FOSSATI, Domenico
Ultimo figlio di Giorgio Domenico, architetto, incisore ed editore, e di Felicita Caccia, nacque a Venezia, nella parrocchia di S. Benedetto, nel 1743.
Fece il suo apprendistato a Venezia sotto la guida del padre, il quale gli diede i primi rudimenti oltre che della pittura anche dell'architettura e dell'incisione, e di questo insegnamento il F. si ricordò soprattutto nella realizzazione di ornati, affreschi e prospettive: spirito estremamente versatile si dedicò infatti sia alla pittura, specializzandosi soprattutto nelle quadrature, sia alla scenografia.
Intorno al 1755 fu iscritto all'Accademia veneta di pittura, dove seguì quadratura e prospettiva; uno dei suoi maestri fu P. Longhi.
Nel 1770 circa sposò Lorenza Dolfin che gli diede un figlio, Giorgio, anch'egli pittore.
Cominciò la sua attività giovanissimo operando contemporaneamente come scenografo, "apparatore" di feste pubbliche insieme con il padre e pittore di ornati a fianco di grandi nomi del tempo quali G.D. Tiepolo e J. Guarana.
In campo teatrale dipinse le scene per i maggiori teatri veneziani, soprattutto per S. Samuele, ininterrottamente dal 1764 fino al 1784 (per un elenco completo delle oltre sessanta opere teatrali curate dal F. si veda Palumbo Fossati, 1970, pp. 116-119). Si ricordano in particolare le favole di C. Gozzi e alcune opere in prima esecuzione quali Il convito di D. Cimarosa (1782) e Lo sposo di tre e marito di nessuna di L. Cherubini (1783).
Pittura e scenografia si fusero sempre nella sua attività: a una pittura di paesaggio, con sfondi luminosi e architettonici, a volte con accorgimenti prospettici di stretta derivazione bibienesca, si mescolava un ambiente scenico ricco di continui giochi tonali e cromatici.
Feconda e assidua fu pure la sua attività al di fuori del teatro nel campo della pittura di ornati e affreschi di chiese, ville, palazzi. Nel 1762 circa dipinse ad affresco la cappella di S. Carlo nella prepositurale di S. Maria del Sasso a Morcote; intorno al 1770 fu a Udine per qualche anno e dipinse per il teatro (distrutto durante la prima guerra mondiale) e per alcuni palazzi signorili tra cui quelli di Brazzà, Antonini (ora Banca d'Italia) e de Pace. Attivo anche nel territorio oltre che a Venezia, fu l'artefice delle quadrature delle pareti e dei soffitti del salone di palazzo Linussio a Tolmezzo (1770) e del soffitto con il Martirio di s. Stefano della chiesa parrocchiale di Martellago, presso Mestre, dove disegnò le architetture insieme con il figurista G.D. Canal (1770-77). Collaborò come quadraturista insieme con J. Guarana alla decorazione del soffitto della chiesa di S. Teonisto a Treviso (1773), affreschi andati distrutti durante un bombardamento nel 1944. Lavorò, secondo il Cicogna (1827, p. 268), nel teatro alla Scala di Milano e in quelli di Monza e Graz; inoltre, incendiatosi nel febbraio 1773 il teatro S. Benedetto a Venezia, presentò un progetto che non venne accettato in quanto giudicato estremamente costoso, ma fu sicuramente molto lodato (ibid., p. 267). Nell'Archivio cantonale di Bellinzona (Fondo Fossati, 1/59), è conservato un disegno di uno "Spacato per lungo di tutto un teatro" (Palumbo Fossati, 1970, fig.93) recante l'autografo del F. che potrebbe essere forse parte del progetto per il S. Benedetto.
Ormai famoso, fu chiamato con il padre nel gennaio del 1782 per allestire un'imponente rappresentazione festiva in piazza S. Marco per la visita alla città lagunare del granduca e della granduchessa di Russia che viaggiavano sotto il nome di conti del Nord; i due artisti progettarono per quell'occasione un arco trionfale ligneo, un palazzo a due piani pure ligneo e cinque carri trionfali (Cicogna, 1827, p. 268). Il 19 maggio dello stesso anno il F. disegnò una pomposa loggia eretta in campo dei Ss. Giovanni e Paolo per la visita e la solenne benedizione del pontefice Pio VI alla città di Venezia. Sia il disegno della loggia sia il prospetto generale della piazza S. Marco con relativo arco trionfale, gradinate intorno e carri trionfali furono dati alle stampe, e in entrambi A. Codognato figura come inventore degli apparati, il F. come artefice del disegno e G. Leonardis come incisore.
Adornò la sala del palazzo Gidoni a S. Giovanni Decollato (1776), operò come quadraturista nel palazzo Rizzo-Patarol alla Madonna dell'Orto(1782 circa), nel palazzo Corner a S. Cassan, nel palazzo Barbarigo a S. Maria del Giglio (1775) e nel palazzo Contarini del Zaffo, sempre a Venezia, dove fece le quadrature degli affreschi di G.D. Tiepolo e J. Guarana (1784), dipingendo anche nel contiguo casino degli Spiriti, meta di convegni letterari e mondani. E fu proprio lavorando alle decorazioni di quest'ultimo palazzo, per le feste della nomina a cavaliere di S. Marco di Alvise Contarini conte del Zaffo, che ebbe un tragico incidente cadendo da una impalcatura il 23 luglio del 1784.
La caduta gli procurò una rovinosa frattura, e di lì a pochi giorni, il 14 ag. 1784, morì. Fu sepolto nella chiesa della Madonna dell'Orto ai piedi della cappella Contarini. Si conservano numerosi disegni, schizzi e bozzetti relativi alla sua breve ma intensa attività (Palumbo Fossati, 1970, p. 124).
Tra i suoi allievi si ricordano il nipote "ex sorore" Cipriano Pelli, pittore teatrale, Francesco Chiarottini, pittore di Cividale del Friuli epigono del Tiepolo, e Lorenzo Sacchetti, pittore teatrale e di affreschi.
Fonti e Bibl.: Bellinzona, Arch. cantonale, Fondo Fossati; G. De Renaldis, Della pittura friuliana, Udine 1798, p. 96; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, pp. 267-269; F. Maniago, Guida di Udine, Udine 1839, p. 50; G. Moschini, Dell'incisione in Venezia, Venezia 1924, p. 127; M. Guidi, Diz. degli artisti ticinesi, Roma 1932, p. 133; C. Garibotto, Spettacoli lirici al Filarmonico nel Settecento, in Atti e memorie dell'Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, XII (1935), pp. 55 s.; G. Lorenzetti, Le feste e le maschere veneziane…, Venezia 1937, pp. 38, 40 s., 45; E. Povoledo, La scenografia architettonica del Settecento a Venezia, in Arte veneta, V (1951), pp. 126-130; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 93 s.; E. Povoledo, in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 562-564; U. Donati, Artisti ticinesi a Venezia dal XV al XVIII secolo, Lugano 1961, pp. 66 s.; C. Palumbo Fossati, I Fossati di Morcote, Bellinzona 1970, pp. 115-128; Id., in Presenza ticinese a Venezia, Lugano 1977, s.v.; L. Padoan Urban, Il carnevale veneziano, in Storia della cultura veneta, 5, Il Settecento, I, Vicenza 1985, pp. 631-645; Francesco Fontanesi 1751-1795. Scenografia e decorazione nella seconda metà del Settecento (catal.), a cura di C.M. Pigozzi, Reggio Emilia 1988, ad Ind.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 239.