FERRERIO (Ferrero, Ferrari, Ferreri), Domenico
Non si conosce l'anno di nascita del F., fonditore romano, allievo del bolognese B. Torrigiani (Baglione, 1642). L'apprendistato del F. avvenne probabilmente tra il 1585 e il 1590 ed è possibile che abbia eseguito i suoi primi lavori nell'ambito di una delle molte iniziative avviate nella Roma di papa Sisto V.
F. Martinelli (1660-1663 c., pp. 323, 331) lo dice autore delle fusioni della statua di S. Pietro sulla colonna Traiana, dei busto di Sisto V (oggi nella cattedrale di Treia) e degli ornamenti sulla guglia dell'obelisco vaticano, sebbene si tratti di attribuzioni che non trovano riscontro negli studi più recenti, che assegnano i primi due di questi lavori alla mano del Torrigiani (cfr. Roma di Sisto V. Le arti e la cultura, catal., a cura di M. L. Madonna, Roma 1993, pp. 405-409).
Secondo il Baglione (1642), il F. eseguì il busto di Clemente VII collocato sulla porta dell'antica sacrestia di S. Giovanni in Laterano; tuttavia nei pagamenti effettuati nel 1595 a T. Landini, autore del modello, non viene menzionato il suo intervento (S. Pressouyre, Nicolas Cordier..., Rome 1984, II, pp. 456 s.).
Alla morte del Torrigiani (1596) il F. divenne stretto collaboratore di Orazio Censore, il nuovo fonditore camerale; il legame professionale venne inoltre cementato dall'unione della figlia del Censore, Ersilia, con il nipote del F., Angelo Pellegrini, anche lui fonditore (Baglione, 1642). Nel dicembre del 1600 il F. fu saldato, insieme col Censore e G. Laurenziano, per lavori in bronzo nel coro della chiesa di S. Cecilia in Trastevere (Nava Cellini, 1969).
Fu tuttavia sotto il pontificato di Paolo V che il F. e il Censore ricevettero le maggiori commissioni. Proprio per la cappella Paolina in S. Maria Maggiore, secondo il Baglione (1642), essi eseguirono la fusione di tutte le "opere di metallo" per l'altare maggiore progettato nel 1609 da P. Targone; ossia le figure degli angeli modellati da G. Berthélot e da C. Mariani, il rilievo con il Miracolo della neve di S. Maderno ed altri lavori ancora.
Tale attribuzione venne ripresa, ma limitatamente alla figura del F., dal Titi (1674) e dal Pascoli (1736), che gli assegnarono solo la fusione delle sculture sul timpano, e dal Martinelli (1660-1663 c., p. 105); l'attribuzione del Baglione al F. è stata tuttavia messa in dubbio sulla base di un documento secondo cui nel gennaio 1611 in casa del Targone furono eseguiti "li getti delle statue di bronzo" della Paolina (cfr. J. A. F. Orbaan, Documenti sul Barocco in Roma, in Miscellanea della R. Società romana di storia patria, VI [1920], p. 182; Dorati, 1967; Burns, 1980).
Nel corso del 1613 il F. ricevette pagamenti per la fusione della statua raffigurante la Vergine col Bambino posta sulla colonna antistante la facciata di S. Maria Maggiore (Bertolotti, 1885, p. 188; Montagu, 1989, pp. 60, 205 nn. 48 s.), lavoro realizzato, in collaborazione col Censore, su modello del Berthélot (Baglione, 1642). Per la medesima basilica romana esegui anche alcune non meglio identificate "opere di metalli indorati, che adornano quei bellissimi credenzoni" in sacrestia (ibid.). Dal 1618 al 1621 il suo nome compare, sempre accanto a quello del Censore, nei mandati di pagamento per la fusione della porta bronzea del "portone novo pel palazzo Vaticano sotto l'horologio" (Bertolotti, 1885, p. 188).
Dopo la morte del Censore il F. è ancora ricordato per aver realizzato i "due putti, che tengono il regno" (Baglione, 1642), facenti parte del monumento con il busto di Urbano VIII realizzato nel 1625 per il refettorio della Ss. Trinità dei Pellegrini, e poi sostituito da un busto in gesso (Vasco Rocca, 1979).
Morì a Roma nel 1630 (Baglione, 1642).
Il Baglione ricorda inoltre che il F., per conto del cardinale Ottavio Parravicini, esegui la fusione di "tutte le opere di bronzo che adornano il ciborio" (ibid.) della chiesa dei Ss. Bonifacio e Alessio (Martinelli, 1660-1663 c., p. 13; Zambarelli, 1924, p. 57), e che realizzò due tabernacoli, entrambi dispersi, "in bronzo con pietre dure, e tenere", l'uno per la chiesa di S. Ambrogio della Massima e l'altro per S. Margherita in Trastevere. Sempre il Baglione menziona altre opere di mano dei F.: alcuni non meglio specificati lavori per il cardinal G. Sannesio; la fusione di sei figure in argento, poi inviate a Cracovia, su disegno di Ambrogio Buonvicino e su commissione del cardinale G. Bernieri, oltre alle "due figure di argento, l'una di S. Domenico, e l'altra di S. Chiara" per il cardinale Odoardo Farnese; si tratta di commissioni quasi tutte riconducibili ai primi venti anni del sec. XVII.
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le nove chiese di Roma [1639], a cura di L. Barroero, Roma 1990, ad Ind.;Id., Le vite de' pittori..., Roma 1642, pp. 213 s.; F. Martinelli, Roma ornata dall'architettura, pittura e scultura [1660-1663 c.], in Roma nelSeicento, a cura di C. D'Onofrio, Roma 1969, adInd.;F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese di Roma [1674], a cura di B. Contardi-S. Romano, Firenze 1987, I, ad Ind.;P. A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, p. 132; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, II, Roma 1736, p. 413; F. Titi, Descriz. delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, ad Ind.;A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato pontificio in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Bologna 1885, pp. 151, 188, 190; A. E. Brinckmann, Barockskulptur, Entwicklungsgeschichte der Skulptur in den romanischen und germanischen Ländern seit Michelangelo bis zum 18. Jahrhundert, II, Berlin 1920, pp. 221, 270; P. L. Zambarelli, Ss. Bonifacio e Alessio all'Aventino, Roma1924, p. 57; G. Fiocco, C. Mariani, in Le Arti, III (1940-41), p. 82; M. C. Dorati, Gliscultori della cappella Paolina in S. Maria Maggiore, in Commentari, XVIII (1967), p. 237 n. 30; A. Nava Cellini, Stefano Maderno, Francesco Vanni e Guido Reni in S. Cecilia in Trastevere, in Paragone, XX (1969), 227, pp. 24, 34, 39 n. 15; L'effimero barocco. Strutture della festa nella Roma del '600, (catal.), a cura di M. Fagiolo Dell'Arco-S. Carandini, Roma 1977, I, p. 43; S. Vasco Rocca, Ss. Trinità dei Pellegrini, Roma 1979, p. 52; R. C. Burns, Camillo Mariani: catalyst of the sculpture of the Roman baroque, Ph.D., Johns Hopkins University 1980, p. 28; A. Nava Cellini, La scultura del Seicento, Torino 1982, p. 223; J. Montagu, Roman baroque sculpture, New Haven-London 1989, ad Ind.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 473.