DALLE GRECHE (Delle Greche, De le Greche), Domenico (Giovanni Domenico)
Figlio di Antonio, veneziano - come egli dichiara nell'iscrizione della xilografia con la Sommersione del Faraone - fu di origine verosimilmente greca; le notizie sulla vita e l'attività di questo pittore, editore di stampe e probabilmente xilografo del sec. XVI, sono scarse e non sempre attendibili.
Viene identificato dal Bier (1937) con un "Iohannes Dominicus Methoneus", disegnatore, cartografo e forse incisore, non altrimenti noto, originario di Modone, villaggio del Peloponneso che fu scalo veneziano dalla metà del XIII secolo al 1500, quando venne conquistato dai Turchi. Il nome, che non figura nei repertori, compariva in una carta dell'Europa, che viene citata da Abraham Ortelius nel Catalogus auctorum tabularumgeographicarum premesso al Theatrum orbis terrarum del 1570: "Ioannes Dominicus Methoneus Europam; Venetiis apud Mattaeum Paganum".
Il nome del D. compare per la prima volta in un documento dell'Arch. di Stato di Venezia (regesti pubblicati dal Ludwig, 1905) del 7 ott. 1543, dove si sottoscrive come teste: "Jo Domenego depentor da le greche", e ancora è citato in un atto notarile veneziano (29 apr. 1546) come "Dominicus a Grecis pictor".
Le prime e più rilevanti notizie riguardanti la sua attività artistica risalgono all'anno 1546.
Il 1° aprile di quell'anno il D. otteneva un privilegio decennale da papa Paolo III per la pubblicazione a stampa di una serie di disegni raffiguranti le città storiche della Palestina. Da questo documento (Justi, 1897) si apprende che aveva eseguito "nuperrime vero diligentia et correctione" i disegni di Gerusalemme e dei luoghi santi, che li aveva colorati o tradotti in pittura, per diletto, e che intendeva farli stampare a proprie spese; il privilegio menziona il suo protettore a Roma, lo spagnolo Pedro de Zarate, cavaliere dell'Ordine del S. Sepolcro e commensale del papa.Un altro privilegio decennale per la stessa pubblicazione gli venne rilasciato dalla Signoria di Venezia il 28 ag. 1546. L'istanza del D. al Senato della Repubblica contiene ulteriori notizie sui disegni e la loro esecuzione compiuta durante un pellegrinaggio. Entrambi i documenti non contengono alcun accenno al lavoro d'intaglio che non è detto pertanto sia stato eseguito dal Dalle Greche. Perduti i disegni in questione, ci rimangono alcune xilografie tratte evidentemente dalle vedute eseguite dal vero nel corso del viaggio in Terrasanta, a cominciare da una Veduta della piazza del S. Sepolcro che reca un'iscrizione con i nomi dell'artista e del committente-editore, Pedro de Zarate, la data 1546 e il riferimento ai due privilegi ottenuti (ill. in Muraro-Rosand, 1976, fig. XLIX). Altre xilografie da disegni del D., pure ricollegabili al pellegrinaggio, sono incluse come illustrazioni nella seconda edizione della rara opera di O. Préfát di Wilkenau, Itinerarium Praga Venetias, et inde per mare in Palestinam, id est, Iudaeam et Terram Sanctam. Hierosolymam ad Sepulchrum Domini, pubblicata per la prima volta a Praga nel 1547, subito dopo il ritorno di questo nobile boemo dal viaggio compiuto in Terrasanta (1546), e nuovamente (in lingua ceca) nel 1563.
Si tratta di una grande Veduta di Gerusalemme su doppia pagina, che reca un'iscrizione in lingua ceca datata 1563 con il nome "De le Greche", da considerare quindi come un secondo stato o una derivazione postuma da un disegno o una stampa del D., di una Veduta della chiesa del S. Sepolcro, di una Veduta di Venezia e di una xilografia raffigurante una Nave di pellegrini attaccata da pirati turchi (cfr. Bier, 1937, pp. 207 s., figg. 1, 5).
E. Bier (1937, figg. 2-3) ha pubblicato inoltre una notevolissima Veduta del Cairo (Caiero, con titolo anche in ebraico e in arabo), composta da ventuno xilografie di formato diverso contrassegnate da lettere dell'alfabeto, stampata per la prima volta dall'editore e intagliatore M. Pagan (cfr. C. H. Bagrow, Matheo Pagano, Jenkintown 1940).
Quest'opera, che misura circa un metro per due metri di base e reca sul quattordicesimo foglio il nome dell'autore "Opus Iohannis Dominicus Methonei", è stata restituita al D. in base a un confronto con le vedute di Gerusalemme e di Venezia, inequivocabilmente firmate dall'artista e caratterizzate da un analogo formato oblungo, inconsueto, che secondo il Bier potrebbe derivare dall'uso di un rotolo per disegnare in luogo di un normale libro o taccuino.
Nel 1549 veniva pubblicata l'opera alla quale è legata la fama del D., la grandissima xilografia composta di dodici fogli raffigurante la Sommersione del faraone nel Mar Rosso ovvero "La crudel persecutione del ostinato Re, contro il populo tanto da Dio amato, con la sommersione di esso Pharaone...", eseguita, come precisa l'iscrizione, su disegno di Tiziano: "Disegnata per mano dil grande, et immortal Titiano. In venetia per domeneco dalle greche depentore Venitiano. MDXLIX".
Questa sottoscrizione indusse alcuni studiosi (Baseggio, 1844; Mauroner, 1941) a riferire al D. l'intaglio della xilografia e ad ascrivergli l'esecuzione di altre incisioni tizianesche. Ma già lo Zani (1822) e il Passavant avevano al contrario osservato che poiché nell'iscrizione della Sommersione il D. si qualifica come "depentore" senza alcun riferimento al lavoro d'intaglio, né l'aggiunta di un "fecit", egli doveva essere stato soltanto l'editore della stampa. t merito in particolare di E. Tietze Conrat (1950) di avere messo in dubbio che la data 1549 si riferisca all'esecuzione dell'opera, che sembra databile in realtà, sulla base di precise indicazioni stilistiche e iconografiche, al secondo decennio del secolo, evidentemente al tempo in cui Tiziano affrontava la prima importante commissione veneziana, la Battaglia destinata alla sala del Maggior Consiglio.
Sempre secondo la tesi della Tietze, ripresa da Muraro e Rosand, la xilografia che reca il nome del D. dovrebbe infatti essere identificata con la sconosciuta "Submersione di Pharaone" citata, come prima "hystoria" da stampare nella richiesta di privilegio dello "stampador" Bernardino Benali del 9 febbr. 1515 (1514 more veneto:cfr. R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio veneto, XXII [1882], p. 181, doc. 196). Trentaquattro anni dopo il D., venuto in possesso dei blocchi originali, avrebbe provveduto a ristampare la xilografia aggiungendo l'iscrizione e il nome di Tiziano, come un richiamo pubblicitario che forse mancava nella tiratura originale.
La presenza di vistosi segni di usura e di numerose tarlature in tutti gli esemplari conosciuti della Sommersione confermerebbe che l'edizione del D. corrisponde effettivamente a un secondo stato; mentre la stampa di un frammento del blocco mediano destro con un gruppo di israeliti conservata al Museo Correr di Venezia (Stampe A.15, c. 39, n. 48) costituirebbe l'unica testimonianza superstite di un'edizione della Sommersione antecedente a quella del 1549, forse della prima edizione del Benali (cfr. Muraro-Rosand, 1976, p. 89, n. 8 A).
Nel decennio successivo il D. aveva assunto il compito di illustrare con disegni destinati all'incisione i codici botanici del naturalista P. A. Michiel (Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. Ital., cl. II, 26-30 [= 4860-4864], pubblicati a cura di E. De Toni, col titolo I cinque libri di piante, a Venezia nel 1940). Sappiamo che il lavoro del Michiel dovette iniziare prima del 1551 ma il progetto non fu portato a termine oltre che per i molti impegni dell'autore, per una "lunga infermità" del Dalle Greche, Un documento dell'agosto 1558 lo dice già morto (Ludwig, 1905).
Il D. venne erroneamente identificato nel secolo scorso con il pittore Domenico Theotocopulos, El Greco (cfr. Lanzi, 1809; Zani, 1822) e in seguito con Domenico Campagnola (cfr. E. Galichon, in Gazette des Beaux-Arts, XVII [1864], p. 456). Il Mauroner (1941, p. 68) aveva supposto che fosse un parente del Greco "forse capo di una bottega che portò sul mercato, accanto a xilografie importanti o insignificanti, anche dei quadri religiosi. Questa ipotesi potrebbe chiarire nella maniera più innocente la strana realtà dell'apparire di quadretti di contenuto religioso, molto diversi tra loro per stile e qualità, ma tutti con la segnatura del Greco".
Dai documenti (Ludwig, 1905) risulta che il D. ebbe un figlio, Aurelio, anche egli pittore; gli si riferiscono due atti di pagamento del 1558: il primo del 4 gennaio "a maistro Aurelio depentor", per opere eseguite a Mazzorbo, e il secondo del 5 aprile, "per diversi lavori" compiuti per le monache di S. Matteo di Mazzorbo. Un documento del 25 agosto di quell'anno concerne alcune pitture da farsi nella casa di Zuanne Gritti nella stessa isola. Infine, dal testamento della moglie di Aurelio, Giulia, stilato il 13 ag. 1583, si apprende che il pittore era ancora in vita e che aveva bottega "a Santa Trinità in Salizzada a S. Francesco". Altri documenti sono stati segnalati da L. Olivato (p. 530 n. 6).
Bibl.: Oltre a B. C. Kolbenheyer, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, Leipzig 1921, pp. 562 s. (s.v. Greche, Domenico dalle), cfr.: L. Lanzi, Storia pittorica..., Bassano 1909, I, pp. 88 s.; III, p. 115; P. Zani, Enc. metod.... delle Belle Arti, I, 10, Parma 1822, pp. 279 s.; G. Baseggio, Intorno tre celebri intagl. in legno vicentini, Bassano 1844, pp. 24 s., 42, 44; J. D. Passavant , Le peintre-graveur, I, Leipsic 1860, p. 160; VI, ibid. 1864, p. 215; W. Korn, Tizians Holzschnitte, Breslau 1897, pp. 38-41; C. Justi, Domenico Theotocopuli von Kreta, in Zeitschrift für Bildende Kunst, VIII (1897) p. 178; G. Ludwig, Archivalische Beiträge zur Gesch. der Venez. Malerei, in Jahrb. der Preusz. Kunstsammlungen, XXVI (1905), Suppl., pp. 152 s.; P. Kristeller, Kupferstich und Holischnitt..., Berlin 1921, p. 296; D. Hadeln, in C. Ridolfi, Le maraviglie dell'arte [1648], I, Berlin 1924, p. 203 n. 2; G. A. Moschini, Dell'incisione in Venezia, Venezia 1924, p. 25; M. Pittaluga, L'inc. ital. nel Cinquecento, Milano 1928, pp. 262 ss., 330; H. Tietze-E. Tietze Conrat, Tizian-Studien, in Jahrb. der Kunsthistor. Sammlungen in Wien, XX (1936), p. 137; E. Bier, Unbekannte Arbeiten des D. D., in Maso Finiguerra, II (1937), pp. 206-18; F. Mauroner, Le incis. di Tiziano, Venezia 1941, pp. 17, 47 s., 61 s., 68; H. Tietze-E. Tietze Conrat, The Drawings of the Venetian Painters ... , New York 1944, n. 1901; E. Tietze Conrat, La xilografia di Tiziano "Il passaggio del Mar Rosso", in Arte veneta, IV (1950), pp. 110 ss.; L. S. Richards, The Titian Woodcut by D. D., in The Bull. of the Cleveland Museum of Art, XLIII (1956) pp. 197-203; A. Petrucci, Gli incisori dal sec. XV al sec. XIX, Roma 1958, pp. 67-81; K. Bauch, Zu Tizian als Zeichner, in Walter Friedldnder zum 90. Geburtstag, Berlin 1965, p. 38; K. Oberhuber, Renaissance in Italien 16. Jahrh., Wien 1966, pp. 113-16; P. Dreyer, Tizian und sein Kreis, Berlin 1976, pp. 25, 43 s.; M. Muraro - D. Rosand, Tiziano e la silografia venez. del Cinquecento, Vicenza 1976, pp. 80-83 e passim; Id., Titian and the Venetian Woodcut, Washinghton 1976, pp. 17-21, 26; E. Borea, Stampa figurativa e pubblico, in Storia dell'arte ital., I, 2, Torino 1979, pp. 348 ss.; L. Olivato, "La submersione di Pharaone", in Tiziano e Venezia, Vicenza 1980, pp. 529 s. e ill. 328 ss.