GALLO, Domenico
Nacque probabilmente nei primi decenni del Cinquecento; della sua vita si sa ben poco e le indicazioni più significative provengono dalle numerose mappe da lui redatte. La mappa più antica con la sua firma è datata 1552, l'ultima risale al 1574. Non è noto se apparteneva a una famiglia veneziana o veneta; sappiamo solo, sulla base della condizione di decima presentata dal G. nel 1567, che a quella data abitava a Venezia a S. Marcilian nel sestiere di Cannaregio e che disponeva di alcune piccole proprietà - una casetta e pochi campi - e qualche livello a Portogruaro e a Noale.
Vari indizi fanno comunque pensare che appartenesse a una famiglia tradizionalmente legata all'esercizio della perticazione e dell'agrimensura, ma del padre Gerolamo non si sa nulla. Presso l'Archivio di Stato di Venezia è conservata una mappa datata 1517 e firmata Domenico Gallo, probabilmente uno zio del G., così come si trovano alcuni disegni di mano di Bernardino Gallo, forse un figlio o un nipote, collocabili tra gli anni 1560-70.
Generalmente nei cartigli delle mappe il G. si autodefinisce "pertegador", "estimador" o "disegnator", ma in un caso, nella pianta del monastero di S. Angelo e del convento di S. Cipriano a Murano datata 1569, è identificato come architetto, quindi non un semplice "pratico", dedito a una professione che risultava svilita - come scrive Tommaso Garzoni - dalla sua matrice rurale e dall'uso della pertica.
Del grande fervore professionale sono testimonianza le mappe - a volte giunte a noi in copia - conservate nell'Archivio di Stato di Venezia, nella Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia e negli archivi delle Comunità suddite.
I disegni conciliano l'approccio tradizionalista - ovvero il rigore matematico, la precisione grafica, la stringatezza associata alla ricchezza informativa - con una raffinata sensibilità pittorica e decorativa. In tal modo il G. seppe stendere mappe che in alcuni casi giungono alla dignità di vere e proprie opere d'arte: il disegno dell'isola di Sant'Erasmo, datato 1552, rivela raffinatezza cromatica, amore per l'ornamento, cura del particolare, ricchezza di dettaglio, attenzione per il paesaggio e la prospettiva.
Il disegno del 1552 e la "Mappa di terre in territorio di Chiarano", dello stesso anno, sono le prime testimonianze della sua attività. Oggetto delle sue rappresentazioni è il territorio veneto e friulano, in particolare la laguna e il Mestrino, il Trevigiano, il Polesine, il Vicentino, il Colognese e il Veronese; nei cartigli di queste mappe il G. si definisce sovente "perticatore ed estimatore pubblico" e a tale proposito si può supporre che i suoi lavori avessero valore legale. In tale ruolo il G. operò per alcuni uffici veneziani come i provveditori sopra Camere, i podestà e capitani di Terraferma, alcune magistrature suddite - in questo caso si tratta di interventi finalizzati a operazioni di estimo - ma soprattutto per incarico di privati, e, tra questi, nobili veneziani o sudditi ed enti ecclesiastici.
In particolare proprio questi ultimi costituivano la committenza più importante, dal momento che dalla metà del Cinquecento monasteri e conventi procedettero intensamente alla stima dei loro beni; il G. lavorava per le monache di S. Lorenzo e di S. Anna di Venezia, per il monastero dei Borgognoni di Treviso, per il monastero di S. Angelo e il convento di S. Cipriano di Murano, ma ottenne committenze anche dalla chiesa di S. Margherita e di S. Belin di Pressiana nel Rodigino e dalla Scuola Grande di S. Rocco di Venezia.
Tra i committenti veneziani si possono ricordare i Priuli e i Donà, ma soprattutto i Cavalli, per i quali il G. procedette alla perticazione e alla rappresentazione grafica delle terre acquistate nel 1564 in pertinenza di Camisano - territorio vicentino -, lasciando forse una delle sue opere più preziose.
Inoltre dal 1562 al 1574 rivestì l'ufficio di perito ordinario della magistratura dei provveditori sopra Beni inculti, con l'incarico quindi di stendere - dopo avere ispezionato l'area interessata - una relazione sui progetti di bonifica avanzati dai proprietari fondiari nelle loro "suppliche" di acqua. In tale ruolo e con la collaborazione di un secondo perito, definito "straordinario", tra i quali si possono ricordare Bartolomeo Galese, Antonio Glisente detto Magro e Pompeo Canepari, il G. ottenne numerosi incarichi occupandosi, ad esempio, delle richieste di acqua dei nobili veronesi Campagna, Martelli, Dondonini e Marcobruni e dei vicentini Valmarana, Godi, Da Porto e Bissaro. L'ultimo incarico affidato al G. è dell'agosto 1573, quando fu inviato a Isola della Scala nel Veronese per esaminare il progetto presentato da Gerolamo Campagna. L'8 luglio 1574 presentò ai provveditori la relazione sulla richiesta di acqua dei Dondonini al fine di fare risaie nelle loro terre di Povegliano e corredò il documento con una mappa, che non ci è giunta; dopo questa data non si hanno più notizie del Gallo.
Il figlio Gerolamo - che dal 1577 appare tra i periti dei provveditori sopra Beni inculti - sostituì il padre nell'ufficio di perito ordinario della magistratura dei tre provveditori sopra Beni inculti; anche lui si definiva architetto, e fu autore di mappe, collaborando tra gli altri con Cristoforo Sorte e Gio. Francesco Galese. Viene ricordato soprattutto per uno scritto in materia di acque a lui richiesto dalla magistratura dei savi ed esecutori alle Acque su un progetto di Alessandro Bentizzuoli, Tommaso Cortivo e Gio. Alvise Galese per la navigazione del Brenta.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Dieci savi alle Decime, b. 1, n. 1144; Provveditori sopra Beni inculti, b. 262, nn. 3, 22, 26, 30, 38, 269, 273, 407, 409; Misc. Mappe, nn. 109, 258, 261, 335, 347, 659, 669, 677, 741, 925, 957, 1207; Savi ed esecutori alle Acque - Serie Laguna, n. 19; Genio civile, I, n. 3; Giudici di petizion, n. 1; Provveditori sopra Beni inculti, mazzo 24 B; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. P.D. C. 851/5; Catalog. Cartografico, 36; Antichi scrittori di idraulica veneta, I, Marco Cornaro (1412-1464), in Scritture sulla laguna, Venezia 1919 (rist. anast. ibid. 1987), p. 52; L. Garbin, "Chologna", in un disegno del perito G. D., in La Mainarda. Rivista di cultura arte storia ed economia di Cologna Veneta e del comprensorio, II (1978), 6, pp. 233-235; G.F. Viviani, Dizionario dei cartografi veronesi (secc. XV-XIX), in "Misurare la terra". Agrimensura e cartografia, catasti e catastici a Verona dall'età romana ai giorni nostri, Verona 1992, p. 464; D. Gasparini, "Il general dissegno" della campagna trevigiana. Estimo ed agrimensori fra innovazione e tradizione, in Montebelluna, storia di un territorio. Cartografia ed estimi tra Sei e Settecento, Venezia 1992, p. 23; La laguna di Venezia, Verona 1996, pp. 18 s.