FABRIS, Domenico
Nacque a Osoppo (Udine) l'11 nov. 1814 da Silvestro, pittore dilettante (Faleschini, 1968), e da Pasqua Lenuzza.
Non si deve confondere con suo cugino Domenico, figlio di Pietro e soprannominato Menone di Osoppo, pure pittore, sulle cui opere non esiste documentazione scritta. Citiamo qui l'inedita tela Madonna con Bambino (1864) della parrocchiale di Chiusaforte, in cui si firma "Gio: Domenico di Pietro Fabris di Osoppo", e i due stendardi della medesima chiesa, pure firmati.
Non va neppure identificato, come è stato fatto dai più, con Domenico, figlio di Antonio (cfr. Thieme-Becker; V. Rossitti, Dizionario degli incisori friulani, Udine 1981, p. 35, e in questo Dizionario, s. v. Fabris, Antonio).
Stimolato da una famiglia con la propensione per l'arte (anche il nonno aveva dipinto da dilettante; Faleschini, 1925, p. 289), il F. frequentò l'Accademia di Venezia con lode; conseguì anche alcuni premi. A 17 anni dipinse Saul che viene ammansito dall'arpa di David (Ibid., fig. p. 290), grande tela conservata in casa dal figlio Enrico fino al 1917 e perduta durante l'invasione austro-tedesca insieme con l'intero studio.
Dimorò per lungo tempo a San Daniele (da dove nel 1848 inviava viveri e denaro ai difensori del forte di Osoppo, assediato dagli Austriaci), ma trascorse gran parte dell'esistenza nella natia Osoppo.
Il F. continuò a lavorare fino a tarda età (82 anni circa), e la sua attività artistica fu molto feconda: specializzato nell'affresco a carattere sacro, si dedicò anche ai temi patriottici e mitologici ed alla ritrattistica. Sono molti gli affreschi del F. presenti in Friuli, in Austria e in Slovenia, sebbene alcuni siano stati distrutti dal terremoto del 1976, tuttavia la critica si è occupata poco della sua arte.
Ugo Ojetti lo ricordò come uno dei migliori freschisti d'Italia del periodo risorgimentale (Ibid., p. 290); nel panorama di "presenze di artisti mediocri che rielaborarono modelli classici o barocchi, talora anche con una certa 'romantica' piacevolezza, ma sempre con stanca enfasi ripetitiva", il F. fu sicuramente in Friuli "il più celebre e il più fecondo continuatore di questa tradizione" (Menis, 1984, p. 118).
Opera giovanile sono gli affreschi della chiesetta di S. Rocco a Osoppo (1845-1847): Deposizione, gravemente deteriorata, nella lunetta esterna sopra il portale; all'interno Trinità attorniata da angeli, Quattro evangelisti, Episodio della vita di Gesù, Episodio della vita di S. Rocco, Vergini e Martiri, Annunciazione, Assunzione; a un altare, in luogo della pala, Vergine con Bambino e ss. Silvestro e Rocco. Ancora a Osoppo, nella chiesa di S. Maria ad Nives, si trovavano alcuni affreschi non datati, ma ascrivibili alla tarda attività del F.: Virtù cardinali (sopra il portale) e Apoteosi di s. Colomba (una delle tre lunette del soffitto) che doveva forse essere completata da altri episodi della vita della Vergine aquileiese protettrice della fortezza di Osoppo (Faleschini, 1972, p. 28), distrutti nel 1976; si sono invece salvate le tele a olio della Via Crucis e il S. Antonio tra gli angeli.
Al 1849 si ascrivono per la parrocchiale di Postumia (od. Slovenia) gli episodi della Vita di s. Stefano protomartire, la Natività e la Presentazione al tempio; qui una lapide ricorda la data di esecuzione e il nome dell'artista ("Fabris utinensis"), cui l'opera sarebbe stata commissionata per 400 fiorini dall'imperatrice Maria Anna.
Nel 1852 il F. operò a Udine, dove nel soffitto della sala dei divani di palazzo Mangilli affrescò Irene di Spilimbergo alla scuola di Tiziano (firmato e datato) che, per quanto convenzionale, dimostra le indubbie capacità del suo autore (Bergamini, 1983, p. 113).
A questi stessi anni dovrebbero risalire gli affreschi del teatro sociale (restaurato nel 1859) con Scene della vita della donna, perduti nell'incendio occorso durante la guerra 1915-1918.
Nel soffitto della cappella della Beata Vergine degli Angeli del duomo di Gemona affrescò nel 1854 i Dottori della Chiesa (medaglioni staccati nel 1920 e collocati nella chiesa della Madonna di Fossale), "lavoro geniale pel disegno e pel colorito" (Baldissera, 1891, p. 53), e due Angeli (staccati e collocati dopo il 1920 sopra l'altare di S. Michele).
Gli angeli sembrano essere i soggetti prediletti dall'artista, insieme con le figure femminili per i primi, notazione curiosa è la costante presenza del tricolore in nastri e velamenti, a testimonianza dell'acceso spirito patriottico del Fabris.
A Enemonzo, nella pieve dei Ss. Ilario e Taziano (in parte crollata nel 1976), il F. dipinse l'Ascensione (1855) e Gesù nell'orto degli ulivi (1856), del quale sono perdute le figure del Cristo e dell'Angelo (La conservazione..., 1983, p. 41). Fu di nuovo a Gemona nel 1856 per affrescare nella chiesa della Madonna di Fossale Papa Pio IX nell'atto di definire il dogma dell'Immacolata concezione (8 dic. 1854), opera perduta (1976). Più tardi, nel 1874, vi sarebbe ritornato per affrescare il soffitto del santuario di S. Antonio con la Gloria di S. Antonio (fig. in Faleschini, 1925, p. 291), pure perduto (1976).
Spostandosi nella bassa friulana, il F. dipinse il soffitto della parrocchiale di Varmo con due tondi, S. Lorenzo e S. Marco, e un ovale, Ss. Ermacora e Fortunato (1858), ulteriore esempio della sua bravura compositiva nei gruppi di figure. Di nuovo a Udine, nel 1859 eseguì in un soffitto del palazzo arcivescovile La missione di S. Ermacora, "freddo e impersonale"; sarebbero suoi pure alcuni ritratti di Patriarchi nella sala del trono (Bergamini, 1983, p. 325). Una tela della parrocchiale di S. Stefano a Sedegliano fu eseguita per l'altare dedicato ai ss. Ambrogio, Carlo e Lucia (1859). Al 1860, data del completamento interno della chiesa di S. Maria della Neve a Ursinins (Buja), si può ascrivere l'affresco con la Gloria di Maria santissima e miracolo della neve. Nel duomo di Palmanova l'affresco con la Madonna della Salute (1861) allude al voto formulato dalla città durante l'epidemia di colera (1855); si conserva qui pure una tela con il Redentore. A ricordo della stessa epidemia il F. dipinse la pala per la chiesa della Trasfigurazione di Moggio, salvata dal terremoto del 1976.
Negli anni 1866-1867 soggiornò a Trieste, dove affrescò il soffitto del teatro Armonia (demolito nel 1910) e la cappella della villa del barone Pasquale Revoltella con episodi della Vita di s. Pasquale, opera accuratissima in cui è evidente l'intento di superare schemi e atteggiamenti convenzionali, considerata tra i lavori più importanti del F.; i cartoni preparatori sono conservati presso i Civici Musei di Trieste.
Al 1867 si ascrive il soffitto di un altro teatro, il Sociale di Gemona, con immagini mitologiche e classiche delle Arti (fig. in Faleschini, 1925, p. 293), perdute (1976). Nello stesso anno il F. affrescò la Gloria di Maria Vergine bambina nella chiesa di Madonna di Strada a San Daniele, dove, nel duomo, si trova una sua copia della Trinità di G. A. Pordenone, eseguita nel 1870 per sostituire l'oriffinale molto degradato. Alla stessa epoca potrebbero risalire gli affreschi della chiesetta dei Ss. Carlo e Antonio di Laipacco (Tricesimo), di proprietà privata, restaurata nel 1870, con la Resurrezione di Cristo, le Tre Virtù teologali e la Giustizia e gli Evangelisti.
Le ultime opere datate dei F. sono la grandiosa composizione per la parrocchiale di Carlino (Codroipo), che lo impegnò per quattro anni e fu conclusa nel 1891, con episodi della Vita di s. Tommaso Apostolo, l'Assunta, Davide e Isaia, la Ss. Trinità, la Presentazione di Maria al tempio, l'Annunciazione, la Nascita di Gesù, e Vergini e martiri a completamento; e, per la parrocchiale di Madonna di Buja, il soffitto con La caduta degli angeli ribelli, una delle sue opere migliori (ill. in Faleschini, 1925, p. 295), l'Assunta e tutti i santi (1893).
Altre opere del F. per le quali non vi è possibilità di stabilire una datazione sono: Madonna e santi, affresco della parrocchiale di Avilla di Buja (staccato nel 1953); I dannati ricacciati agli inferi da S. Michele, affresco della chiesa di S. Michele Nuovo a Braulins (la costruzione fu iniziata nel 1862), perduto; figure sopra le arcate (perdute) e la pala di S. Giuseppe nella chiesa di S. Spirito a Ospedaletto presso Gemona (Baldissera, 1891, p. 84; rifatta e ampliata nel 1851, quasi distrutta nel 1976 e ricostruita); due grandi affreschi con l'Assunzione della Vergine e l'Ascensione di Cristo circondato dagli apostoli nella chiesa di Sedilis (Tarcento); Trieste non ancora liberata (in vesti di donna incatenata) e gli Artefici dell'Unità d'Italia (Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi e Mazzini), affresco in un palazzo di Gemona (già proprietà Piemonte; Faleschini, 1925, p. 294); S. Filomena rifiuta i doni di Diocleziano, a San Daniele in casa già Farlatti (Id., p. 292); Sacra Famiglia al centro della loggetta del municipio di Osoppo (distrutto, 1976); qui, nella casa natale del F., restano, sbiadite, le Quattro stagioni.
Sono genericamente segnalate opere del F., per le quali non v'è riscontro, a San Giorgio di Nogaro (Ibid., p. 295); nella provincia di Zagabria (Saccomani, 1878); a Gorizia nel palazzo già del conte Giacomo Ceconi di Montececcon con episodi della vita del conte (Faleschini, 1925, p. 294); a Lonigo Veneto nella villa dei principi Giovanelli (Ibid., p. 295).
Molti ritratti ed altre tele sono conservati da privati e da famiglie amiche dei F., che soleva lasciare in dono ai committenti i modelli (da soli formerebbero una galleria; cfr. Picco, 1881-1896).Il F. morì a Osoppo il 29 ott. 1901. Malgrado la buona preparazione accademica, la solidità d'impianto e la sicurezza di modi che gli valsero molti riconoscimenti nel secolo scorso, la pittura del F. viene talvolta citata come esempio dell'impoverimento artistico che segna la fine della grande stagione dell'affresco in Friuli (La conservazione..., 1983, p. 41).
Fonti e Bibl.: Udine, Biblioteca civica, A. Picco, Scritti vari (1881-1896), ad Indicem; Teatro d'Udine restaurato, Udine 1853, p. 2; Gazzetta di Venezia, 1859, n. 34; M. Saccomani, Il ristauro della loggia comunale e gli artisti friulani, Udine 1878, p. 34; Di alcune opere d'arte in San Daniele del Friuli. Inediti documenti raccolti e pubblicati da V. Joppi, Udine 1885, p. 15; V. Baldissera, Da Gemona a Venzone. Guida storica e artistica, Gemona 1891, pp. 53, 63, 66, 69, 84; G. Costantini, Friulani poco noti o dimenticati, Udine 1904, pp. 47-53; D. Pancini, La parrocchia di Carlino, Udine 1910, pp. 29 s.; G. Bragato, Da Gemona a Venzone, Bergamo 1913, p. 98; A. Faleschini, D. F., in La Panarie, II (1925), pp. 289-296; G. Vale, S. Colomba e la pieve di Osoppo, Udine 1927, pp. 144, 147 s., 157; D. F., in Il Popolo del Friuli, 27 sett. 1933; G. Vale, La chiesa di S. Maria diFossale a Gemona, Gemona 1943, p. 11; G. Biasutti, Storia e guida del palazzo arcivescovile diUdine, Udine 1958, pp. 17, 33; G. Marchetti, Gemona e il suo mandamento, Udine 1958, pp. 75, 112, 117; C. Mutinelli, L'arte a San Daniele del Friuli, in P. Paschini-C. Mutinelli-E. Patriarca, San Daniele del Friuli, San Daniele 1958, p. 29; G. Marchetti, Il Friuli: uomini e tempi, Udine 1959, p. 754; P. Menis, La chiesa della Madonna di Ursinins 1664-1964, Udine 1964, p. 26; A. De Benvenuti, Iconografia risorgimentale, Udine 1966, pp. 11, 39, 57; V. Zoratti, Codroipo. Ricordi storici, Udine 1967, II, p. 284; G. B. Beinat, San Daniele del Friuli, San Daniele 1967, p. 145; A. Faleschini, Ricordo di D. F. pittore operoso di affreschi, in La Vita cattolica, Udine, 28 genn. 1968; Id., Affreschi ottocenteschi a San Rocco di Osoppo, in IlFriuli, n. s., XIII (1969), 2, p. 25; M. Toller, Enemonzo e le sue frazioni, Udine 1970, p. 117; A. Faleschini, Dipinti a S. Maria ad Nives di Osoppo, in Il Friuli, n. s., XVI (1972), 1, pp. 27 ss.; G. Clonfero, Gemona del Friuli, Udine 1974, pp. 121, 188; P. Damiani, L'arte a Palmanova, in Palme, Udine 1976, pp. 77-79, 89; F. Gover, La chiesa di Varmo e le sue opere d'arte, San Vito al Tagliamento 1978, p. 53; Moggio e le sue valli, Tolmezzo 1980, p. 44; I. Dreosto, Chiese di Tricesimo, in Tresésin, Udine 1982, p. 177; G. Bergamini-L. Sereni, in E. Bartolini-G. Bergamini-L. Sereni, Raccontare Udine. Vicende di case e palazzi, Udine 1983, pp. 113, 115, 325; La conservazione dei beni storico-artistici dopo il terremoto del Friuli (1976-1981), Relazioni della Soprintendenza per i Beni ambientali archit., archeol., artistici e storici del Friuli-Venezia Giulia, III, Trieste 1983, p. 41; G. Bergamini-S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli-Venezia Giulia, Udine 1984, p. 533; G. C. Menis, Civiltà del Friuli centro collinare, Pordenone 1984, p. 118; Sedegliano. Un popolo una cultura ieri e oggi, a cura di C. Rinaldi, III, Sedegliano 1984, p. 275; M. Buora, Guida di Udine, Trieste 1986, pp. 114 s., 202, 255, 273; D. Barillari, Per una storia dell'arte nei territori diBordano e Trasaghis, in Val dal Lac, Udine 1987, pp. 455, 464; Il duomo di S. Maria Assunta Gemona, Gemona 1987, p. 262; F. Venuto, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, p. 814; U. Thieine-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 168; L. Servolini, Diz. ill. d. incisori italiani..., p. 305.