GUERRA, Domenico
Nacque a Valvasone, in Friuli, nella prima metà del XVI secolo, da Pietro; sono assai scarse le notizie sulla sua vita e sulla sua formazione professionale.
Intorno al 1560 si trasferì a Venezia, probabilmente insieme con il fratello Giovambattista. La rendita di beni familiari, posseduti nel paese d'origine (due case e otto campi) costituì certamente una solida base per poter avviare nella città lagunare, in società con il fratello, un'impresa tipografica. L'azienda, di cui il G. fu l'autentico animatore, risulta tra le più solide e prolifiche del Cinquecento, con più di 360 edizioni pubblicate in proprio o su commissione in oltre quarant'anni di ininterrotta attività, inferiore solamente, per quantità e qualità di impressioni, a quelle celeberrime dei Manuzio, dei Giolito e dei Giunti. Come testimoniano le sottoscrizioni, la bottega dei Guerra all'insegna dell'ippogrifo era situata nel centro della città, in calle Lunga a S. Maria Formosa.
Gli esordi dell'attività risalgono al 1560, allorché i fratelli Guerra diedero alle stampe le Rime di Bernardo Cappello, autorevole interprete del nuovo petrarchismo; nello stesso anno pubblicarono gli Amori di Ismenio "composti per Eustathio filosofo greco tradotti per Lelio Carani" e la Vita Iesu Christi del domenicano Ludolph von Sachsen. Particolarmente fruttuosa nei primi anni fu la collaborazione con il poeta e letterato Dionigi Atanagi, il quale dal 1559 risiedeva a Venezia in qualità di segretario dell'Accademia della Fama, e che a più riprese assunse le vesti di consulente editoriale della casa editrice. Egli, infatti, oltre a essere stato editore e curatore delle Rime del Cappello (dedicate al cardinale Alessandro Farnese), nel 1561 commissionò alla "Typographia Guerraea" la pubblicazione delle Rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori in morte della signora Irene delle signore di Spilimbergo, nonché quella delle Rime del veneziano Giacomo Zane. Frutto ulteriore del sodalizio con l'Atanagi è l'edizione del Libro de gli huomini illustri di Gaio Plinio Cecilio, ridotto in lingua volgare e pubblicato nel 1562, con l'aggiunta da parte dell'Atanagi di un utilissimo indice alfabetico delle cose notevoli. Nello stesso anno i Guerra entrarono in società con i Giunti di Firenze per la pubblicazione della Historia di Matteo e Giovanni Villani (l'opera ottenne la privativa della Signoria di Venezia e di Cosimo I de' Medici); nel 1563 anche la nuova edizione degli Annali di Tacito, tradotti in lingua toscana da Giorgio Dati, venne data alle stampe dai fratelli Guerra "ad instantia de gli heredi di Bernardo Giunti".
Oltre a stampare in proprio, dunque, i Guerra cooperarono con numerose altre insegne editoriali, che a loro si rivolsero per i servigi tipografici. Tra i veneziani ricordiamo F. Ziletti, B. Zaltieri, G.A. De Franceschi, M. Sessa, G. Varisco, F. Portonari, B. Lignago, mentre all'estero essi strinsero società anche con i romani B. Grassi e M. Moretti, e con A. Carrara e L. Pegolo di Palermo.
A testimonianza della professionalità raggiunta e della stima che godeva nell'ambiente, nell'aprile 1572 il G. fu eletto consigliere dell'arte dei tipografi e librai, e la casa editrice è ricordata dal Grendler come una delle cinque più importanti aziende di Venezia in quegli anni, insieme con quella dei Rampazetto, dei Sessa, degli Scoto e dei Giunti, capaci di superare la crisi economica conseguente alla peste del 1575-77. Nonostante un generale crollo delle impressioni, i Guerra furono in grado, infatti, di mantenersi su notevoli livelli di produttività per tutto il resto del secolo. Dopo avere raggiunto l'acme della loro carriera negli anni 1570-74, con oltre venti pubblicazioni annue, già dal 1578 vantavano al loro attivo dodici edizioni, mentre negli anni Ottanta ritornarono ai livelli antecedenti alla crisi. Benché l'ultima edizione sottoscritta sia datata 1607, dai dati forniti dal Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo emerge come dal 1590 l'azienda subì un notevole ridimensionamento: da quel momento, infatti, le impressioni diminuirono drasticamente fino al minimo di una sola pubblicazione annua.
Fin dai primi lavori si avverte come la copiosa produzione dei Guerra attraversa specialmente alcuni filoni, concentrandosi su determinati generi letterari. Spiccano i testi legati alle rappresentazioni musicali, fenomeno alle sue origini prettamente veneziano. Nel 1571, sulla scia dell'entusiasmo seguito alla vittoriosa battaglia di Lepanto, diedero alle stampe il Trionfo di Christo per la vittoria contra Turchi, scritto da Celio Magno, rappresentato il giorno di S. Stefano con musiche di Gioseffo Zarlino al cospetto del doge Alvise Mocenigo, sotto il cui dogado cominciarono a celebrarsi tali manifestazioni. Fino al 1597 i Guerra furono pressoché gli unici a seguire questo particolare genere: dal puntuale riscontro di A. Solerti emerge che delle 23 pubblicazioni uscite dai torchi veneziani in questo lasso di tempo, ben 21 furono sottoscritte da loro.
In campo letterario stamparono e promossero opere di elevato impegno editoriale. Nel 1567 è la volta delle Rime et prose di G. Della Casa. L'anno seguente fu data alle stampe una nuova edizione dell'Orlando furioso di L. Ariosto, in 4°, nella quale per la prima volta comparivano gli argomenti in ottava rima di L. Dolce, insieme con le allegorie di T. Porcacchi e la vita dell'autore di S. Fornari. Nel medesimo anno i Guerra ne allestirono una pregevolissima nuova edizione in 12°, in elegante e nitido carattere minuto romano, finemente ornata sul frontespizio da incisioni in legno, e con l'aggiunta finale delle Stanze a Lodovico Ariosto di Luigi Gonzaga detto Rodomonte. Altre edizioni del Furioso si registrano copiose negli ultimi trent'anni del Cinquecento, a testimoniare il successo dell'iniziativa editoriale. La poesia fu nel complesso genere prediletto dai Guerra, per i quali pubblicarono tra gli altri G.C. Cabei (1571-74), Virginia Salvi (1571), E. Valvasone (1571), L. Groto (1572), F. Beccuti (1580), M. Filippi (1586), M. Sforza (1590).
Nel catalogo compaiono altresì testi umanistici e libri religiosi di vario genere, ma l'ambito disciplinare privilegiato è quello giuridico. Nel 1568 i Guerra stamparono il Tractatus criminalis e il Tractatus singularis defensionem omnium reorum… instruens del giurista veneto G. Novello. Del 1572 è il Dictionarium iuris di Alberico da Rosate, pubblicato, rispetto alla prima edizione del 1513, con correzioni, aggiunte e note di G. Deciani. Nel 1575 venne data alle stampe la prima edizione in folio del Consiliorum sive responsorum iuris… liber tertius di G. Cefali, professore di diritto a Padova; nel 1580 le Institutiones di Giustiniano, tradotte e commentate da S. Aldobrandini. A riprova delle loro capacità imprenditoriali e dell'organizzazione dell'officina tipografica, fecero uscire quest'ultima opera in cinque diverse emissioni, quasi simultanee: una fu da loro sostenuta autonomamente, le altre quattro vennero pubblicate su commesse di D. Zenaro, di F. De Franceschi, degli eredi di M. Sessa e di G. Varisco.
L'azienda terminò nel 1607, anno in cui viene ristampato il celebre Libro intitolato il perché di G. Manfredi. In mancanza di dati certi, bisogna collocare non distante da questa data la morte del Guerra.
La marca più usata raffigura un'aquila che vola verso il cielo perdendo le piume, con il motto: "Renovata iuventus". Talvolta la marca era illustrata da uno scoglio nel mare in tempesta con il motto "Virtus deridet impetus", oppure ancora da cinque vulcani eruttanti fiamme e il motto "Vis est ardentior intus".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Decima, 1566, b. 127, n. 432; Arti, Arte libreri, b. 163, reg. 1, cc. 26v-27r; U. Guidi, Annali delle edizioni e delle versioni dell'Orlando furioso…, Bologna 1861, pp. 76-91; V. Joppi, L'arte della stampa in Friuli, in Atti dell'Accademia di Udine pel triennio 1872-75, s. 2, III (1880), pp. 9, 13; H.F. Brown, The Venetian printing press, London 1891, p. 253; A. Solerti, Le rappresentazioni musicali di Venezia dal 1571 al 1605, in Riv. musicale italiana, IX (1902), pp. 510-526; E. Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, p. 47; G. Comelli, L'arte della stampa in Friuli Venezia Giulia, Udine 1950, pp. 10, 66; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical Dictionary of the Italian printers and of foreign printers in Italy, Boston 1968, p. 297; P.F. Grendler, L'Inquisizione romana e l'editoria a Venezia. 1540-1605, Roma 1983, pp. 23, 37, 322; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, p. 405; La stampa in Italia nel Cinquecento, a cura di M. Santoro, Roma 1992, pp. 801, 813 s.; A. Serrai, Storia della bibliografia, III, Roma 1991, pp. 136, 138; Enc. della stampa, IV, p. 129; EDIT16: Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo, Roma 2001, "http://edit16.iccu.sbn.it".