ANNIBALI (Anniballi), Domenico detto anche Domenichino
Cantante (contralto), nato a Macerata ai primi del secolo XVIII (1705 circa).
Avviatosi dapprima allo studio dell'architettura e del disegno, nei quali riusciva assai bene, li abbandonò presto per dedicarsi alla musica.
Interprete favorito dal compositore J. A. Hasse, l'A. dovette la sua celebrità a una singolare estensione di voce (sino al fa sopra le righe), unita a una coloratura altrettanto meravigliosa. Nel 1725, giovanissimo, l'A. ottenne al teatro Capranica a Roma il suo primo successo, cantando, con il celebre soprano Gaetano Maiorano (detto Caffarelli), nell'opera di N. A. Porpora Germanico in Germania.Due anni più tardi (1727) l'A. si recava a Venezia per sostenere la parte di Uranio nel dramma comico-pastorale Incostanza schernita di T. Albinoni. L'affermazione di ottimo cantante riportata in Venezia gli valse la nomina di "virtuoso" del re di Polonia, l'elettore di Sassonia Federico Augusto I, e non è improbabile che G. F. Händel, venuto in quell'anno da Londra a reclutare in Italia i migliori artisti per il suo King's Theatre all'Haymarket, abbia avuto modo di ascoltarlo e di ricordarsi di lui alcuni anni più tardi.
Alla fine del 1729 l'A. fu chiamato alla corte di Sassonia, a Dresda, presso la cappella musicale e il teatro di corte, diretti allora da J. A. Hasse. Esordì il 13 sett. 1731 come protagonista nell'opera Cleofide del Hasse, a fianco della moglie di quest'ultimo, la famosa prima donna Faustina Bordoni. Da quest'anno, i principali ruoli maschili di molte opere scritte dal compositore tedesco per la corte sassone furono quasi sempre affidati all'Annibali. Nella primavera del 1732 l'A. fu a Roma, per cantare al teatro Alibert la parte di Comino nell'opera Lucio Publio Dittatore di G. Porta. Nel frattempo crescevano, di pari passo, lodi e stipendio (1200 talleri). Nel 1736 l'A. venne scritturato da Händel per il suo nuovo teatro del Covent Garden a Londra e qui debuttò l'8 dic. 1736 nell'opera Poro di Händel, nella parte del protagonista, alla quale egli aggiunse tre arie (due di T. Ristori e una di L. Vinci), in cui poteva meglio sfoggiare la sua bravura. Altre opere di Händel interpretate dall'A. al Covent Garden sono: Arminio (12 genn. 1737); Didone (13 apr. 1737: opera-pasticcio di cui alcuni pezzi erano, musicati da L. Vinci, altri da Händel); Giustino (4 maggio 1737) e Berenice (18 maggio 1737) nel ruolo di Demetrio.
Secondo Ch. Burney, in Inghilterra l'A. non destò una profonda impressione per il suo stile di canto, tuttavia egli fa notare che la naturale qualità della voce e l'abilità dell'A. influirono notevolmente sulla differenza di stile vocale usato da Händel per l'opera e per la chiesa.
Ritornato nel 1738 a Dresda, con uno stipendio aumentato a 1500 talleri, grazie ai buoni uffici dell'ambasciatore di Sassonia J. A. von Loss e del ministro inglese Harrington, l'A. non si mosse quasi più, sino al 1764, da questa città: nel 1739 è da segnalare un suo viaggio a Roma, dove la sua interpretazione giovò al successo dell'opera Astarto di D. Terradellas. Quivi ritornò ancora nell'estate del 1749 per suo diletto, come c'informa una nota manoscritta sulla caricatura che il pittore Pier Leone Ghezzi gli fece. A Dresda egli continuò a interpretare opere di Hasse: chiuse la sua attività operistica il 17 genn. 1752 interpretando l'opera Adriano in Siria del compositore tedesco.
Fu apprezzato cantante ma meno lodato attore, secondo il giudizio dei suoi contemporanei, riportato da M. Fürstenau: "La sua azione è naturale, ma il suo corpo è un po' legnoso. In breve, non tutto gli sta bene...".
Nel 1748 A. R. Mengs, di cui egli era buon amico e che già alcuni anni prima per sollecita cura del re di Polonia, Federico Augusto II, aveva eseguito un suo ritratto in pastello, gli fece un grande ritratto ad olio (Milano, Pinacoteca di Brera).
Il 28 febbr. 1764 l'A. lasciò definitivamente, con una pensione e un decreto di riconoscimento, in latino e tedesco, "di cantante di camera di S.M. il Re di Polonia ed Elettore di Sassonia", il suo servizio alla cappella musicale della corte sassone. Nel 1776 ritornò a Macerata, ma circa tre anni più tardi si stabilì a Roma, dove forse si spense in quello stesso anno (1779) o poco dopo, ormai completamente estraneo al nuovo ambiente musicale.
Fonti e Bibl.: Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Lat. Ottoboniano 3117, P. L. Ghezzi, Il mondo nuovo del Cavaliere P. L. G., cioè ritratti, e caricature di varii soggetti da lui disegnati, VI, p. 18; Ch. Burney, A general history of music from the earliest ages to the present period..., IV, London 1789, pp. 398, 399, 401, 402, 405-407, 409, 411; A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca d'Ancona, II, Macerata 1834, pp. 394-395, 403-404 (lo chiama Aniballi, Giuseppe); M. Fürstenau, Zur Geschichte der Musik und des Theaters am Hofe zu Dresden, II, Dresden 1862, pp. 165, 166, 173, 217, 229, 233, 235, 237, 238, 240, 245, 250, 268, 293-94, 373; F. Florimo, La scuola di Napoli e i suoi conservatori, II, Napoli 1862, p. 311; E. Succi, Catalogo degli autografi e documenti di celebri o distinti musicisti.... Bologna 1888, p. 5, n. 27; T. Wiel, I teatri veneziani del Settecento, Venezia 1897, p. 88 n. 271, p. 93 nn. 284, 285; Il Settecento a Roma - Catalogo della Mostra, Roma 1949, pp. 153, 383; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, pp. 55-56; Encicl. Ital., III, p. 398; Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 160; Encicl. dello Spettacolo, I, col. 656.