PERRONI, Domenico Giuseppe
PERRONI (Perrone), Domenico Giuseppe. – Nacque a Napoli da Aniello ed Elena Serino e venne battezzato il 1° aprile 1674.
Dopo aver studiato dai gesuiti entrò nel noviziato dell’Ordine della Madre di Dio, sotto la guida del padre Antonio Mansi, prendendo i voti solenni il 23 novembre 1695. A Roma in S. Maria in Campitelli studiò filosofia e teologia, che insegnò dal 1701 al 1707. Di indole poco socievole, preferiva gli studi alla vita comune. La vocazione missionaria maturò seguendo le controversie sulla questione dei riti cinesi negli anni a cavallo tra XVII e XVIII secolo. Clemente XI, venuto a conoscenza dell’inclinazione di Perroni per la Cina, lo chiamò nel gruppo di religiosi incaricato di portare la berretta cardinalizia al legato pontificio Charles Thomas Maillard de Tournon a Macao, dove questi era trattenuto a domicilio coatto dopo il fallimento della sua missione a Pechino presso l’imperatore per condannare i riti cinesi e sconfessare i missionari gesuiti.
Il viaggio dei sei missionari, descritto dallo stesso Perroni (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 1644), si sviluppò in più tappe. Partiti il 12 ottobre 1707 da Roma, si fermarono in Inghilterra fino al 4 giugno 1708 quando salparono per il Capo di Buona Speranza. Le successive tappe furono Calcutta, Chandernagor e le Filippine e il 5 gennaio 1710 il gruppo arrivò a Macao. Tournon aveva ottenuto una certa libertà di movimento a partire dall’anno precedente, quando era giunta la notizia dell’elevazione cardinalizia. Il 17 gennaio fu celebrata la consegna della berretta, ma le autorità cinesi rinforzarono la detenzione e le condizioni del legato peggiorarono sensibilmente fino alla morte, sopraggiunta l’8 giugno 1710. In quel periodo Perroni si distinse nell’assistenza al porporato e per un atteggiamento umile e disinteressato, come Andrea Candela, segretario del legato, segnalò in seguito al generale dell’Ordine della Madre di Dio in una lettera del 3 settembre 1730. Dopo la morte di Tournon il gruppo di missionari si divise. Perroni si trasferì a Canton, dove era destinato a restare per sempre con il nome cinese di Guo Zhongzhuan abitando nella residenza dei missionari francesi del Séminaire des missions-étrangères.
Egli quindi non andò mai a Pechino né in missione nel Nord della Cina come avrebbe desiderato. Raggiunse una buona conoscenza del cinese, anche attraverso un giovane servo affidatogli da Tournon in punto di morte, tanto che poté redigere un dizionario cinese-latino restato incompleto, segnalato da Federico Sarteschi (1753, p. 254). Unico rappresentante del suo Ordine nell’eterogeneo gruppo di missionari legati alla congregazione di Propaganda Fide, non mancò di restare in contatto con il suo generale dando conto della sua attività apostolica con il racconto di conversioni di cinesi, chiedendo anche che dei confratelli lo raggiungessero, pur conscio delle limitate risorse di personale del piccolo Ordine. Per il successo delle missioni insisteva su un’adeguata formazione dei catechisti e sull’uso delle immagini. Inoltre sosteneva l’insegnamento del latino ai catecumeni cinesi.
La permanenza di Perroni in Cina non poteva non essere segnata dalla controversia sui riti e dalle polemiche con i gesuiti. Al suo arrivo si rifiutò di chiedere il piao, il permesso imperiale di restare in Cina accettando i riti cinesi, correndo il rischio di essere espulso. Nel 1715 Clemente XI promulgò la costituzione apostolica Ex illa die che confermava la condanna dei riti cinesi e imponeva anche un giuramento ai missionari, prestato da Perroni il 17 gennaio 1717. Pur obbediente alle prescrizioni romane, egli non nascose a Propaganda Fide le difficoltà poste dalla costituzione che alterava i rapporti tra i missionari, già divisi al loro interno tra gesuiti e ‘propagandisti’, e il potere imperiale. In particolare biasimò coloro che dalla Cina influenzavano Roma spingendola a decisioni improvvide e precipitose. Intanto inviò un elenco di ‘dubbi’ che le disposizioni romane facevano sorgere nel difficile equilibrio cinese. Perroni vigilò sull’ortodossia dei riti officiati dai missionari e non mancò di segnalare a Propaganda casi di «mutationi nel Pater Noster, Ave Maria, Credo et altre preci». Nel 1717 rinunciò a una missione nel Sichuan, non volendo «accomodarsi ai diversi abusi» introdotti dai missionari lazzaristi (Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide, Acta Congregationis Particularis, vol. 3, c. 9r, lettera del 17 gennaio 1717).
Nel settembre 1720 il legato pontificio Carlo Ambrogio Mezzabarba giunse in Cina con lo scopo di tentare un compromesso con l’imperatore a proposito delle disposizioni pontificie sui riti cinesi, un passo auspicato anche da Perroni. Mezzabarba arrivò a Canton il 12 ottobre 1720 portando a Perroni la nomina a protonotario apostolico, che dava l’autorità di emanare documenti autenticati, segno evidente di un’approvazione pontificia alla sua attività. Il legato fu ospite di Perroni per 17 giorni durante i quali ricevette varie personalità cinesi e Perroni fu molto impegnato negli aspetti cerimoniali e come interprete. Mezzabarba passò l’inverno a Pechino dove stabilì le otto ‘permissioni’, ovvero le deroghe alla condanna dei riti cinesi. Al ritorno si fermò altri 13 giorni a Canton, dove designò Perroni procuratore delle missioni in sostituzione di Giuseppe Cerù, dell’Ordine dei chierici regolari minori, compagno di viaggio e amico di Perroni dal loro comune arrivo in Cina, che aveva deciso di rientrare in patria.
La nuova carica era molto impegnativa per l’estensione geografica (oltre alla Cina toccava l’intera Indocina, Tonchino, Pegù, Cocincina fino alla costa del Coromandel, ma richiedeva anche contatti con Manila), nonché per la varietà degli interlocutori, originari di vari Paesi e membri di ordini diversi. «A letto senza cena dopo aver vegliato molto alla lucerna»: così Perroni definisce la sua vita al generale a Roma (Erra, 1760, p. 165). Quest’attività comportava contrasti e malintesi con alcuni missionari, pur nello sforzo di mediazione riguardo alle polemiche sui riti. Come aveva fatto il predecessore Cerù, infatti, Perroni tenne informata Propaganda Fide con relazioni annuali descrivendo in dettaglio quelle che considerava delle rilevanti deviazioni dall’ortodossia, in particolare nell’amministrazione dei sacramenti, che venivano praticate da missionari di vari ordini. Particolare attenzione dedicò agli aspetti economici, protestando per lo scarso finanziamento delle missioni cinesi da parte del dicastero missionario che rendeva spesso inutile lo sforzo dei missionari stessi. Inviò in proposito per alcuni anni alla Congregazione i bilanci della Procura cantonese, mostrando anche qualche risentimento verso Cerù, che avrebbe speso tutto il lascito di Tournon.
Con Perroni si posero le basi per un intervento in favore dei bambini abbandonati con l’obiettivo della conversione e anche della semplice sopravvivenza. Le prime iniziative furono messe in risalto presso Propaganda nel 1723 dal legato Mezzabarba. Dopo i primi modesti stanziamenti nel 1727, vi fu un sostegno economico da parte di Propaganda Fide pari a 500 scudi che permise l’impegno di un numero maggiore di personale, con una particolare attenzione alle bambine. L’altissima mortalità (superiore alla metà dei bambini) spinse all’acquisto di un terreno destinato a cimitero. Nel 1728 Perroni comprò uno stabile per farne una chiesa destinata alle donne.
L’attività di Perroni come procuratore era quindi quella di un vero e proprio funzionario periferico di Propaganda, che inviava a Roma corrispondenza e documenti dei missionari, e di un amministratore di necessità oculato costretto a centellinare le risorse che giungevano da Roma e che i missionari richiedevano soprattutto da Pechino, provocando inevitabili polemiche.
Alla fine di settembre del 1729, già afflitto dai calcoli, Perroni venne colpito da febbri. Morì a Canton all’una di notte del 14 ottobre 1729, assistito da Arcangelo Miralta appartenente all’Ordine dei chierici regolari minori, il quale lo sostituì a capo della Procura.
Duecento cristiani assistettero alle esequie e sulla tomba fu posta un’iscrizione in cinese e in latino. A Roma Cerù esaltò la vita e l’opera di Perroni con una lettera del 20 ottobre 1730 diretta al generale dell’Ordine della Madre di Dio. Nel capitolo del 1732 fu presentato un elogio di Perroni da parte di Propaganda Fide. Un cenotafio è posto nella chiesa di S. Maria in Campitelli, a Roma.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell’Ordine della Madre di Dio, f. personale P., D. e passim; Biblioteca Casanatense, Mss., 1644, ad nomen; Città del Vaticano, Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide, in particolare le serie Acta Congregationis Particularis super rebus Sinarum et Indiarum Orientalium (Acta CP); Scritture Originali della Congregazione Particolare dell’Indie e Cina (SOCP); Scritture riferite nei Congressi (SC) Indie Orientali e Cina, lettere di Perroni anche nella serie Archivio della Procura delle Missioni di Macao, Canton e Hong Kong ancora non consultabile (cfr. Metzler, 1985); Archivio segreto Vaticano, Fondo Albani, vol. 257, cc. 294r-306v e passim; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatini, 1115, cc. 568r-656v e passim; G.C. Fatinelli, Relazione della preziosa morte dell’Eminentissimo e reverendissimo Carlo Tomaso Maillard di Tournon, Roma 1711; F. Sarteschi, De scriptoribus Congregationis clericorum regularium Matris Dei, Romae 1753, pp. 251-255; C. Erra, Memorie de’ religiosi per pietà, e dottrina insigni della Congregazione della Madre di Dio, II, Roma 1760, pp. 150-175.
F. Ferraironi, Tre secoli di storia dell’Ordine della Madre di Dio, Roma 1939, pp. 321, 397; I manoscritti palatini della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, III, 1, a cura di P.L. Rambaldi - A. Saitta Revignas, Roma 1950, pp. 252, 258 s.; F. Margiotti, Il cattolicismo nello Shansi dalle origini al 1738, Roma 1958, ad ind.; Id., Le missioni cinesi nella tormenta, in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, a cura di J. Metzler, II, Rom-Freiburg-Wien 1973, pp. 991-1023; J. Metzler, Das Archiv der Missionsprokur der Sacra Congregatio de Propaganda Fide in Canton, Macao und Hong Kong, in La conoscenza dell’Asia e dell’Africa in Italia nei secoli XVIII e XIX, a cura di A. Gallotta - U. Marazzi, II, Napoli 1985, pp. 75-139, ad ind.; G. Di Fiore, La legazione Mezzabarba in Cina (1720-1721), Napoli 1989, ad ind.; M. Ripa, Giornale (1705-1724), a cura di M. Fatica, I-II, Napoli 1991-1996, ad ind.; G. Di Fiore, Il presunto avvelenamento del cardinal Tournon e la traslazione del suo cadavere da Macao a Roma, in Studi settecenteschi, IV (1998), pp. 9-43; Id., Strategie di evangelizzazione nell’Oriente asiatico tra Cinquecento e Settecento, in Il cammino dell’evangelizzazione. Problemi storiografici, a cura di G. Martina - U. Dovere, Bologna 2001, pp. 154 s.; Guida delle fonti per la storia dell’Africa del Nord, Asia e Oceania nell’Archivio Segreto Vaticano, a cura di F. Di Giovanni - S. Pagano - G. Roselli, Città del Vaticano 2005, p. 198.