ALFANI, Domenico e Orazio
Il primo, figlio dell'orafo Paride di Pandaro, nacque a Perugia verso il 1480. Fu seguace, collaboratore ed amico di Raffaello, e suo procuratore in Perugia nel 1511. Colorì per lui l'Eterno Padre nella cimasa della Deposizione dipinta per Atalanta Baglioni (Gall. Borghese); e il Sanzio per esser pagato dalla nobil donna scrisse all'Alfani, mandandogli nello stesso foglio un disegno per una S. Famiglia (Museo di Lille) che Domenico dipinse poco dopo per la chiesa del Carmine (Galleria di Perugia). Lasciò numerose opere in Perugia e nei dintorni. La Madonna per il Collegio Gregoriano del 1518 (Galleria di Perugia) e quella per il duomo di Città della Pieve del 1521 sono ispirate da Raffaello. Nella grande pala della Galleria di Perugia, datata 1524, si accosta a Giulio Romano e a fra Bartolomeo; per la sonorità del colore e la larghezza del disegno è ritenuta il suo capolavoro. Nel 1527, come scrive il Vasari, il Rosso fiorentino venne a Perugia e strinse amicizia con l'A. cui fornì parecchi disegni per quadri e forse anche quello per l'Epifania di Castel Rigone, cominciata in quell'anno e di cui restano solo la grandiosa cornice e la predella. Nelle ultime opere, spesso eseguite in collaborazione col figlio Orazio, perde anche le buone qualità di coloritore e si va sempre più accostando alla maniera dei michelangiolisti. Le carte d'archivio lo ricordano fino al 1553.
Orazio, figlio naturale di Domenico, nacque in Perugia verso il 1510 e fu legittimato nel 1520. Apprese l'arte dal padre, del quale fu assiduo collaboratore. Dal 1539 al 1544 lo troviamo a Trapani e a Palermo, dove ottenne la cittadinanza, e dove lavorava col Martorana, con Fazio Gaggini e con Scipione Casella alle decorazioni in stucco della tribuna del duomo. Dipinse anche nel palazzo Rau e in S. Pietro Martire in Palermo. Tornato in Perugia, vi eseguì varie pitture, fra cui la Leggenda di S. Pietro e S. Paolo ed una Resurrezione per la chiesa dei Benedettini. Morì a Roma nelle feste natalizie del 1583, lasciando erede suo figlio Domenico. Le sue opere, spesso confuse con quelle del padre, possono facilmente distinguersi per il colorito e per il disegno più debole. Subì l'influsso del Rosso fiorentino, di Raffaellino del Colle, del Parmigianino, e si ricollega ai manieristi fiorentini.
Bibl.: W. Bombe, Domenico Alfani, Regesten u. Urkunden, in Jahrb. d. preussischen Kunst., XXXVII (1916), Beiheft, pp. 1-21; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923. Pel soggiorno di Orazio Alfani in Sicilia, cfr. G. Di Marzo, La pittura in Palermo, Palermo 1899.