DEL TASSO, Domenico
Nato a Firenze nel 1440, è forse identificabile secondo il Middeldorf (1938, p. 460) con il "Domenico di Francesco legnaiulo" che nel 1461 venne pagato per alcuni lavori alla badia fiesolana (Fabriczy, 1892). Il Vasari (III, p. 342) ne ricorda interventi non precisati nei soffitti delle sale dei Dugento, dell'Oriolo e dell'Udienza nel palazzo della Signoria e la partecipazione ai lavori del carro della Zecca, progettato secondo lo storico aretino dal La Cecca (Vasari, III, p. 203) assieme con il figlio Marco e il nipote Giuliano di Cervagio.
La prima menzione documentaria sicura è del 1488, quando il monastero di S. Pietro in Perugia lo pagava per parte delle tarsie fatte venire da Firenze e inserite da Giuliano ed Antonio da Sangallo nelle perdute opere in legno del refettorio (Rossi, 1872, p. 70). Da allora in poi una serie di documenti segnalati dal Rossi (1872, pp. 71 s - 597 ss., 101) lo dicono attivo a Perugia per almeno sette anni: nel 1490-91 realizzava una credenza, oggi perduta, destinata a contenere le argenterie del palazzo dei Priori; nel 1491 licenziava il coro del duomo che recava congiunti il nome suo e quello di Giuliano da Maiano; nel 1491-93 era impegnato con i figli Francesco e Marco nei lavori della sala dell'Udienza del Collegio del cambio; nel 1495, di nuovo nel duomo, aggiungeva al coro un "serraglio" o tramezzo di cui si è persa ogni traccia. Tornato a Firenze a una data imprecisata, tra il 1498 ed il 1500 compiva con i figli Francesco e Marco il perduto coro per la chiesa dei servi di Pistoia (cfr. voce Del Tasso, famiglia).
Morì nel 1508 (Milanesi, in Vasari, III, p. 355).
Il coro del duomo di Perugia e le opere ivi lasciate nella sala dell'Udienza del cambio sono i due unici documenti sui quali si può misurare oggi "la grandezza di Domenico del Tasso" (Ferretti, 1982, p. 525). Il coro consta di due ordini di stalli, disposti lungo le cinque pareti dell'abside. Il restauro cui attendeva nel 1885 il Monteneri (Lupattelli, 1885) ne rinnovò in larga misura le tarsie mentre un grave incendio, il 29 marzo 1985, lo ha distrutto per circa un terzo incornu epistulae. In questa zona compariva la scritta con i nomi degli autori e la data: Opus luliani Maiani et Dominici Taxi Florentini MCCCCLXXXXI (Rossi, 1872, p. 97). Gli impegni di Guliano da Maiano a Napoli e nelle Marche e la sua morte nel 1490 inducono a credere che l'opera sia stata eseguita per intero dal D. e dalla sua bottega. Tuttavia l'esistenza di un progetto generale di Giuliano, verosimilmente risalente al 1486-87 (Fabriczy, 1903, p. 145), e anche la disponibilità di suoi cartoni per le tarsie sono suggerite da precisi confronti stilistici: con la sacrestia del duomo di Firenze per l'idea dei tre santi nelle nicchie e con la porta della sala dell'Udienza nel palazzo della Signoria per il particolare tipo di vasi prospettici. Il contributo del D. all'ideazione delle tarsie deve essersi pertanto limitato ai disegni di più spiccato carattere decorativo.
Le tarsie si accordano mirabilmente con il lavoro d'intaglio, gloria specifica della famiglia Del Tasso. Non a caso il tribunale dell'Udienza del cambio, dove anche il progetto si deve al solo D., assegna al rilievo la parte preponderante dell'ornato.
L'opera consiste in un bancone da scrivere e in un doppio sedile, per gli uditori e i notai dell'arte, che in forma di grande mobile centinato copre tutta una parete della prima campata del locale. Essa mostra una fine sensibilità proporzionale negli spartimenti e una fantasia notevole nei motivi decorativi, solo in parte toccati dal restauro avviato nel 1872 dal Monteneri (Rossi, 1872, p.99). L'illusionismo prospettico di Giuliano da Maiano vi è del tutto bandito; significativamente, l'episodio figurativo non è reso a tarsia come nel coro del duomo ma mediante una vera nicchia abitata da una vera statua in terracotta dorata. Questa, fatta venire apposta da Firenze, è un prodotto della bottega di Benedetto da Maiano.
Mentre non vi è alcuna esitazione a riconoscere nel tribunale il capolavoro del D., la paternità dei sedili a spalliera che rivestono in basso le restanti pareti dell'Udienza, sostenuta con forza dal Rossi, è stata generalmente rifiutata a favore di un riferimento ad Antonio Bencivenni da Mercatello. Il Rossi sembra tuttavia aver ragione, giacché nel luglio del 1493, e quindi dopo il compimento del tribunale nel precedente gennaio, si registra un pagamento al D. "per parte de lo spalliere" (Rossi, 1872, p. 98). Il confronto visivo offre un'ulteriore conferma, mostrando come i sedili riprendano lo schema architettonico e decorativo del Tribunale. Gli slanciati motivi dell'ornato a tarsia costituiscono un'evoluzione del repertorio del D., forse dovuta ai figli Marco e Francesco. Essi si annoverano tra i primi esempi della moda della grottesca diffusa in numerosissimi prodotti lignei umbri e toscani (Dacos, 1969).
Discorso a parte meritano infine gli oggetti che in altri contesti e senza alcuna traccia documentaria vengono attribuiti al D. e/o ai suoi figli Marco e Francesco per più o meno vaghe analogie formali. Questi contano in primo luogo un gruppo di cassoni tipologicamente affini al balcone perugino, il migliore dei quali si trova nel Kunstgewerbe Museum di Berlino (Schottmüller, 1917-18). Viene poi un certo numero di arredi di chiese e sacrestie, segnatamente a Firenze e nei dintorni (Middeldorf, 1938, p. 460). Da ultimo, la stessa sorte è toccata ad oggetti eccezionali come la cornice del Tondo Doni di Michelangelo (Middeldorf, 1938, p. 460; Cecchi, 1987., pp . 434 s.). L'attribuzione di queste opere al D. elo ai suoi figli vale solo come indicazione provvisoria, in attesa di studi più documentati come quello recentemente condotto sul coro di S. Maria delle Carceri a Prato, dimostrato di altro autore (Morselli, 1982)..
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibliografia citata nella voce Del Tasso, famiglia, si veda G. Vasari. Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 203, 342; B. Orsini, Guida al forestiere per la augusta città di Perugia, Perugia 1784, p. 119; A. Rossi, Maestri e lavori in legname in Perugia..., in Giorn. di erudiz. artistica, I (1872), pp. 70 ss., 97 ss., 101; G. Milanesi, IDel Tasso intagliatori fiorentini.... in Sulla st. d. arte toscana..., Siena 1873, p. 346; D.C. Finocchietti, Della scultura e tarsia in legno dagli antichi tempi ad oggi: notizie storico-monografiche, Firenze 1873, pp. 50 s.; A. Lupattelli, Restauri a Perugia, in Arte e storia, IV (1885), p. 275; A. Schmarsow, La statuetta della Giustizia nel Cambio di Perugia, in Arch. stor. dell'arte, II (1889), pp. 387 s.; C. von Fabriczy, Filippo Brunelleschi, Stuttgart 1892, p. 593; G. Degli Azzi, Perugia, Arch. del Collegio del cambio, in Gli Arch. della storia d'italia, a cura di G. Mazzatinti, III, Rocca San Casciano 1900 - 01, pp. 172, 185 s., 188; Id., Notizie storico-artistiche tratte dall'Archivio del Collegio del cambio, in Perugia illustrata, III, Perugia 1902, pp. 20 s.; C. von Fabriczy, Giuliano da Maiano, in Jahrbuch der K. preussischen Kunstsammlungen, XXIV (1903), Suppl, pp. 145 s.; W. Bombe. Geschichte der peruginer Malerei bis zu Perugino und Pinturicchio, Berlin 1912, p. 181; F. Schottmüller, Arbeiten von Giuliano da Maiano, in Amtliche Berichten aus den K. preussischen Kunstsammlungen, XXXIX (1917-18), pp. 88 s.; L. Dami, Cornici da specchio del Cinquecento, in Dedalo, I (1920), p. 626; F. Schottmüller, Wohnungskultur und Möbel der italien. Renaissance, Stuttgart 1928, pp. XXXIV, 242 s.; U. Middeldorf, in U. Thieme-F. Becker Künstlerlexikon..., XXXII, Leipzig 1938, p. 460; F. Arcangeli, Tarsie, Roma 1942, pp. 13, 20; N. Dacos, La découverte de la Domus Aurea et la formation des grotesques à la Renaissance, London-Leiden 1969, pp. 98 s.; M. Trionfi Honorati, Mobili del Rinascimento toscano nella raccolta Acton a "La Pietra", in Antichità viva, VIII (1969), 1, pp. 49-52; G. Cantelli, Ilmobile umbro, Milano 1973, pp. 8 s.; A. S. Tassi, Benedetto da Maiano tra il 1490 e il 1497, in Critica d'arte, XI (1975), 143, p. 51 n. 12; M. Gregori, IlRinascimento, in M. Gregori-R. Ruotolo-A. Bandera Gregori, Ilmobile ital., Milano 1981, pp.6, 8 s.; P. Morselli, Gli stalli corali della chiesa di S. Maria delle Carceri in Prato, in Antichità viva, XXI (1982), 1, pp. 45-48; M. Ferretti, Imaestri della prospettiva, in Storia dell'arte ital., Einaudi, XI, Torino 1982, pp.525 ss.; A. Gonzalez Palacios, Avvio allo studio del mobile ital., ibid., pp. 592 s.; C. Acidini Luchinat, La grottesca, ibid., pp. 194 s.; Id., Gli ornati delle tarsie perugine dal repertorio antiquario alla grottesca, in Annali della Fondazione di studi di storia dell'arte R. Longhi, I (1984), pp. 57 ss., 63 s.; A. Cecchi, Agnolo e Maddalena Doni committenti di Raffaello, in Studi su Raffaello, Atti del Congresso intern. di Studi, Urbino 1987, pp. 434 s.