PLOTI, Domenico Maria
PLOTI, Domenico Maria (Domenico Maria da Novara o Novara). ‒ Nacque a Ferrara il 29 luglio (o il 1° agosto) 1454 da Niccolò.
Il bisnonno, l’architetto Bartolino Ploti (meglio noto come ‘da Novara’), si era trasferito nel 1375 presso Niccolò II d’Este, signore di Ferrara, da cui ebbe l’incarico della progettazione del Castello Estense. I discendenti di Bartolino assunsero l’appellativo ‘da Novara’ o ‘Novara’, perdendo il cognome originario Ploti. Lui stesso si firmava Dominicus Maria Ferarriensis de Novaria (qui sarà sempre chiamato ‘Novara’, com’è consuetudine nella storiografia, dove il cognome Ploti non viene mai utilizzato).
Si laureò a Ferrara il 28 giugno 1484 «in arti e medicina» e, secondo alcune fonti (Sighinolfi, 1920; Righini, 1932), sarebbe stato docente a Ferrara e Roma e anche a Urbino e Perugia, il che pare poco probabile. Infatti, i Rotuli dei lettori, legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799 (a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, anno 1483) attestano il suo incarico «ad lecturam Astronomiae de mane diebus continuis et ordinariis et fiat Judicium et Tacuinum» presso lo Studio di Bologna già dal 1483, prima di acquisire il titolo di dottore a Ferrara.
Novara era stato allievo di Giovanni Bianchini, a Ferrara, e forse anche di Johann Müller (Regiomontanus); chiama, infatti, quest’ultimo «praeceptor noster» in un inedito manoscritto, De mora nati che, secondo Zinner (1938, pp. 240 s.), contiene la trascrizione di parte di una delle sue opere scomparse sugli influssi astrologici sulle nascite.
Alcuni argomenti delle sue lezioni sono noti da una lettera di Vincenz Lang (Vincentius Longinus, studente a Cracovia negli stessi anni di Niccolò Copernico), inviata nel 1500 da Bologna al poeta Conrad Celtis (Biliński, 1975, p. 29).
Sono rimasti solo i titoli di quattro delle sue opere, di carattere astrologico, mentre si conoscono (I Pronostici…, 2012) oltre trenta esemplari dei Pronostici che Novara era tenuto a redigere annualmente, in quanto obbligo per i professori di astronomia dello Studio bolognese dal 1476 al 1799.
La fama di Novara, che ai suoi tempi era non solo di carattere astrologico ma anche astronomico per l’accuratezza nelle osservazioni e nei calcoli, è oggi dovuta al fatto che fu il maestro di Copernico dal 1496 al 1500, quando questi andò a studiare a Bologna alloggiando presso lo stesso Novara e coadiuvandolo nelle osservazioni, come ricorda il discepolo di Copernico, Georg Joachim von Lauchen (Rheticus) (Narratio prima, Gedani, per Franciscum Rhodum, 1540, p. 2; Ephemerides novae, Lipsiae, ex officina Wolphgangi Gunteri, 1550, p. 5).
Delle osservazioni astronomiche note di Copernico, alcune sono state eseguite a Bologna insieme a Novara, tutte rivolte allo studio del moto della luna e alla determinazione della sua parallasse, uno dei punti più critici del sistema tolemaico. L’attenzione di Novara agli aspetti osservativi risulta anche dal più famoso dei suoi Pronostici, quello del 1489, nel quale, dal confronto delle latitudini di alcuni luoghi del Mediterraneo, fornite da Tolomeo, con quelle a lui note, sostenne l’esistenza di un lento moto del polo nord terrestre verso lo zenit, con un periodo di 395.000 anni. Tale moto venne poi riconosciuto del tutto inesistente e criticato anche da Tycho Brahe, Giovanni Antonio Magini, William Gilbert, Johannes Kepler, Galileo Galilei, Willebrord Snell, Giovanni Battista Riccioli. Questa critica di Novara ai dati di Tolomeo ha suggerito a molti storici moderni (Rosen, 1995, p. 32 ss.) che fossero state proprio queste obiezioni di Novara alla completa fissità aristotelico-tolemaica a stimolare in Copernico le nuove idee sul moto della Terra. Alcuni (Kuhn, 1957) fanno derivare la posizione di Novara nei confronti di Tolomeo ‒ e quindi il suo influsso sul giovane Copernico ‒ da argomentazioni di ambienti neoplatonici, se non neopitagorici, ai quali Novara sarebbe stato legato; tesi questa che venne successivamente messa in discussione da altri (Rosen, 1983; Westman, 1994).
La posizione di Novara in campo astrologico, quale emerge dallo studio dei Pronostici (G. Bezza, in I Pronostici…, 2012, cap. 2), si pone nel filone medievale di connessione tra la dottrina tolemaica e quella mediorientale, con una subalternità, tuttavia, della prima alla seconda, rappresentata principalmente dal De magnis coniunctionibus di Albumasar (Geophar).
Il calcolo moderno dei fenomeni celesti presenti nei Pronostici e il confronto con le tavole astronomiche disponibili all’epoca (S. De Meis, in I Pronostici…, 2012, cap. 3) mostrano come Novara usasse tecniche di calcolo indipendenti dagli altri autori, ottenendo una precisione confrontabile e talora superiore a quelli.
L’abilità di osservatore di Novara è attestata anche dalla sua determinazione dell’inclinazione dell’eclittica. Il valore trovato da Novara ‒ poco più di 23° 29′, inferiore di meno di un primo d’arco di quello determinato per l’epoca con metodi moderni (I Pronostici…, 2012, pp. 25 ss.) ‒ è riportato da molti astronomi del Cinque-Seicento (Jacoli, 1877). Ne parla lo stesso Copernico nel manoscritto del De revolutionibus orbium coelestium (Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Uniwersytet Jagielloński, f. 79r) in una frase nella quale, tuttavia, il nome di Novara venne successivamente cancellato da Copernico (Biliński, 1975, pp. 54 s.).
Riguardo agli aspetti strumentali, nel Pronostico del 1487 Novara descrive uno strumento originale, «organum ex filis ereis longitudinis 180 pedum» (p. 2), per l’osservazione delle stelle, dell’altezza del polo e dell’altezza meridiana del Sole.
Morì a Bologna nel 1504, il 15 o il 18 agosto (Sighinolfi, 1920, pp. 215, 226). Venne sepolto nella chiesa dell’Annunziata in una tomba che oggi non è più esistente.
Risultando poco probabile che sia stato Novara a far nascere in Copernico l’idea del nuovo rivoluzionario sistema cosmologico, rimane comunque l’importanza del suo ruolo di docente dell’astronomo polacco, riguardo sia alla pratica astronomica sia alla metodologia critica nella ricerca.
Opere. Delle opere di Novara sono rimasti solo quattro titoli: Mundus sub stellis partitus ac gentium genia a stellis infusa, Orationes, Opuscula diversa astrologica, De larvis naturalibus; presso la Österreichische Nationalbibliothek di Vienna si trova un manoscritto (Cod. 5303 Han-Verschiedene, fol. 196r-199v) redatto poco dopo la morte di Novara, forse trascrivendo parte di uno dei libri persi; dei Pronostici annuali redatti da Novara in italiano e latino si conoscono 33 esemplari (collocazione, trascrizione e commento di 32 di questi sono I Pronostici…, 2012).
Fonti e Bibl.: F. Jacoli, Intorno alla determinazione di D.M. Novara dell’obliquità dell’eclittica, in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, pubblicato da B. Boncompagni, X (1877), pp. 75-88; L. Sighinolfi, D.M. Novara e Nicolò Copernico allo Studio di Bologna, in Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna, 1920, vol. 5, pp. 207-236; G. Righini, La laurea di Copernico allo Studio di Ferrara, Ferrara 1932; E. Zinner, Leben und Wirken des Johannes Müller von Königsberg, genannt Regiomontanus, München 1938 (trad. ingl. in Id., Regiomontanus: His life and work, Amsterdam 1990, pp. 153 s.); Th.S. Kuhn, The copernican revolution: planetary astronomy in the development of western thought, Cambridge 1957; B. Biliński, Alcune considerazioni su Niccolò Copernico e D.M. Novara (Bologna 1497-1500), in Accademia polacca delle scienze. Biblioteca e centro studi a Roma, Conferenze, 1975, vol. 67; E. Rosen, Was Copernicus a neoplatonist?, in Journal of the history of ideas, 1983, vol. 44, 4, pp. 667-669; R.S. Westman, Two cultures or one? A second look at Kuhn’s ‘The Copernican Revolution’, in Isis, 1994, vol. 82, 1, pp. 79-115; E. Rosen, Copernicus and his successors, a cura di E. Hilfstein, London 1995; R.S. Westman, The Copernican question: prognostication, skepticism, and celestial order, Berkeley-Los Angeles-London 2012, pp. 76 ss.; I Pronostici di Domenico Maria da Novara, a cura di F. Bònoli et al., Firenze 2012 (con più ampia bibliografia).