ETTORRE, Domenico
Nato a Leonessa (Rieti) il 7 luglio 1882 da Fabrizio e da Giuseppina Crescenzi, studiò prima presso il seminario di Rieti, quindi a Roma presso la Scuola apostolica e poi al collegio Leoniano. Ordinato sacerdote nel 1904, all'inizio del 1905 era chiamato dal vescovo ad assumere l'incarico di vicerettore del seminario di Spoleto, in un momento nel quale alcuni seminari umbri, in particolare quello di Perugia e quello di Nocera, erano attraversati da fermenti di rinnovamento, che saranno successivamente tacciati di modernismo. Ma proprio i timori per il modernismo, insieme col clima liberalborghese e massone, facevano illanguidire le organizzazioni cattoliche della città, soprattutto in campo giovanile; sopravvivevano un oratorio filippino e due circoli: il "Manzoni", che raccoglieva studenti di ambiente borghese, e il "Religione e patria", frequentato prevalentemente da giovani operai.
Il giovane E. cercò di fondere i due circoli, favorendo e patrocinando la costituzione di un nuovo circolo "Religione e patria", del quale divenne assistente; ma l'operazione non riuscì, sia per la difficoltà di mettere insieme giovani di classi sociali diverse, sia per l'eccessiva tutela esercitata sul "Religione e patria" dagli adulti dell'Unione cattolica spoletina, di impronta clericomoderata, della quale il circolo era emanazione.
La situazione ambientale sembrava non rendere possibile a Spoleto quel rinnovamento che si stava diffondendo nel resto della regione, soprattutto in campo giovanile. Se infatti in Umbria le tradizionali organizzazioni del movimento cattolico ancora all'inizio del Novecento stentavano molto ad attecchire, l'esperienza democraticocristiana murriana, introdotta da alcuni preti "novatori", raccoglieva consensi specialmente nelle campagne eugubine e nell'Alta Valle del Tevere. I circoli di studio "Nova Juventus", costituiti nel 1905 a Città di Castello, rappresentavano un nuovo forte punto di riferimento, animando, attraverso la rivista Gioventù nova, dibattiti e convegni. A queste iniziative guardava con interesse anche l'E. nel suo tentativo di aggregare ìnsieme giovani operai e studenti.
Il 13 dic. 1908 egli partecipò al convegno organizzato a Terni dalla Società della Gioventù cattolica italiana (GCI), in occasione della fondazione del locale circolo giovanile "Studio e arte". In quella sedeYurono gettate le basi dell'organizzazione regionale della GCI: infatti, se Egilberto Martire nel suo intervento ripropose per la formazione dei giovani il programma della "Nova Juventus", alla fine di un vivace dibattito finì con il prevalere la linea di una organizzazione giovanile fedele alle direttive pontificie. Su tale linea si orientò anche l'Ettorre.
Nel 1909 l'E., in seguito ad una visita di Mario Cingolani a Spoleto, fondò un nuovo circolo, che aderì ufficialmente alla GCI: il circolo aveva anche un suo foglio periodico, IlVessillo. Successivamente chiese di lasciare il seminario e di poter lavorare in una parrocchia ed il 3 ottobre di quell'anno venne nominato parroco di S. Gregorio.
Su tale richiesta non dovette influire solo l'esigenza di operare in campo giovanile, ma anche il clima di sospetto che si era andato creando nei seminari umbri. "Breve ma intensissimo fu il periodo di vita parrocchiale quando tra l'altro fece sorgere il primo circolo di ACI perfettamente organizzato, intorno al quale sì raccoglievano giovani anche di altre parrocchie" (R. Meloni, L'episcopato umbro, p. 161). L'E. divenne in quel periodo l'animatore e il leader del movimento giovanile cattolico spoletino e umbro, che nel 1909 era finalmente decollato. Nel settembre di quell'anno vi fu, infatti, ad Assisi il primo convegno giovanile cattolico della regione. Dal 1914 egli si occupò solo di Azione cattolica: divenuto assistente regionale della Gioventù cattolica, organizzò nel 1915 un convegno regionale dei giovani cattolici umbri (P. L. Meloni, Icattolici e la grande guerra, p. 387). Tali iniziative ebbero da quello stesso anno un loro portavoce nel Rinnovamento, periodico mensile della Gioventù cattolica umbra.
Durante la prima guerra mondiale fu nominato cappellano militare al 240° reggimento fanteria; fatto prigioniero, fu prima internato nel campo di Mauthausen e poi assegnato all'ospedale di Sigsmundherberg.
Nel dopoguerra, animatore della ripresa della Gioventù cattolica umbra, organizzò a Spoleto nell'agosto 1920 una settimana religioso-sociale che si concluse con il IV convegno della gioventù cattolica regionale; nel 1921 partecipò al convegno di Todi.
In quelle occasioni si parlò anche dei rapporti con il partito popolare, dal momento che non solo molti soci della gioventù cattolica erano iscritti al partito, ma non erano rari i casi nei quali sezioni di esso coincidessero con i circoli giovanili cattolici. Sulle pagine del Rinnovamento, che, nonostante problemi finanziari, era riuscito a sopravvivere anche durante la guerra, a parte una interruzione nel 1918-19, non si affrontavano invece generalmente problemi politici, salvo in occasione delle elezioni del 1921, quando il suggerimento di votare per la lista popolare fu abbastanza esplicito; vi era stato anche un precedente articolo contro il fascismo. Il mensile spoletino dava conto puntualmente della crescente organizzazione giovanile, che dal 1921 aveva un suo gruppo a Roma, punto di incontro fra coloro che per ragioni di studio o di lavoro risiedevano nella capitale. In questo modo il collegamento fra centro e periferia si faceva più stretto. Fu grazie a questa sua intensa esperienza locale'che l'E. venne nominato viceassistente nazionale nel 1927.
Nonostante che il nuovo incarico lo portasse continuamente in giro per l'Italia, egli mantenne legami con la sua diocesi e con il circolo "S. Gabriele", non allineandosi al clima clerico-fascista spoletino: nel 1929 replicò ad un articolo uscito sul settimanale L'Alta Spoleto (Conciliazione, 16 febbr. 1929), firmato da B. Pompily, primo presidente del "S. Gabriele", osservando che nella GCI non vi era mai stato "l'ibrido connubio sturziano di religione e di politica" del quale parlava l'autore dello scritto (Chiarimenti, ibid., 23 febbr. 1929).
Come viceassistente della GCI pubblicò nel 1928 sul Bollettino degli assistenti ecclesiastici alcune brevi note, tra il serio e il faceto, su aspetti di vita quotidiana dei circoli, rapporti con gli assistenti, un profilo di s. Gabriele dell'Addolorata. Alla settimana nazionale di studio del 1930 sull'enciclica Sulla cristiana educazione della gioventù fece un intervento su L'educazione alla purezza (in Gioventù italica, I [1930], pp. 591-596). Successivamente i suoi interventi ufficiali sembrano diradarsi, mentre si intensificano, secondo le testimonianze, quelli con la base dell'associazione, attraverso continui viaggi da un capo all'altro d'Italia. Durante la presidenza di L. Gedda alla Gioventù italiana di Azione cattolica (GIAC), nel clima di "mobilitazione di massa" delle forze giovanili cattoliche che spesso mutuava linguaggi "militaristici" dalle organizzazioni giovanili fasciste ("conquista", "vincere", ecc.), la sua sembra essere una presenza "dissonante". Di quel periodo rimangono due interventi: alla quinta settimana nazionale aspiranti del 1935 sul tema "Amare" e alla settimana nazionale per gli assistenti del 1936 su "I grandi mezzi di formazione".
Nel 1937 l'E. venne consacrato vescovo nella cattedrale di Spoleto e poco tempo dopo nominato ausiliare del cardinale D. Sbarretti nella diocesi di Sabina e Poggio Mirteto; vi rimase fino al 1940 quando, in seguito alla morte di mons. Nicola Cola, venne nominato vescovo di Nocera Umbra e Gualdo Tadino.
La sua presenza nella diocesi di s. Rinaldo fu breve ma intensa e significativa. Il lungo episcopato di mons. Cola si era caratterizzato per una linea sempre più conciliante nel confronti del fascismo: una linea di tendenza abbastanza comune ad altri rappresentanti dell'episcopato umbro, spesso lusingati dal clima di "pacificazione refigiosa" che il regime sembrava aver instaurato nella regione, dopo anni di anticlericalismo, e dall'atteggiamento esteriore di ossequio e di coinvolgimento nella vita pubblica che i gerarchi locali ostentavano verso il clero e i cattolici, dopo gli ultimi dissidi del 1931 tra Azione cattolica e regime. Ma l'E., che non aveva dimenticato le violenze subite dal suo circolo fin dal 1923, caratterizzò il suo episcopato in maniera molto diversa; fu aiutato in questo da un sacerdote nocerino, don Gino Sigismondi, che nel 1937 aveva costituito un circolo giovanile intitolato a Pier Giorgio Frassati, al quale partecipavano studenti e operai e che divenne vivaio di cattolici antifascisti.
Nel suo primo messaggio ai diocesani, datato Roma giorno dell'Assunta 1940, si presentava come colui che era inviato ad annunciare il Regno di Dio "Regno di giustizia, di amore, di pace". La pace costituisce il filo conduttore di tutti i documenti del breve episcopato dell'E.: le tre lettere pastorali, i messaggi al clero e al popolo per il Natale e il nuovo anno. Ma se il richiamo alla pace e la condanna della guerra, espressi con linguaggio biblico (ricordava tra l'altro ai preti con Isaia che "non c'è pace per gli empi"), ripercorrevano inizialmente soprattutto i moduli tradizionali del pensiero cattolico, dell'abiura del mondo da Dio e della "rivincita del Maligno" ed erano accompagnati dal richiamo all'amore per la patria, l'individuazione delle cause del conflitto divenne poi più esplicita e precisa nell'ultima pastorale del 1943, sequestrata dalle autorità prefettizie.
Di fronte al dramma della guerra e della crisi politicosociale nell'autunno del fascismo l'E. indicava un più intenso impegno religioso: in una notificazione ai parroci, pubblicata sul Bollettino diocesano del luglio-agosto 1943, proibiva loro di assumere qualsiasi incarico nella pubblica amministrazione. Personalmente entrò in contatto con la Democrazia Cristiana clandestina e accolse in casa un antifascista repubblicano ricercato.
La morte lo colse improvvisamente il 31 ott. 1943 a Sassoferrato (Ancona), quando si accingeva a dare inizio alla sua prima visita pastorale.
Fonti e Bibl.: Necrologi e scritti commemorativi dell'E.: in L'Avvenire, 10 nov. 1943; Il Risveglio, Suppl. del 28 ott. 1944; La Voce (ed. di Nocera Umbra e Gualdo Tadino), 3 nov. 1963; V. Palla, Le spoglie di mons. E. traslate a Leonessa, in Leonessa e il suo santo, bimestrale di vita leonessiana, XX (1983), 110, pp. 147-150.
Lettere e documenti dell'E. sono presso la famiglia a Leonessa. Nell'Archivio della Curia arcivescovile di Spoleto non risulta conservata documentazione relativa alla sua attività nell'Azione cattolica locale: le uniche fonti sono costituite dalla raccolta del Risveglio e del Rinnovamento. Di quel periodo rimangono anche delle memorie, pubblicate in occasione di una commemorazione tenuta a Spoleto (D. Ettorre, Memorie autobiografiche. Commemorazione di s.e. mons. D. E. nella basilica di S. Eufemia in Spoleto, 16 ott. 1955, Spoleto 1956); cfr. anche: Roma, Archivio dell'Istituto Paolo VI, GIAC, b. Spoleto; Boll. della Soc. della Gioventù catt. ital., XXVIII (1908), pp. 169 s.; XXIX (1909), 9, pp. 6-14.
Per il periodo in cui fu viceassistente della Gioventù cattolica cfr. Gioventù italica, L (1930), pp. 501-506, 510 ss.; Gioventù italiana di Azione cattolica, Atti della Quinta Settimana nazionale delegati aspiranti, Roma 1936, pp. 54-58; Id., Settimana nazionale per gli assistenti diocesani, Roma 1936, pp. 25 s. Per il periodo dell'episcopato cfr. Per la consacrazione episcopale di s.e. mons. D. E. vescovo ausiliare di Magliano e Poggio Mirteto, Spoleto 1937; Ingresso solenne in diocesi dell'ecc. rev.ma mons. D. E., numero unico, Gubbio 1940; le annate 1940-43 del Boll. eccles. per la diocesi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino. Si vedano anche le lettere pastorali: D. Ettorre, Lettera past., Roma 1940; Id., Ilseminario. Lettera past. per la quaresima 1942, Foligno 1941; Id., La carità. Lettera past. per la quaresima 1942, ibid. 1942; Id., La penitenza. Lettera past. per la quaresima 1943, ibid. 1943.
Si veda infine: Cattolici e fascisti in Umbria (1922-1945), a cura di A. Monticone, Bologna 1978, ad Indicem (ma, in particolare, cfr. R. Meloni, L'episcopato umbro dallo Stato liberale al fascismo, pp. 143-166); D. Veneruso, L'Azione cattolica italiana durante i pontificati di Pio X e di Benedetto XV, Roma 1983, pp. 47 s.; F. Frascarelli, E.D., in Diz. stor. del movimento catt. in Italia, III, 2, Casale Monferrato 1984, pp. 338 s.; P. Borzomati, La "Nova Juventus" in Italia e le origini del movimento cattolico in Umbria, in Cattolici e società in Umbria tra Ottocento e Novecento, Roma 1984, pp. 81-182; P. L. Meloni, Icattolici e la grande guerra nella pubblicistica perugina, ibid., pp. 367-418 (dello stesso volume cfr. anche la bibliografia, pp. 491-500).