LOCATELLI, Domenico
Nacque nel 1613; non ci sono pervenute notizie sul luogo di nascita e sulla famiglia. Il L. è conosciuto nella commedia dell'arte nel ruolo di zanni con il nome di Trivellino; allo stato attuale delle ricerche, una sola notizia riferita al carnevale romano del 1633 cita la maschera di Trivellino, indossata da uno sconosciuto marchese. Non si hanno informazioni certe sul L. per gli anni precedenti al 1639, data in cui arrivò a Parigi al seguito della compagnia di Giuseppe Bianchi, in arte Capitan Spezzaferro, chiamata in Francia da Luigi XIII. Della compagnia facevano parte, oltre al L. e al Bianchi, Tiberio Fiorillo (Scaramuccia), Luisa e Giulia Gabrielli (rispettivamente Lucilla, o Lucinda, e Diana), Brigida Bianchi (Aurelia), Margherita Bertolazzi. Questa formazione rimase a Parigi per ben due anni per tornarvi poi, su invito del cardinale G. Mazzarino, nel 1644. Nella compagnia del L. di questi anni potrebbe aver recitato in ruoli minori anche Giovan Battista Andreini, il famosissimo Lelio che sul finire della vita indossò la maschera di Pantalone (Carandini - Mariti, p. 253).
Il L. sposò Luisa Gabrielli, che si distinse nella parte di Flora, cantando nella Finta pazza di Giulio Strozzi, musicata da Francesco Sacrati, nella messinscena parigina allestita dal L. al Petit-Bourbon il 14 dic. 1645. Da lei ebbe almeno un figlio, Carlo Francesco, che fu battezzato a Parigi il 9 genn. 1645, padrino il maresciallo di Francia François de Bassompierre e madrina Charlotte-Marguerite de Montmorency principessa di Condè, rappresentata da Anna Dufay. Il 9 giugno 1665 sposò a Parigi in seconde nozze Marie de Creil, vedova di François de Houpy.
Nel 1651-52 il L. dovette ritornare in Italia, come si apprende dalle lettere pubblicate da Rasi (pp. 27 s.). A Modena, il 2 febbr. 1652, fu "attaccato alla corda in piazza, e poi fu rilasciato per il mancamento comesso l'altra sera". Il motivo della punizione non è chiaro; i documenti finora reperiti consentono di circoscrivere l'accaduto ai dissidi sorti all'interno della compagnia tra il L., Marco Romagnesi (Ottavio) e uno sconosciuto nobile veneziano che, innamoratosi della moglie del capocomico, aveva seguito la compagnia fino a Modena.
Nell'agosto 1653 il L. tornò in Francia e vi rimase negli anni successivi, fino al 1660. Alla stretta collaborazione artistica tra lui e Tiberio Fiorillo si devono la creazione e il radicamento del Théâtre-Italien in Francia. La compagnia guidata dal L. annoverava, oltre a Tiberio Fiorillo e Brigida Bianchi, anche nuovi attori: Lorenza Elisabetta Del Campo (Marinetta, moglie di Scaramuccia), Angelo Agostino Lolli (Dottore), Marco Romagnesi (Orazio), Giovan Battista Turri (Pantalone), Virginio Turri (Virginio), Beatrice Vitali (Diamantina).
Nel 1658 la compagnia recitò al Petit-Bourbon di Parigi, alternandosi con la troupe di Molière. Il 20 marzo 1658 mise in scena Rosaure impératrice de Constantinople, una pastorale magica in cinque atti, composta dal L. e trasposta dieci anni prima in francese (lo stesso anno pubblicò a Parigi l'Argument de la grande pièce intitulée La Rosaure impératrice de Constantinople). Molto apprezzate furono le scene di Giacomo Torelli, che prevedevano effetti sorprendenti (una tempesta, l'apparizione di draghi, una nuvola di fuoco), ma soprattutto l'esibizione inarrivabile di Tiberio Fiorillo, lo Scaramuccia che conquistò il pubblico con i lazzi comici della pietrificazione per paura del temporale, della irraggiungibile tavola imbandita, del terrore per la comparsa del drago. Poco dopo, la compagnia del L. allestì il Convitato di pietra, servendosi di quattro comiche per le parti delle donne sedotte da don Giovanni, ossia Luisa Gabrielli (donna Isabella), Giulia Gabrielli (donna Anna), Brigida Bianchi (la pescatrice), Lorenza Elisabetta del Campo (la sposa contadina), mentre il L. e Fiorillo vi potrebbero avere interpretato le parti dei servi, rispettivamente di don Ottavio e di don Giovanni. Nel maggio del 1659 il L. si esibì sempre a Parigi con Fiorillo e due attori francesi, Julien Bedeau e René Berthelot Duparc.
Nel 1660 il cardinale Giovan Carlo de' Medici attendeva il ritorno del L. a Firenze dalla Francia, come scrive in una lettera al duca di Parma, ma nel 1661 il L. era di nuovo in Francia per una serie di recite a Fontainebleau, con una formazione allargata ad altri attori, tra cui l'Arlecchino Giuseppe Domenico Biancolelli e Giacinto Agostino Bendinelli. L'anno successivo, Mazzarino decise di formare una compagnia stabile di comici italiani presso la sala del Palais-Royal e il L. ne fece parte. Attore molto apprezzato, nel 1665 ebbe una pensione di 1200 livres dal Tesoro reale.
Il L. morì a Parigi il 26 apr. 1671.
Fu sepolto nella chiesa del convento dei Grands-Augustins. Suo continuatore sulle scene del teatro francese fu l'Arlecchino di Giuseppe Domenico Biancolelli. L'immagine del L. si conserva nel Trivellino che insieme con Brighella appare nell'incisione di Gilles Rousselet su disegno di Charles Le Brun (Guardenti, II, p. 8 fig. 7).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, f. 5376, c. 107r; C. Cantù, Cicalamento in canzonette ridicole, Firenze 1646; F. Parfaict - C. Parfaict, Histoire de l'ancien Théâtre-Italien depuis son origine en France jusqu'à sa suppression en l'année 1697…, Paris 1753, pp. 39-51; J. Loret, La Muze historique…, III, Paris 1878, p. 61; L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, II, Firenze 1905, pp. 27-29; F. Taviani - M. Schino, Il segreto della commedia dell'arte. La memoria delle compagnie italiane del XVI, XVII e XVIII secolo, Firenze 1982, p. 458 n. 13; V. Pandolfi, La commedia dell'arte. Storia e testo, a cura di S. Ferrone, IV, Firenze 1988 (rist. anast. dell'ed. 1957-61), pp. 10, 18, 138, 404; S. Carandini, Teatro e spettacolo nel Seicento, Roma-Bari 1990, p. 150; R. Guardenti, Gli italiani a Parigi. La comédie italienne (1660-1697). Storia, pratica scenica, iconografia, Roma 1990, I, pp. 10, 13-16, 18, 37, 46, 51, 53, 81, 89, 193, 234; II, p. 8 fig. 7; V. Scott, The commedia dell'arte in Paris. 1644-1697, Charlottesville, VA, 1990, pp. 45 s., 50 s.; D. Gambelli, Arlecchino alla corte del re Sole. Dall'inferno alla corte del re Sole, Roma 1993, pp. 212-217; Ch. Mazouer, La Rosaure impératrice de Constantinople, in Papers on French seventeenth century literature, 1996, n. 23, pp. 561-574; S. Carandini - L. Mariti, Don Giovanni, o l'estrema avventura del teatro. "Il nuovo risarcito convitato di pietra" di Giovan Battista Andreini, Roma 2003, pp. 128, 203-205, 207 s., 210 s., 253, 291, 305 s., 362, 369, 372, 376-378, 380, 383; Enc. dello spettacolo, VI, col. 1582 (F. Angelini).