CAVALLI, Domenico Maria
Nato a Venezia negli ultimi anni del sec. XVII, seguì una normale carriera nelle magistrature della cancelleria ducale e nella diplomazia; dal 1721 al 1727 fu segretario nell'ambasciata di Parigi e dal 25 febbr. 1729 del bailo a Costantinopoli. Il primo incarico di rilievo giunse nell'aprile del 1741 quando fu nominato residente a Milano, una delle sedi più cospicue coperte da cittadini originari, che in quel momento assumeva particolare importanza a causa della guerra in corso in Italia e dei numerosi problemi che turbavano le relazioni tra l'Impero e la Repubblica veneta.
Da anni si trascinava inconcludente, e con frequenti improvvisi aggravamenti, la controversia tra i Veronesi e i Mantovani per la derivazione delle acque del Tartaro, utilizzate per irrigare le risaie di Ostiglia. L'abilità diplomatica del C. e forse anche il desiderio della nuova regina Maria Teresa di non irritare Venezia nel momento delicato della sua contrastata successione al trono consentirono di dare un primo seppur parziale sbocco alla vertenza con la nomina di due professori di idraulica, Azalini per Milano e Zendrini per Venezia, che dovevano effettuare un'esatta ricognizione dei luoghi, stendere una pianta dettagliata e porre così le premesse per una soluzione negoziata del conflitto. Altri ricorrenti incidenti di frontiera sul lago di Brivio tra pescatori dei due Stati e le trattative per la ripresa del commercio del sale con la Lombardia occupano il C. nei due anni di permanenza a Milano, che lo vedono anche attento osservatore delle vicende politico-diplomatiche della guerra di successione austriaca; si impegna anche attivamente per impedire il passaggio di dieci reggimenti tedeschi per Pontebba e Palmanova.
Rientrato in patria nell'ottobre del 1742 venne subito destinato alla sede di Torino, meno prestigiosa, forse, data la scarsa rilevanza dei rapporti economici e diplomatici tra la Repubblica veneta e il Regno di Sardegna, ma destinata a dargli non poche soddisfazioni. Il Senato gli aveva impartito precise istruzioni sui suoi compiti: indagare i disegni della corte di Torino sull'Italia e riferire sui negoziati in corso con le corti di Londra e Vienna sul futuro assetto della penisola; in effetti il C., che faceva un'assidua spola tra Chambéry e il campo di Montinellian, non si limitò a inviare dispacci sull'evolversi della situazione politico-militare, ma raccolse anche numerose e interessanti notizie sulle "infelici provincie" del Piemonte travagliate dalla guerra e sui provvedimenti finanziari di Carlo Emanuele III.
Naturalmente il suo scopo più immediato e contingente era di tenere Venezia fuori del conflitto in corso, liberandosi con risposte vaghe ed evasive dalle pressioni del ministro piemontese marchese di Breglio, che si lamentava che la Repubblica avesse "abbandonata la cura d'Italia sostenuta ne' tempi andati con tanta gloria" (dispaccio 29 ag. 1744). Il C. sviluppò anche una continua ed apprezzata opera di tutela degli interessi economici veneziani, intervenendo a favore di armatori veneti predati dal corsaro Francesco Natali che batteva bandiera sarda e profittando dello stato di guerra per fornire al governo piemontese cavalli del Polesine e armi di Brescia (aprile-settembre 1745).
Il Senato gli aveva commesso nel 1742 di insistere col governo sardo per introdurre tra i due Stati più regolari rapporti diplomatici, resi difficili dalla mancanza di un rappresentante sabaudo a Venezia. Carlo Emanuele III, pur desiderando che in occasione delle nozze del duca di Savoia Venezia inviasse un ambasciatore straordinario di rango nobiliare, era restio a nominare un ministro a Venezia, soprattutto per ragioni di economia, ma finalmente nel 1748, grazie alle insistenze del C., acconsentì ad aprire una sede diplomatica stabile sulle lagune, scegliendo come primo residente il commendatore Camerana.
Questo successo fu molto apprezzato dal Senato che nel gennaio 1749 richiamò a Venezia il C. probabilmente con l'intenzione di destinarlo a un incarico di maggior prestigio, ma egli morì poco dopo il rimpatrio.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato, Dispacci ambasciatori, Francia, filze 215, 216; Milano, filze 186, 187; Savoia-Torino, filze 2, 3, 4, 5; Deliberazioni Costantinopoli, reg. 40, ff. 107-108; Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, s. 3 (sec. XVIII), p. XXI, Francia, a cura di R. Moscati, Milano 1943, pp. 49 s.