DI NARDO, Domenico
Nacque a Napoli, ove operò come scultore in legno policromo, dal 1670 e al 1703 c. Conosciamo poco i suoi rapporti di lavoro (Catello, 1980) con il fratello minore Francesco. La storiografia tradizionale indica il D. allievo di P. Ceraso (De Dominici, 1743, p. 269), un caposcuola nella cui bottega avrebbe appreso l'arte un'intera generazione di scultori, ma la notizia non è provata dagli atti d'archivio. Un gusto comune si riscontra tra le opere di questi artisti i quali, generalmente, esplicarono l'attività di scultori d'immagini sacre e di figure di pastori per il presepe napoletano, come attestano i documenti del 1680 (Mon. soppr.): il D. allora aveva "bottega" presso la strada di Toledo. Così è possibile ritenere valida l'attribuzione di due Pastori (Borrelli, 1970) eseguiti, all'incirca, in quegli anni. Ma l'interesse principale del D. sembra focalizzato intorno ai "teatri di reliquie".
La vita del Seicento, in particolare quella mondana, era articolata secondo regole di opportuna apparizione di personaggi, o presentazione di oggetti, per cui il vocabolo di "teatro" aveva un senso diverso dall'attuale. "Teatro" era intesa la storia dei viceré; "teatri" erano gli apparati ecclesiastici, rispondenti a una particolare esigenza liturgica che oggi riterremmo addirittura laica; "teatri anatornici" erano gli studi in cera per la medicina; "teatri" con personaggi erano i presepi; "teatri" erano considerati i vasti raggruppamenti d'imbusti con le reliquie di santi disposti secondo un particolare gusto di presentazione, con incorniciature dorate che fungevano da proscenio, ed occupanti intere pareti.
Così il Fuidoro (Borrelli, 1970) annuncia, nel 1676, che la cappella dei Mercatanti (attuale cappella S. Anna) nella chiesa del Gesù Nuovo di Napoli "è ornata di bellissimi teatri lavorati di legno indorati ove si vedono infinite statue di Santi e loro reliquie Sacre". Alla realizzazione di queste due composizioni, che occupano due grandi pareti, di sessantaquattro mezzi busti e due statue dorate (iniziate nel 1617 da un intagliatore locale), racchiuse in un apparato d'incorniciature ad intaglio, concorse il D. con ventinove mezzi busti e una scultura centrale che costituisce l'asse intorno al quale ruota l'insieme; le opere furono compiute prima del 1676, anno in cui il Fuidoro dice le composizioni complete.
Il De Dominici appare parzialmente informato quando afferma che il complesso dei reliquiari del Gesù Nuovo è tutta opera del D.; le note d'archivio (D'Addosio, 1922) specificano che l'artista era uno specializzato in simili imprese e che tra il 1682 e il 1684 s'impegnava a realizzare sculture per altri reliquiari simili a quelli del Gesù Nuovo dei Gesuiti, un capo d'opera da lui completato.
Nel 1684 il D. scolpì l'Ecce Homo per la chiesa di S. Maria dei Miracoli (Nappi, 1982) e le statue per il reliquiario per il monastero di S. Caterina da Siena a Napoli (D'Addosio, 1922). A possibile attribuire al D. la Madonna in adorazione e due Angeli (Museo civico di Torino; Berliner, 1926), opere superstiti di un gruppo della Nascita ed adorazione dei pastori; la statua della Vergine nella chiesa della Croce di Lucca di Napoli (Galante, 1872); un gruppo d'imbusti nella chiesa di S. Agostino alla Zecca ed in S. Teresa degli Studi (Borrelli, 1970). L'ultima notizia che lo riguarda è una perizia eseguita, assieme al fratello Francesco, il 12 luglio 1703 nella bottega di quest'ultimo, in via S. Brigida a Toledo (Notar G. Malatesta, 1704).
Il D. fu uno scultore dalla temperata vena barocca, con ascendenze tardocinquecentesche ravvisabili negli schemi ornamentali dei complessi "teatri d'imbusti", per i quali adottò lo schema pietistico dei canoni della Controriforma.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Notar G. Malatesta, 1704, f. 213; Ibid., Mon. soppr. 1100; B De Dominici, Vite dei pittori..., III, Napoli 1743, pp. 269, 389; G. A. Galante, Guida sacra... di Napoli, Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 93 nota 136, 107, 174 nota 57, 276 nota 61; G.B. D'Addosio, Docum. ined. di artisti napol. dei secc. XVI e XVII dalle polizze dei banchi, Napoli 1922, p. 269; R. Berliner, Denkmäler der Krippenkunst, Augsburg 1926, tav. XVI; G. Borrelli, Il presepe napol., Napoli-Roma 1970, p. 203; E. Catello, Il presepe alla Mostra della civiltà del Settecento a Napoli, in Napoli nobilissima, XIX (1980), 3-4, p. 119 n. 27; E. Nappi, La chiesa di S. Maria dei Miracoli, ibid., XXI (1982), p. 212; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 345 (sub voce Nardo, Domenico di).