DOMENICO de Dominicis (Domenico da Cremona)
Nacque probabilmente a Cremona, nella prima metà del sec. XIV. Il D., infatti, deve probabilmente identificarsi con il "Dominicus de Cremona, alias de Dominicis, natione Langobardus, patria Cremonensi, carmelita in suo instituto celebris", di cui si parla nella Bibliotheca carmelitana del 1752.
Le prime notizie che riguardano D. risalgono a un periodo compreso fra il 1369 ed il 1372 e si riferiscono alla sua attività in seno all'ordine carmelitano a Montpellier, Tolosa ed Aix. Nel 1381, nei capitoli generali di Vienne, fu nominato "diffinitor provinciae Lombardiae", insignito del titolo di "magister" ed eletto "provincialis" per la Provenza. Da questo momento legò il suo nome alla storia dei rapporti della Repubblica di Genova con Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, mediatore della pace di Torino, che pose fine alla guerra di Chioggia fra Genova e Venezia nell'agosto del 1381.
Il successivo 7 novembre fu firmato fra Amedeo VI e la Repubblica genovese un trattato segreto di difesa reciproca contro qualsiasi nemico, fatta eccezione per il papa e l'imperatore. Fu, a quanto sembra, in quella occasione che si formò a Genova un partito segreto, diretto da Nicolò Fieschi, conte di Lavagna, il quale, con il pretesto di porre rimedio alla precaria situazione della città, teatro di lotte intestine, si fece sostenitore della dedizione di Genova al principe sabaudo. I primi contatti con Amedeo VI in tale senso furono forse presi dal figlio di Nicolò, Giovanni Fieschi, proprio durante le trattative per la sopra citata alleanza o subito dopo, sotto la copertura di reclami territoriali e pecuniari, indirizzati al Conte da parte di Nicolò. Li prosegui, nella primavera del 1382, D., il quale, secondo l'interpretazione di E. jarry, grazie "alla felice combinazione di una missione segreta e di richieste dichiarate", ebbe "non soltanto il caloroso appoggio dei Genovesi che condividevano le sue speranze, ma anche lettere di raccomandazione del doge e degli Anziani, tratti in inganno dallo scopo apparente dell'ambasciata".
L'avvenimento, a cui solitamente non si fa cenno né nelle storie genovesi né in quelle piemontesi, è documentato da un fascicolo di lettere, datate fra il 17 e il 22 marzo 1382, che si conservano nell'Archivio di Stato di Torino. Segnalate da L. Scarabelli nel 1847, furono in parte utilizzate dallo Jarry. La prima, del 17 marzo, è indirizzata al Conte dal doge e dagli Anziani genovesi per partecipargli l'invio da parte di Nicolò Fieschi di un ambasciatore nella persona del "venerabilis ac religiosus vir frater Dominicus Ordinis Carmelitarum, sacre pagine professor". Varie altre lettere (sedici in data 18 marzo e una in data 19 marzo) sono di alcuni membri di famiglie genovesi: Raffaele "de Arizia", Tisio Cibo, Gaspare Cocaloxio, Enrico, Matteo e Tommaso "de Illionibus", Napoleone "de Lomellis", Segurano "de Mari", "illi de domo illoruni de Maruffis", Leonardo "de Montaldo", Priamo "de Nigro, legum doctor", Antonio "de Paullo", Benedetto Gentile, Ilario Lecavello, Antonio Luxiardo, Franco e Pietro "Lorcha", Tommaso Mastruccio, Lodisio Tortorino, Babilano Vento, i quali raccomandano al Conte di ben accogliere sia il frate (che - si dice - si reca alla sua corte "pro certis negociis tangentibus et spectantibus generoso viro domino Nicolao de Flisco, et transmissus est pro parte domini ducis Ianue") sia i voti di cui si fa portatore. Le due lettere credenziali di Nicolò Fieschi portano la data del 22 marzo. Nei documenti il D. è variamente denominato: "venerabilis ac religiosus (o "devotus") vir frater Dominicus de Dominicis, magister in teulogia et doctor" (o "in sacra teulogia doctor et magister"); "venerabilis ac religiosus vir frater Dominicus in teulogia (o "in sacra pagina") doctor et instructor"; "venerabilis ac religiosus frater Dominicus Ordinis Carmellitarum in sacra teulogia professor".Il 2 apr. 1382, da Rivoli, D. indirizzò ad Amedeo VI un esposto contenente le richieste di Nicolò Fieschi, la prima parte del quale era destinata a rimanere segreta. Vi si dice che i guelfi. della città di Genova, "tam nobiles quani populares", aspirano ad avere il principe sabaudo come proprio signore e difensore; che il progetto è condiviso anche da numerosi ghibellini (si fa il nome di Adamo Spinola e di Antonio "de Paulo"); che Leonardo "de Montaldo favorabilis videtur esse huic opinioni". Nei mesi seguenti, malgrado gli ostacoli, Nicolò Fieschi ed altri membri della sua famiglia si adoperarono ancora in favore del disegno d'instaurare in Genova la signoria sabauda. Ma la morte di Amedeo VI il 10marzo dell'anno seguente fece cadere nel nulla il progetto. L'episodio rimane comunque per molti aspetti piuttosto oscuro.
Non sembra che D., portato a termine il suo compito, abbia più avuto legami con l'ambiente genovese. Le notizie che lo riguardano fra il 1385 ed il 1393 si riferiscono esclusivamente a suoi impegni nell'Ordine. Il 30 apr. 1395 fu eletto vescovo di Sitia, nell'isola di Creta, da dove il 24 nov. 1399 venne trasferito a Mylopotamos (ancora in Creta); il 13 dic. 1401 tornò a Sitia.
Non si sa a quale anno esattamente risalga la sua morte: sembra comunque che fosse ancora in vita nel 1409.
Nella Bibliotheca carmelitana si dice che fu autore delle seguenti opere: In libros quosdam S. Scripturae lectiones nonnuulae; In libros Sententiarum commentaria; Orationes et sermones quos habuit in sacello pontificio et in Curia Romana.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Materie politiche, Negoziazioni colla Repubblica di Genova, mazzo 1, n.2 (1382-1383); G.B. Lezana, Annales sacri et prophetici Ordinis Beatissimae Virginis Mariae de Monte Carmeli, IV, Romae 1656, pp. 738 s.; Bibl. carmelitana, I, Aurelianis 1752, coll. 408 s. n. LXV; L. Scarabelli, Paralipomeni di storia piemontese dall'anno 1285 al 1617, in Arch. stor. ital., s. 1, XIII (1847), pp. 129-131; F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti, in Miscell. di storia ital., s. 3, II (1895), pp. 262, 266; E. Jarry, Les origines de la domination française à Génes (1392-1402), Paris 1896, pp. 22 s.; F. Donaver, La storia della Repubblica di Genova, I, Genova 1913, p. 363; F. Cognasso, Il Conte Verde (1334-1383), Torino-Milano-Firenze 1929, pp. 236 s.; F. Cognasso, Il Conte Verde, in Celebraz. piemontesi, XIII (1935), pp. 392 s.; Maria José di Savoia, Amedeo VI e Amedeo VII di Savoia, Verona 1956, pp. 224 s.; R. Caggese, Italia. 1313-1414, in Storia del mondo medievale (Cambridge University Press), VI, Milano 1980, p. 313; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, I, Monasterii 1913, pp. 341, 455.