MAJOCCHI, Domenico
Nacque il 5 ag. 1849 a Roccalvecce, presso Viterbo, da Pietro, medico condotto del luogo, e da Virginia Tomasetti. Dopo aver studiato nel seminario di Civita di Bagnoregio, si iscrisse alla facoltà di medicina della Sapienza di Roma. Conseguita la laurea l'11 ag. 1873, esercitò per un anno ad Alviano come titolare della locale condotta, poi, avendo vinto nell'ottobre 1874 il relativo concorso, come chirurgo sostituto degli ospedali a Roma, attività che gli consentì di acquisire nei nosocomi romani vasta pratica di medicina operatoria.
Cominciò, nel contempo, a orientare il suo interesse verso la dermatologia: privo della guida di un vero maestro, seguì l'indirizzo anatomopatologico di F. von Hebra, il fondatore della moderna clinica dermatologica, e con l'assidua frequentazione dell'ospedale S. Gallicano riuscì in breve tempo a maturare una sicura preparazione nella specialità, tanto da essere giudicato idoneo, nel 1879, al concorso per la cattedra di dermosifilopatia dell'Università di Padova. Nominato nello stesso anno assistente presso la clinica chirurgica della Sapienza, diretta da C. Mazzoni, poté dedicarsi esclusivamente alla clinica dermosifilopatica solo dal 1880, quando, vinto il relativo concorso, assunse la direzione della cattedra di dermatosifilografia dell'Università di Parma: in questa sede il 10 febbr. 1881 dette inizio ai corsi, che volle improntare a un moderno indirizzo anatomoclinico, come proclamò nella prolusione intitolata "Sul moderno indirizzo della dermatologia mercé i progressi dell'anatomia patologica"; e provvide a riorganizzare radicalmente la struttura, dotandola di un'adeguata disponibilità assistenziale della quale era del tutto priva, e realizzando così un vero istituto di clinica dermosifilopatica.
In questo primo periodo della sua attività clinica, il M. ascrisse al suo attivo un'interessante produzione scientifica: lo studio della patogenesi della peliosi reumatica (Contribuzione alla patogenesi della peliosi reumatica, in Gazzetta medica di Roma, II [1876], pp. 101-108); la descrizione di vari casi clinici tra i quali una grave forma di lupus eritematoso complicato da disturbi psichici (Storia clinica di un lupo multiforme, ibid., III [1877], pp. 133-135); la dimostrazione dell'eziologia acarica di una dermatite palpebrale (L'acaro dei follicoli nelle ghiandole meibomiane dell'uomo, in Atti della R. Acc. medica di Roma, V [1879], 1, pp. 43-56); le ricerche sperimentali sull'azione patogena esercitata dai tricofiti e le osservazioni sulle manifestazioni cliniche che ne conseguono (Il Kerion dei Greci, in Gazzetta medica di Roma, III [1877], pp. 49-55; Esperimenti fisio-patologici coll'olio di Croton tilium nell'erpete tonsurante e metamorfosi di esso in Kerion, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, VIII [1882], pp. 290-304; Sopra una nuova tricofizia (Granuloma tricofitico), ibid., IX [1883], pp. 220-223); le indagini cliniche e microscopiche sul mollusco contagioso (Ricerche micologiche sul bacillo del mollusco contagioso, ibid., VI [1880], pp. 67-71; Sulla contagiosità del così detto mollusco contagioso. Osservazioni cliniche e microscopiche, in Gazzetta medica di Roma, VI [1880], pp. 237-240, 252-255, 289-293). Un cenno particolare meritano le sue osservazioni anatomo-cliniche sulle manifestazioni terziarie della sifilide, che aveva potuto attentamente studiare presso l'ospedale di S. Giacomo: Sifilide del palato osseo e perforazione di esso (uranolisis "ΟυϱανόλυσιϚ" siphilitica) in rapporto con lesioni sifilitiche del cavo nasale e dei seni. Studii clinici, anatomopatologici e terapeutici, ibid., V (1879), pp. 97-106, 109-118, 121-124, 145-152, 169-175, 181-184, 205-208, 217-223, 241-245, 265-270. Tra i numerosi altri lavori pubblicati dal M. durante il suo magistero parmense meritano di essere ricordati alcuni interessanti studi: sul sangue di soggetti affetti da lebbra (Studi ematologici sui leprosi, in Arch. della Scuola d'anatomia patologica, II [1883], pp. 37-52, in collab. con C. Pellizzari) e sulla patologia del tessuto di granulazione (Neoformazione di tessuto osseo nelle granulazioni delle piaghe, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XI [1885], pp. 87-100); sull'attività patogena degli actinomiceti, in grado di determinare nell'uomo patologie sistemiche, specie a carico dei reni e dell'apparato urinario (Contribuzione allo studio della pielo-nefrite micotica secondaria, in Memorie della R. Acc. medica di Roma, I [1882], pp. 23-41; Seconda contribuzione allo studio della pielo-nefrite micotica secondaria, in Atti della R. Acc. medica di Roma, s. 2, II [1886], pp. 5-54), e una malattia cutanea, l'actinomicosi primitiva, della quale distinse le due forme, antracoide e ulcero-fungosa (Appunti clinici e microscopici sopra un raro caso di attinomicosi cutanea dell'uomo, in Ateneo medico parmense, I [1887], pp. 67-70; Attinomicosi della pelle umana e di alcuni animali (dermo-actinomycosis), in Atti del XII Congresso della Associazione medica italiana, 1887, II, Pavia 1889, pp. 367-369), richiamando altresì l'attenzione degli igienisti sulla possibilità che tali microrganismi infestino gli animali, particolarmente i bovini, le cui carni sono consumate dall'uomo (Sull'uso delle carni alimentari infette dall'actinomyces, in Ateneo medico parmense, III [1889], pp. 48-62); sulla discussa e ancora ignota eziopatogenesi del linfoma di Hodgkin, all'epoca ancora comunemente indicato come granuloma maligno (Osservazioni cliniche e ricerche micopatologiche intorno alla patogenesi della malattia di Hodgkin, in Giorn. internazionale delle scienze mediche, n.s., VIII [1886], pp. 177-216, in collab. con L. Picchini); sui teratomi cutanei (I teratomi cutanei papillari multipli preauricolari, in Ateneo medico parmense, I [1887], pp. 75 s.); sul rinoscleroma (Contribuzione allo studio clinico ed etiologico del rinoscleroma, ibid., III [1889], pp. 25-38). Nel corso delle sue ricerche cliniche il M. osservò un caso di una forma non ancora individuata di discheratosi a localizzazione elettiva alle estremità, che definì "ittiosi lineare istricea"; con il suo pieno consenso, la malattia fu poi minuziosamente descritta da V. Mibelli, sotto il cui nome è oggi nota: si veda V. Mibelli, Contributo allo studio della ipercheratosi dei canali sudoriferi (porokeratosis), in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XXVIII (1893), pp. 313-354.
Nel 1892 il M. fu chiamato dalla facoltà di medicina dell'Università di Bologna e assunse la direzione della cattedra di clinica dermosifilopatica: nella lezione inaugurale del 1 febbraio confermò l'indirizzo metodologico fino ad allora seguito, sostenendo che il nosografismo espositivo, basato sulla descrizione delle sole parvenze esteriori, era del tutto inadeguato a inquadrare la complessa patologia cutanea, ove non fosse correlato con le indagini batteriologiche e parassitologiche e con lo studio istopatologico e istochimico delle lesioni. Orientò quindi la sua scuola a un rigoroso metodo clinico-scientifico: l'attento studio morfologico macro e microscopico delle lesioni, la minuziosa ricerca degli agenti eziologici, conseguentemente il chiarimento del meccanismo patogenetico.
Numerosi furono i contributi ancora recati dal M. alla clinica dermosifilopatica: proseguì e approfondì gli studi sull'acaro parassita delle ghiandole di Meibom (Intorno al demodex follicolorum nelle ghiandole meibomiane e nei follicoli cigliari dell'uomo e dei mammiferi e alle lesioni che esso vi genera, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 5, VI [1896-97], pp. 505-594; Demodex follicolorum in qualche rara affezione cutanea e specialmente reperto del medesimo nei follicoli delle ciglia e delle vibrisse, ibid., VIII [1899-1900], pp. 187-212; Il demodex follicolorum sulla pelle dei leprosi, ibid., cl. di scienze fisiche, s. 7, I [1914], pp. 395-420); sul granuloma tricofitico (Sul granuloma tricofitico, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XLI [1906], pp. 467-574; Ulteriori osservazioni cliniche e ricerche sperimentali sul granuloma tricofitico, ibid., XLV [1910], pp. 206-216; Contribuzione clinica, istologica e micologica sul granuloma tricofitico, ibid., LV [1920], pp. 397-403); sulle patologie cutanee ed extracutanee provocate dagli actinomiceti (Contribuzione allo studio dell'attinomicosi cutanea primitiva dell'uomo, in Bull. delle scienze mediche, s. 7, III [1892], pp. 517-539; L'actinomyces in una concrezione del condotto wartoniano, in Arch. per le scienze mediche, XVI [1892], pp. 306-326; Dell'otite media e interna attinomicotica, "othoactinomychosis o othomychosis actinica", in La Riforma medica, VIII [1892], 2, pp. 532-535; Attinomicosi della bocca e della laringe, in Atti del Primo Congresso della Soc. italiana di laringologia, d'otologia e di rinologia, Roma, 1892, a cura di A. Fasano - V. Grazzi - F. Massei, Firenze 1892, pp. 206-210); condusse varie ricerche sulle malattie parassitarie, tra le quali l'ossiuriasi cutanea e la non frequente prurigine dermanissica causata da un aracnide (Saggio di alcune dermatosi parassitarie dell'uomo: osservazioni cliniche e microscopiche, in Bull. delle scienze mediche, s. 7, IV [1893], pp. 635-693), l'ulcera brasiliana o buba (Sull'etiologia del boubas, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 5, VIII [1899], pp. 309-331), le miasi (Contribuzione allo studio clinico-statistico della Dermato-myasis muscosa da Lucilia Caesar e da Sarcophagea Cartaria, ibid., s. 6, VII [1910], pp. 429-455; Sulla Dermato-myasis muscosa, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XLV [1910], pp. 259-261; Sopra due nuovi casi di Dermato-myasis muscosa da Lucilia sericata, ibid., LV [1920], pp. 395-397), un'acariasi già manifestatasi in Toscana nel 1908 e poi diffusasi in forma epidemica in Emilia Romagna e in provincia di Mantova (Sull'acariasi da grano, che regna tuttora sotto forma epidemica in Romagna e in altre province limitrofe, ibid., pp. 706-716); impiegò la radioterapia per il trattamento di alcune affezioni cutanee (La radioterapia nella cura degli epiteliomi cutanei e nella trichiasi, ibid., XLI [1906], pp. 41-46) e descrisse alcune particolarità anatomiche degli annessi cutanei (Intorno alla duplicatio supercilii, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 6, IV [1907], pp. 425-450; Il pelo come organo del tatto e l'innervazione del medesimo secondo il Malpighi e secondo le ricerche dei moderni, in Nel XXV anno di insegnamento universitario del prof. D. Barduzzi (1886-1910), Livorno 1911, pp. 239-261). Nel 1896 individuò e descrisse una dermatosi caratterizzata da manifestazioni purpuriche a localizzazione elettiva simmetrica sugli arti inferiori, alla quale fu dato il nome di "malattia di Majocchi" (Sopra una dermatosi teleangectode non ancora descritta, "purpura annularis", in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XXXI [1896], pp. 263 s.; Purpura annularis teleangiectodes; Teleangiectasia follicularis annulata; klinische Beobachtungen und histologische Untersuchungen, in Archiv für Dermatologie und Syphilis, XLIII [1898], pp. 447-468; Purpura annularis teleangiectodes, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 6, I [1904], pp. 355-373; II [1905], pp. 3-36; Contributo allo studio clinico ed anatomo-patologico della purpura annularis teleangiectodes, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XLVI [1911], pp. 250-252; Nuove osservazioni cliniche e ricerche isto-patologiche intorno alla Purpura annularis teleangiectodes, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, cl. di scienze fisiche, s. 6, IX [1912], pp. 453-468; X [1913], pp. 377-430; Nuovi casi clinici di purpura annularis teleangiectodes, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, LVIII [1923], pp. 125-132).
Non meno interessanti furono gli studi condotti dal M. nel campo della venereologia, dalla descrizione di una variante di dermatosi sifilitica (Sopra una varietà di rupia sifilitica: rupia sifilitica fogliacea, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 5, X [1902-04], pp. 657-696), alla trasmissibilità sperimentale della sifilide attraverso i condilomi (Sulla trasmissibilità della sifilide al coniglio mercé l'innesto di condilomi acuminati, ibid., cl. di scienze fisiche, s. 7, IV [1917], pp. 231-243), ad alcune note di terapia di blenorragia e lue (Nuova cannula di vetro per la irrigazione a doppia corrente nella cura dell'uretrite anteriore acuta, in Bull. delle scienze mediche, s. 7, V [1894], pp. 269-295; Caso clinico di eritrodermia e porpora salvarsanica seguito da morte dopo la prima iniezione endovenosa (gr 0.10) di neosalvarsan, in Giorn. italiano di dermatologia e sifilologia, LXVI [1925], pp. 553 s.). Pubblicò anche alcune osservazioni morfologiche, relegabili, per l'incerto significato fisiopatologico, tra le curiosità anatomiche: Intorno alle concrezioni smegmogene del sacco prepuziale "smegmoliti" e all'analogia delle medesime con altre concrezioni epidermiche dell'uomo e di alcuni mammiferi, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 5, IX (1901-02), pp. 183-218; Sul frenulo prepuziale soprannumerario, ibid., cl. di scienze fisiche, s. 6, V (1907-08), pp. 333-374; Hirsutes papillaris penis-papillae coronae glandis, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, LIX (1924), pp. 574-578.
Appassionato e apprezzato studioso di storia della medicina, nel 1907 si fece promotore, insieme con D. Barduzzi, della fondazione della Società italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali: ne organizzò il congresso nazionale nel 1922 a Bologna, e si impegnò attivamente a diversi livelli istituzionali per il ripristino dell'insegnamento della materia nelle facoltà mediche. Il 29 nov. 1924 il ministro A. Conti istituì a Bologna una "scuola diretta al fine speciale della Storia della medicina" della durata di quattro anni e aperta a laureati in medicina e in lettere, la cui direzione era affidata allo stesso Majocchi.
Il M. recò i suoi contributi anche agli studi storico-medici: al primo congresso della Società, tenutosi a Perugia, ricostruì la comparsa della sifilide a Bologna (Sulla comparsa della sifilide in Bologna dopo il passaggio delle truppe di Carlo VIII e sulla istituzione del primo ospedale dei celtici in questa città: spedale di S. Maria dei Guarini detto spedale di S. Job, in Atti delle Riunioni di Perugia (1907) - Faenza (1908) della Soc. italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali, Faenza 1909, pp. 26-31) e al secondo congresso dette notizia di autografi inediti di M. Malpighi (Notizie su di alcuni autografi inediti di Marcello Malpighi, ibid., pp. 132-149); condusse indagini accurate sul simbolismo fallo-offico (Sopra una singolare impronta ocellata congenita del prepuzio con ipospadia balanica e sul simbolismo fallo-offico, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, cl. di scienze fisiche, s. 7, II [1914-15], pp. 433-460; Simbolismo fallo-offico, in Bull. delle scienze mediche, s. 9, IV [1916], pp. 465-479; Sopra alcune varietà delle due impronte ocellate congenite del prepuzio con ipospadia balanica. Memoria II, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, cl. di scienze fisiche, s. 7, VIII [1921], pp. 147-163) e sulla medicina preistorica (La medicina nella preistoria, in Bull. delle scienze mediche, s. 9, III [1915], pp. 381-405, 409-444; Sul significato della tavoletta preistorica "La femme au renne", in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, cl. di scienze fisiche, s. 7, III [1915-16], pp. 261-269). In occasione del secondo centenario della scoperta del glutine da parte di J.B. Beccari, ne ricostruì le vicende storiche: Sulla ricorrenza del II centenario della scoperta del glutine di Jacopo Bartolomeo Beccari, ibid., s. 8, V (1927-28), pp. 15-25. Non poté completare l'ultima sua ricerca, che fu pubblicata dopo la sua morte: I primi vestigi dell'insegnamento della dermatologia nello Studio di Bologna e la fondazione della cattedra della specialità dermosifilopatica nella nostra Università, in Arch. italiano di dermatologia e sifilografia, V (1930), pp. 51-105.
Il M. fece parte di numerose commissioni ministeriali, tra le quali quelle per i dispensari celtici e per la profilassi della pellagra, e fu consigliere provinciale prima a Parma, poi a Bologna. Membro di varie accademie e società scientifiche, fu vicepresidente dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna e presidente della Società medica chirurgica di Bologna.
Lasciato l'insegnamento nel 1924 per raggiunti limiti di età, il M. morì a Bologna il 7 marzo 1929.
Fonti e Bibl.: Parma, Arch. stor. dell'Università, f. pers.; Bologna, Arch. stor. dell'Università, f. pers.; Necr., in Annales de dermatologie et de syphiligraphie, X (1929), pp. 825-827; in Dermatologische Wochenschrift, LXXXVIII (1929), pp. 848 s.; in Giorn. italiano di dermatologia e sifilologia, LXX (1929), pp. 523-526; in Policlinico, sez. pratica, XXXVI (1929), p. 436; in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XI (1929), pp. 77-80; In memoria di D. M., in Arch. italiano di dermatologia, sifilografia e venereologia, V (1929-30), pp. 3-47; A. Bellini, Storia della dermatologia e venereo-sifilologia in Italia, in Giorn. italiano di dermatologia e sifilologia, LXXV (1934), p. 1135.