporanea: pagine suggestive sono presenti nel sofferto volumetto I Telchini, le sirene. Immaginario mediterraneo e letteratura da Omero e Callimaco al Romanticismo europeo (Pisa-Roma 1999); in Il simposio nel suo sviluppo storico (Roma-Bari 2001, con riflessioni dedicate al rapporto tra simposio e ultima cena) e in Lo scudo di Achille. Idee e forme di città nel mondo antico, con appendici di G. Mosconi - M. Santucci (Roma-Bari 2008).
Morì a Roma il 17 novembre 2010.
Fonti e Bibl.: Per un primo bilancio dell’opera di Musti si rinvia alla pubblicazione degli atti del convegno Fare storia antica. In memoria di D. M., tenuto presso l’Accademia nazionale dei Lincei il 18 e 19 aprile 2012.