DOMENICO di Polo
Nacque a Firenze nel 1480da Polo di Maestro Agnolo di Filippo, formatore di maschere con bottega sul ponte Vecchio; il nonno aveva lavorato come aiutante ad una vetrata per la cupola di S. Maria del Fiore e per questo anche ai discendenti fu talvolta attribuito il soprannome "de' Vetri". Secondo quanto indicato dal Milanesi e ripreso poi da altri (Supino, 1899; Forrer, 1904) D. trascorse il periodo di apprendistato presso Giovanni delle Corniole e Pier Maria da Pescia nella cui bottega entrò nel 1501 (Milanesi, in Vasari, p. 384n. 1); lavorò quindi nella Zecca fiorentina sia sotto Alessandro de' Medici sia sotto Cosimo I.
D. occupa una posizione di rilievo nel panorama della glittica e della medaglistica fiorentina della prima metà del XVI secolo. Se la sua fama di intagliatore di pietre dure e preziose è legata principalmente allo splendido sigillo in pasta di smeraldo con montatura in argento che, secondo Milanesi (ibid.), egli stesso esegui verso il 1532 e che fu prima di Alessandro e poi di Cosimo I, raffigurante Ercole come simbolo della Repubblica fiorentina (Firenze, Museo degli argenti: cfr. Kris, 1929, nn. 103-125; Piacenti Aschengreen, 1967), di non minore qualità sono i cinque cammei raffiguranti Alessandro de' Medici di profilo, realizzati rispettivamente in agata, diaspro verde, corniola, onice e cristallo di rocca montati in oro, che si conservano al Museo degli argenti di Firenze (Mc Crory, 1980, p. 145 nn. 271 s.; Langedijk, 1981, p. 239 nn. 39 s.), all'Hermitage di Leningrado, al Victoria and Albert di Londra e nella Biblioteca nazionale di Parigi (Langedijk, 19 81, p. 240 nn. 41-43).
La produzione di medaglie di D. ebbe inizio sotto Alessandro; esse furono siglate in alcuni casi col simbolo di Marte (cfr. Armand, I, 1883, p. 151; III, 1887, pp. 58 s.).
La serie, eseguita tra il 1534 e il 1536, comprende sei tipi diversi, tre raffigurano sul recto il profilo del giovane duca senza barba, corazzato o paludato all'antica, certamente esemplati sul cammeo in agata del Museo degli argenti (cfr. Langedijk, 1981, pp. 233 s. nn. 30-32), e sul verso allegorie della Pace o un Ercole che strozza Anteo. Le altre medaglie della serie, esemplate sul cammeo in diaspro del Museo degli argenti di Firenze, riportano sul recto l'effigie di profilo di Alessandro con barba, corazza o panneggio all'antica e sul verso allegorie della Pace o della Fede (Langedijk, 1981, pp. 235 s. nn. 33-35). Esemplari si conservano nel Bargello di Firenze, nel Museo civico di Brescia, nella coll. Morghenroth di Chicago, nel British Museum di Londra e nella National Gallery di Washington, coll. Kress.
La successiva e più consistente serie fu fatta da D. per Cosimo I, in bronzo e argento, in otto tipi diversi.
Queste medaglie portano sul recto il profilo del duca e seguono la sua evoluzione somatica dalla giovinezza imberbe all'età matura. Sul verso compaiono figurazioni allegoriche accompagnate da iscrizioni o personificazioni della città di Firenze (Johnson, 1977, pp. 8-21, nn. 2-17). Diversi esemplari si trovano nelle collezioni citate a proposito di quelle di Alessandro.
A D. sono attribuite anche due altre medaglie, una raffigurante Francesco I di Francia, siglata col simbolo di Marte (Armand, 1881 p. 151 n. 1; Forrer, 1904, p. 603), ed una raffigurante la prima moglie di Cosimo I Eleonora di Toledo (Hill-Pollard, 1967, p. 64 n. 342).
D. fece parte di quel mondo artistico che contribui al cambiamento del gusto estetico dell'età tra Rinascimento e Manierismo. Nelle sue medaglie, in particolare quelle per Cosimo, volte a costituire una "storia metallica" del governo del Ducato fiorentino ad imitazione delle monete romane, si avverte la precisa tendenza a fondere il richiamo alla classicità con la celebrazione della benefica potenza del sovrano.
D. unì alla raffinata tecnica di esecuzione un'ispirazione più che puntuale ai modelli classici, monete e pietre incise, che egli dovette conoscere mediante la ricchissima collezione medicea. Il riferimento all'antico, che nei suoi contemporanei e maestri Giovanni delle Corniole e Giovanni da Cavino (Johnson, 1977, p. 8) è praticato fino alla contraffazione, in D. assume la funzione di propaganda della famiglia medicea, anche mediante le iscrizioni delle medaglie che riportano motti o citazioni tratte da opere letterarie dell'età classica (Omero, Virgilio, Orazio), attentamente riformulate da Paolo Giovio e Ludovico Domenichi nel gusto degli emblemi a loro familiare.
D. morì a Firenze intorno al 1547.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite ... (1568), a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, p. 384; P.-J. Mariette, Traité des pierres gravées, Paris 1750, I, p. 127; II, 2, n. 120; A. Armand, Les médailleurs italiens des quinzième et seizième siècle, I, Paris 1883, pp. 144 s. nn. 1-6, 151 nn. 1-4; III, ibid. 1887, pp. 57-60; A. Heiss, Les médailleurs de la Renaissance, II, Paris 1892, pp. 7-18; E. Babelon, La gravure en pierres fines, camées et intailles, Paris 1894, p. 249; I. B. Supino, Il medagliere mediceo nel R. Museo naz. di Firenze, Firenze 1899, pp. 97-101 nn. 248-264; H. de La Tour, D. di P., médailleur et graveur de pierres fines du due Alexandre de Médicis, in Procés-verbaux et mémoires du Congrès international de numismatique, Paris 1900, pp. 382-399; C. Von Fabriczy, Medaillen der italianischen Renaissance, Leipzig [1902], p. 70; L. Forrer, A Biographical Dictionary of Medallists, I, London 1904, pp. 602 s.; E. Kris, Meister und Meisterwerke der Steinschneidekunst in der italienischen Renaissance, Wien 1929, p. 41 nn. 100-103; Mostra medicea (catal.), Firenze 1939, pp. 135 s.; G. F. Hill-G. Pollard, Renaissance medals from the Samuel H. Kress Collection at the National Gallery of art, London 1967, pp. 59 s. nn. 315 s., 64 n. 342; K. Piacenti Aschengreen, Il Museo degli argenti a Firenze, Milano 1967, pp. 143 n.279, 181 n.969, 183 n.1029; K.W. Forster, Metaphors of rule: Political ideology and history in the portraits of Cosimo de' Medici, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XV (1971), pp. 69, 79, 86; C. johnson, Ancora sul "corpus" di medaglie di Cosimo I de' Medici, in Medaglia, VII (1977), 14, pp. 7-28; M. A. McCrory, in Palazzo Vecchio: Committenza e collezionismo medicei (catal.), Firenze 1980, pp. 145 s. nn. 271 s., 148 ss. n.279; E. Allegri-A. Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici. Guida storica, Firenze 1980, p. 301; K. Langedijk, The portraits of theMedici, 15th - 18th Centuries, I, Firenze 1981, pp. 80, 233-236 nn. 30-35, 239 s. nn.39-43, 495-500 nn. 156-164; II, ibid. 1983, p. 1220, nn. 2 s.; J. Cox Rearick, Dinasty and destiny in Medici art, Princeton 1984, pp. 238, 241, 254, 259, 270, 272, 274, 276 n., 283; S.P.Fox, Medaglie medicee di D. di P., in Boll. di numismatica, VI (1988), 10, pp. 189-219; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 408. s.