MASSENZIO, Domenico
– Nacque a Ronciglione, nel Viterbese, nel 1585 circa da Massenzio e Faustina, in una famiglia di probabile origine artigiana (gli eredi di un Massenzio «clavarius» sono citati in un atto del 1594).
Come suggeriscono le vicende successive del M., la famiglia godeva della protezione dei Farnese, che di Ronciglione erano signori. Dal 1596, all’età di dieci anni o poco più, il M. fu putto cantore nella chiesa romana di S. Luigi de’ Francesi, ivi affidato al famoso maestro B. Nanino, del quale in seguito si vantò allievo. Vi rimase fino al 1601 e, mutata la voce, dal 1604 vi cantò come tenore. Il suo ingresso nel mondo musicale romano fu agevolato dal parente Paolo Massenzio, che nei primi anni del secolo era in rapporti d’amicizia con alcuni cantori di S. Pietro, e dal fratello maggiore Romolo, sacerdote gesuita. Nel 1606, a istanza di quest’ultimo, il M. fu ammesso tra i chierici del seminario romano, dove studiò per quattro anni. In questo periodo prese parte alle attività musicali svolte nella chiesa del Gesù, dove i musici del seminario facevano parte della cappella musicale. Così, sotto il magistero di A. Agazzari e di A. Orgas, completò la sua formazione («musico perfetto» fu definito dal coevo gesuita G. Nappi nei manoscritti Annali del Seminario: cfr. Casimiri, 1938, p. 11).
Il M. concorse invano a un posto di cantore nella Cappella pontificia (1608), e inutile si rivelò anche un secondo tentativo nel 1616. Il 24 giugno 1608 fu cresimato, avendo a padrino monsignor M.A. Vipereschi, canonico del Laterano e ivi prefetto della musica. Dal 12 sett. 1610 al 30 apr. 1611 fu tenore della Cappella Giulia, diretta da F. Soriano; nel 1612 fu ordinato sacerdote. Celebrò la sua prima messa al Gesù il 17 sett. 1612.
A Ronciglione, dove ebbe un posto di canonico nella collegiata, il M. tentò di avviare un’attività di editoria musicale: fornì al locale stampatore D. Dominici gli speciali caratteri per la musica, ottenuti con buona probabilità dall’officina romana degli Zannetti, presso i quali il M. faceva stampare le sue opere. A cura del M. e del francescano B. Basili uscirono a Ronciglione almeno quattro edizioni (resta solo un fascicolo di mottetti del M., pubblicato nel 1616), ma il trasferimento di Basili in Terrasanta fece abortire l’iniziativa. Salvo questi saltuari soggiorni in patria, il M. visse a Roma: dall’inizio del 1612 al 1616 fu maestro di cappella nel seminario romano. L’appoggio del cardinale Odoardo Farnese fu determinante per il successivo incarico (dal 28 marzo 1615) di maestro di musica della Confraternita dei nobili, che si riuniva nella casa professa dei gesuiti per esercitare il culto dell’Assunta; solenni cerimonie di Quarantore si celebravano nel Gesù durante il carnevale. Al Gesù il M. fu attivo anche nelle feste principali del 1621, quando vi era maestro A. Anselmi: forse si giudicava opportuna la presenza di un direttore più esperto del giovane titolare.
Dall’autunno 1619 il M. aveva intanto avuto un beneficio nella chiesa di S. Maria in Via Lata, della quale il cardinal Farnese era titolare. L’intensa attività di questi anni registra inoltre sue presenze nelle «musiche straordinarie» celebrate dalle confraternite della città (fu maestro nella processione dell’Arciconfraternita della Morte nel 1622 e in quella dell’Arciconfraternita del Gonfalone per l’anno santo 1625). Nel 1623 fu per alcuni mesi (da aprile a dicembre) di nuovo maestro di cappella del seminario romano, per passare subito dopo a un altro istituto gesuitico, il Collegio inglese, dove rimase fino al 1626. Morto nel febbraio di quell’anno il cardinale Farnese, vennero meno per il M. gli incarichi in ambito gesuitico, mentre proseguivano i suoi rapporti con la basilica Vaticana: tra il 1626 e il 1640 il M. fu spesso chiamato a dirigere uno dei cori in occasione delle principali feste ivi celebrate. Ma più che quella esecutiva, si rafforzò la sua attività compositiva, con la pubblicazione di numerose raccolte fino al 1643. Compose musiche anche per S. Maria in Via Lata, dalle quali si intuisce la notevole attività polifonica che vi si svolgeva; in tarda età fu decano di quei beneficiati. Come attesta il p. Nappi (cfr. Casimiri, 1938, p. 11), il M. brillò per virtù e serietà, rappresentando un esempio per i sacerdoti.
Il M. morì a Roma il 23 ott. 1657, e fu sepolto a S. Maria in Via Lata.
Come compositore il M. visse un’età di transizione – dalla polifonia osservata allo stile concertato – e, seguendo la formazione avuta da B. Nanino, adottò una via mediana di «concertato alla romana», con significativi recuperi dalla tradizione contrappuntistica. Nelle sue raccolte mottettistiche, calibrate e con felici ricerche di disposizioni vocali e di rapporto con il testo, spicca la sua capacità di scrivere per i diversi organici praticati all’epoca: a voce sola, nell’assetto oggi detto «small force polyphony» (2-3 voci), in quello classico a 4 e più voci. Dal secondo libro il M. coniuga l’uso di ritmi declamatori di gusto moderno con tecniche contrappuntistiche più raffinate, tratte dalla tradizione; un mottetto a sei voci del terzo libro (O admirabile commercium) è condotto in aperto confronto con quello omonimo di G.M. Nanino, come prova della propria maturità compositiva (Morche, p. 232). Ancora più notevole appare la sua produzione di salmi, con ben otto raccolte a stampa a vario numero di voci; nonostante egli dichiari nell’op. 11 di dedicarsi a opere «di stile grave antico», anche i salmi sono composizioni concertate, con efficace alternanza di passi monodici e polifonici, suddivisioni della massa sonora (così ancora nell’op. 17), effetti d’eco (notevoli nell’op. 10 e nel mottetto Congratulamini pubblicato in un’antologia del 1643). Lo stesso si può dire per le litanie e per il Completorium op. 8, in cui il Nunc dimittis è un bell’assolo di soprano seguito dal «tutti» a otto voci. Alcuni componimenti dell’op. 10 presentano l’insolita disposizione per cinque soprani e basso, che sembra pensata per monasteri femminili, dove il basso poteva essere innalzato di un’ottava e fatto da un contralto: la destinazione di questi mottetti al canto delle monache è infatti dichiarata nel titolo dell’opera. Piuttosto prudente appare invece il M. nelle composizioni profane, alcune delle quali sono del resto definite «spirituali» o condotte su testi moraleggianti. Per la raccolta del 1629 si è perciò parlato di «classicismo spirituale» (Steinheuer): il mancato abbandono alla sensualità del tempo arreca qualcosa di rigido in tali componimenti, pur con momenti efficaci o suggestivi nell’andamento melodico degli ariosi e dei declamati. Quest’ultima qualità eccelle in composizioni di stile dialogico e protoratoriale, per le quali il contributo del M. appare importante; in particolare il Quanti mercenarii del primo libro (1612) è stato considerato tra i più notevoli antecedenti dell’oratorio latino. Giovò inoltre al successo editoriale delle sue composizioni la scelta di salmi e di testi mottettistici adatti a molte feste del calendario liturgico. La consapevolezza di tale successo traspare nel tono sciolto delle sue dedicatorie; in quella dell’op. 11, dopo una bella citazione ciceroniana, il M. esprime la sua soddisfazione perché «molti huomini intelligenti» attendevano la pubblicazione delle sue musiche. Esse non erano volute da committenti, ma liberamente prodotte dall’autore, che le dedicava ad amici e compatrioti. Suggestiva la dedica dell’op. 16, rivolta al gesuita portoghese N. Mascareno: il M., pensando che i propri salmi potessero servire alle missioni nelle terre dell’America meridionale, citava lo storico N. Orlandini sul rilevante ruolo della musica nella conversione di quei popoli indigeni.
Composizioni (tutte con basso continuo e pubblicate in Roma, salvo diversa segnalazione): Sacrae cantiones… liber I, 1612 (mottetti a 1-5 voci); Motecta… liber II, 1614 (mottetti e litanie a 2-5 voci); una messa a tre cori «con molt’istrumenti», eseguita nel 1616 (pubbl. a stampa ma perduta); Sacrorum cantuum… liber III, Roncilioni 1616 (mottetti e litanie a 3-6 voci); Sacrarum modulationum… liber IV, 1618 (mottetti a 1-5 voci); Psalmi… liber I, 1618 (salmi a 4-5 voci; rist. 1627); Scelta di madrigali, 1629 (componimenti profani a voce sola, più un dialogo a quattro voci); Completorium integrum… opus VIII, 1630 (antifone e mottetti per la compieta della quaresima a 8 voci); Psalmodia vespertina… opus IX, 1631 (salmi e antifone a 8 voci); Sacri mottetti… libro V, opera X, 1631 (mottetti e litanie a 2-6 voci); Salmi vespertini… libro III, opera XI, 1632 (salmi a 4 voci); Libro IV de’ salmi… opera XII, 1634 (salmi a 8 voci); Quinto libro de salmi vespertini… opera XV, 1635 (salmi e altri brani a 5 voci); Libro VI de salmi davidici… opera XVI, 1636 (salmi a 4 voci; pubbl. anche in ed. latina); Davidica psalmodia… liber VII opus XVII, 1643 (salmi e litanie a 4 voci). Sono perdute le opere 13 e 14, pubblicate nel 1634-35, probabilmente da identificare con i Mottetti a voce sola (segnalati da Allacci nel 1633 come stampati o di prossima stampa presso P. Masotti) e con i Mottetti e lettanie a più voci che comparivano nel catalogo di vendita del libraio F. Franzini (1676).
Restano inoltre mottetti e arie pubblicati in antologie romane del 1616, 1618, 1620, 1640, 1642, 1643, 1646 e poche composizioni manoscritte a Roma (un Dixit Dominus a 8 nella Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia, G.MS.034; un Laudate pueri a 9 nella Biblioteca Casanatense, Mss., 5387) e a Ratisbona (quattro mottetti a 4-5 voci con strumenti, in copia ottocentesca dalla collezione Altemps).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Stefano del Cacco, Stati delle anime, 1630-32; Parrocchia dei Ss. Vincenzo e Anastasio a Trevi, Libro dei morti, III, ad diem 23 ott. 1657; L. Allacci, Apes Urbanae, Romae 1633, pp. 82 s.; Indice de libri di musica della libreria di Federico Franzini, Roma 1676 (ricostruito in O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, p. 255); G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (1713), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 268; A. Cametti, G. Frescobaldi in Roma, in Riv. musicale italiana, XV (1908), pp. 745 s.; Id., La scuola dei pueri cantus di S. Luigi dei Francesi in Roma, ibid., XXII (1915), p. 610; R. Casimiri, «Disciplina musicae» e «mastri di cappella» dopo il concilio di Trento nei maggiori istituti ecclesiastici di Roma, in Note d’arch. per la storia musicale, XV (1938), pp. 10-13; ibid., XX (1943), p. 14; H.E. Smither, The Latin dramatic dialogue and the nascent oratorio, in Journal of the American Musicological Society, XX (1967), p. 430; G. Dixon, Musical activity in the church of Gesù in Rome during the early Baroque, in Archivum historicum Societatis Iesu, XLIX (1980), p. 330; Id., Lenten Devotions. Some memoriae of Baroque Rome, in Musical Times, CXXIV (1983), pp. 159 s.; Id., Music in the venerable English College in the early Baroque, in La musica a Roma attraverso le fonti d’archivio. Atti del Convegno internazionale…, Roma… 1992, a cura di B.M. Antolini et al., Lucca 1994, pp. 475 s.; J. Lionnet, La musique à St Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, in Note d’arch. per la storia musicale, n.s., III (1985), suppl., pp. 22 s., 32, 91-93, 143; Tullio Cima, D. M. e la musica del loro tempo. Atti del Convegno internazionale, Ronciglione… 1997, a cura di F. Carboni - V. De Lucca - A. Ziino, Roma 2003 (con particolare riferimento a: J. Kurtzman, Le prime due raccolte dei mottetti di D. M., pp. 149-210; G. Morche, «Un impedimento della divozione»? D. M. in der Congregazione de’ Nobili zu Rom, pp. 227-252; N. O’Regan, D. M., T. Cima and Roman Confraternity celebrations in the early seventeenth century, pp. 253-268; J. Steinheuer, La «Scelta di Madrigali, Canzonette, Villanelle…» di D. M.: classicismo spirituale nella Roma controriformistica dei Barberini, pp. 349-372); G. Rostirolla, Musiche e apparati nella basilica Vaticana…, in Musik in Rom im 17. und 18. Jahrhundert: Kirche und Fest, in Analecta musicologica, 2004, vol. 33, p. 460; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1, Roma 2006 (con riferimenti bibliogr., cui si rinvia, e descrizione analitica di tutte le edizioni), pp. 116, 417-419, 540, 606, 743-745 e passim; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 105 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 1289-1291.