DOMENICO della Marca
Nulla si conosce delle origini di questo artista, né di una sua eventuale formazione nell'Italia centrale: egli compare in Piemonte già in possesso del suo bagaglio espressivo e i tentativi di scorgere nella sua opera reminiscenze dell'arte di Carlo da Camerino o di Allegretto Nuzi (Moretto, 1973) sono, allo stato attuale delle conoscenze, da respingere.
La dicitura "magistro domenicus de la marcha d'ancona" si legge sotto la raffigurazione di un devoto inginocchiato in atto di adorazione della Vergine negli affreschi del catino absidale della chiesa campestre di S. Maria di Spinariano presso Ciriè. Ricoprenti interamente la parete dell'abside, gli affreschi rappresentano nel registro inferiore i Dodici apostoli, visti frontalmente a figura intera, con in mano un lungo cartiglio contenente un articolo del Credo, e inquadrati, ognuno, da un motivo decorativo geometrico; in quello superiore (diviso dal primo da una larga fascia decorata a fogliami) sono la Vergine con il Bambino benedicente su trono ligneo, Santi ed il Devoto genuflesso, che potrebbe essere un autoritratto dell'artista.
Alla stessa mano possono essere attribuiti numerosi altri affreschi sparsi tra il Canavese e il basso Vercellese, delineanti una geografia strettamente intrecciata di devozione popolare ingenua ma ricca di slanci mistici: il più antico (Moretto, 1973) sembra essere quello datato 1424 a Scarmagno presso Ivrea (Madonna e santi), mentre di difficile collocazione cronologica - poiché l'arte di D. non presenta grosse evoluzioni - sono il S. Martino di Tours ora distrutto, dell'antica parrocchiale di Palazzo, i frammenti della chiesa di S. Pietro di Pessano, presso Bollengo, la decorazione absidale (assai vicina a quella di Spinariano) della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Favria Canavese, la Crocefissione di Burolo, il S. Sebastiano di Piverone, mentre gli affreschi della parrocchiale di S. Sebastiano a Fontanetto Po sono con ogni probabilità anteriori al 1458, e si configurano, secondo il Moretto (1973), come la sua ultima opera certa.
Si tratta di un pittore certamente modesto, ma caratterizzato da una propria precisa e riconoscibile individualità, teso soprattutto alla ricerca del raffinato effetto decorativo attraverso una gamma cromatica ricca e vivace e uno spiccato gusto per l'ornamentazione: tipici in questo senso i motivi floreali che compaiono - in varia campionatura - sulle vesti dei principali personaggi e quelli geometrici e a fogliami che spesso riempiono i fondali dei suoi affreschi, rendendo le figure come sospese in una dimensione irreale e fantastica, da fiaba popolare, consone alla committenza rurale cui queste opere erano rivolte.
In un recente intervento su alcuni aspetti dell'artista, peraltro non del tutto condivisibile (ad esempio, nelle presunte analogie tra i tessuti dipinti da D. e quelli di Agnolo Gaddi e Puccio di Simone), C. Caramellino (1986) cita alcuni documenti che svelerebbero il cognome dell'artista, Pago, il quale sarebbe stato terziario francescano e si sarebbe ritirato a Spinariano tra il 1432 e l'anno della morte, anteriore al 1449: tuttavia questa ricostruzione, ipotizzata per la prima dalla Lange (1968), non sembra allo stato attuale degli studi convincere pienamente.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, II, Torino 1966, p. 416; A. Venturi, Storia dell'arte ital., I, 7, Milano 1911, p. 416; A. Sismonda, Notizie stor. di Ciriè, Ciriè 1924, pp. 165 s.; E. Olivero, Architettura religiosa preromanica e romanica nell'arcidiocesi di Torino, Torino 1941, pp. 170 ss.; A. Lange, Notizie sulla vita di Giacomo da Ivrea, in Boll. della Soc. piemontese di archeol. e belle arti, XXII (1968), p. 98; A. Moretto, L'ultimo affresco di Giacomino da Ivrea e altre cose, Torino 1972, pp. 4-8; A. Cavallari Murat, Lungo la Stura di Lanzo, Torino 1973, pp. 71-78; A. Moretto, Indagine aperta sugli affreschi del Canavese, Saluzzo 1973, pp. 90-95, 98-105; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, I, Torino 1975, p. 95; D. Biancolini Fea, S. Maria di Spinariano. Un prototipo di architett. minore in ambito "lombardo", in Il Romanico, Milano 1975, pp. 381-383; E. Castelnuovo-C. Ginzburg, Centro e periferia, in Storia dell'arte Einaudi, I, Torino 1979, p. 319; C. Caramellino, Dessins de tissus dans les fresques de D. della M. dAncona, in Bulletin de liaison du Centre Intern. des textiles anciens (Lyon), LVII-LVIII (1983), pp. 187-191; Id., Un'ipotesi per D.d. M. d'Ancona, in Boll. d. Soc. piem. di archeol. e belle arti., XXV-XXVII (1981-83), 1986, pp. 15-21; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 406; Diz. enciel. Bolaffi, IV, p. 169.