DALL'OGLIO, Domenico
Nacque a Padova probabilmente intorno ai primissimi anni del secolo XVIII.
"… Benchè nel suo fisico debole malaticcio avesse tarda l'educazione, nulla meno rinvigoritosi col crescere dell'età sviluppò una naturale tendenza alla meccanica... quindi alla musica che apprese facilmente ed in breve, sebben dozzinali maestri gli dessero le prime istruzioni..." (N. Pietrucci, p. 95 e n. 3).
La perizia con cui il D. seppe costruirsi i violini e liuti, che avrebbe poi usato nei concerti, ci indurrebbe a considerarlo un autodidatta, formatosi musicalmente presso qualche bottega artigiana piuttosto che il promettente allievo di G. Tartini e di A. Vivaldi come molti suoi biografi, con scoperta forzatura encomiastica, osano suggerire.
Osserva il Mooser: "Mais comme ce maître [Tartini] quitta Padoue en 1712 pour n'y revenir qu'en 1721, à une époque par conséquent, où le jeune artiste devait être bien près d'achever sa formation, cette collegation semble difficilment acceptable" (1946, p. 219). Paradossalmente l'unica traccia che colleghi i nomi dei due musicisti si trova sul manoscritto non datato della sonata n. 58 per violino e basso continuo, che reca sul frontespizio Sonata del signor Giuseppe Tartini e sul retro Quinta sonata a Viola e b. c. del sig. Domenico dall'Oglio (questo lavoro viene giudicato da A. Capri "di negletta fattura" e "di scadente qualità melodica": p. 284).
Il nome di Vivaldi come possibile maestro del D. venne fatto per primo dal Mooser sulla base di una elencazione cronologica, compilata da A. Salvatori, dei musicisti dell'ospedale della Pietà di Venezia, dove dal 1713, per oltre un ventennio, Vivaldi e un Pietro Dall'Oglio si alternano nell'occupare vari incarichi importanti. Se per il Mooser, il quale ipotizza che questo Pietro possa essere stato il padre o uno stretto parente del D., la possibilità che Vivaldi abbia dato lezioni al figlio di un collega appare realistica, questa tesi diventa però insostenibile se si dà credito alla abbondante documentazione proposta da G. Rostirolla, dalla quale risulta che alla Pietà non è mai esistito un Pietro Dall'Oglio ma che vi operava invece il religioso Pietro Scarpati detto dall'Oglio, musicista di un certo prestigio ma di dubbia reputazione.
Indipendentemente dalla scuola violinistica di appartenenza e dalla modestia della sua attività presso la basilica di S. Antonio e alla Scuola delle nazioni, da lui frequentata nel 1732, il D. doveva nel 1735 aver raggiunto tale reputazione artistica da essere invitato, insieme ad altri noti musicisti, a recarsi a Pietroburgo per mettersi al servizio della zarina Anna Ivanovna, che intendeva dare nuovo lustro al teatro di corte. La scrittura fu perfezionata da P. Mirra, il quale offrì un compenso di 700 rubli ai fratelli Domenico e Giuseppe Dall'Oglio, a P. Peri e G. Piantanida i quali andarono così a raggiungere in Russia i fratelli Luigi e Antonio Madonis, G. Verocai, F. Araja e lo stesso P. Mirra per formare una delle più celebrate orchestre del tempo, composta da quaranta validi elementi. Insieme al secondo scaglione dei musicisti partirono anche numerosi commedianti tra i quali l'attrice goldoniana Rosa Pontremoli, che in seguito diventò la compagna del D. ("Celle-ci se trouva enceinte des oeuvres de son amant, et ne put, de quelque temps, tenir son emploi": Mooser, Annales, p. 132).
Sul soggiorno del D. a Pietroburgo non si hanno che vaghe notizie: tra queste un episodio di complicità cortigiana che lo vede protagonista insieme alla futura zarina Caterina II, diffusamente descritta nelle Mémories della stessa. Dal punto di vista professionale il violinista godette di sempre maggiore considerazione, tanto che il suo stipendio fu portato a 1.000 rubli e il suo talento messo in evidenza nelle cronache degli spettacoli che si davano a corte. Raggiunse l'apice della carriera nel 1742 quando, perdurando l'assenza dell'Araja, il D. ottenne la reggenza del teatro e l'organizzazione delle feste e dei balli ai quali sovente dava il suo contributo musicale.
Tra i balletti musicati dal D. si ricordano: La joie des nations à l'apparition d'Astrée à l'horizon russe, et le retour de l'âge d'or e La pomme d'or au banquet des dieux, et le jugement de Paris, entrambi dati nel 1742 con coreografie di S. B. Landé (l'attribuzione di quest'ultimo balletto è incerto in quanto viene proposto anche il nome di L. Madonis). In quello stesso anno il D. compose il prologo dell'opera La clemenza di Tito di H. Hasse, a cui diede il titolo La Russia afflitta e riconsolata (testo di J. von Stählin). Delle sue composizioni in musica strumentale o da camera rimangono: XII sonate a violino e violoncello o cimbalo, Amsterdam, G. F. Witvogel, 1738, e Parigi, Le Clerc, 1751; XII Sonates à violon seul et basse continue, Venezia, Bart. Ricci, 1778, dedicate all'erede al trono di Russia granduca Paolo Petrovič; Sei sinfonie a due violini, alto viola e basso..., opera prima, Parigi 1753; 2 sonate per flauto traverso, violoncello e basso continuo, in Sei sonate per flauto... d'alcuni famosi maestri come J. F. Groneman, D. Dall'Oglio, G. S. Martini, Londra 1762, Citate nel Breitkopf... Catalogue (Suppl. XII, 1779 e 1780, 16). Sempre nel Breitkopf… Catalogue (Suppl. I, 1766, 16 e Suppl. II, 1767, 6) sono citate una Sinfonia in la, Sinfonia russa, Leipzig 1766 e Sinfonia in re, ibid. 1767. L'Eitner cita inoltre alcuni pezzi für die Violette und Bass., conservati a Londra, British Library, ms. 4420. Una Sonata a 4, per due violini, alto viola e basso è conservata a Uppsala (Bibl. universitaria); tre Sinfonie manoscritte conservate a Dresda sono andate disperse durante l'ultimo conflitto mondiale.
Della musica vocale composta dal D. ci rimane notizia del recitativo E soffrirò che sia, si barbara mercede da inserirsi nell'opera Didone abbandonata di B. Galuppi e dell'aria Combattuto da più venti per soprano e orchestra (Schwerin, Mecklenburgische Landesbibliothek).
Secondo il Mooser, il D. "écrivit plusieurs symphonies dans quelques-unes des quelles il se révéla innovateur ingénieux car, indiquant un procédé qui, un siècle et demi plus tard, connut la vogue que l'on sait, il imagina de donner à ces ouvrages un coloris national en y insérant des thème sempruntés au folkore russe ..." (Annales, p. 132).
Nel 1764 il D., colpito da apoplessia, morì a Narva (Estonia, URSS) mentre era in viaggio verso l'Italia per il suo definitivo ritorno in patria.
Buon musicista fu anche il fratello Giuseppe, nato a Padova verso il 1710, nel 1735 scritturato come violoncellista del teatro di corte di Pietroburgo, dove rimase quasi ininterrottamente per un trentennio denso di successi artistici. Sposato alla bella figlia di L. Mandonis, coltivò rapporti mondani con l'aristocrazia fino a venire coinvolto in intrighi e congiure che caratterizzarono quel burrascoso periodo della storia dinastica russa. Nel 1758, avendo ricevuto l'incarico di ingaggiare in Italia un castrato e una cantante, ne approfittò per visitare Varsavia, Berlino e Zurigo, dove potrebbe essersi esibito in qualche concerto.
Nel 1764 lasciò definitivamente Pietroburgo dove, secondo J. von Stählin, "l'on y regretta fort le remarquable violoncelliste G. Dall'Oglio qui, avec une sonorité pleine, savait soutenir las chanteurs par des grands accords de son instrument ..." (Mooser, Annales, p. 136). Durante il viaggio di ritorno incontrò a Berlino Giacomo Casanova: "... je vis venir à moi un gros homme, qui, me tendant la main, me dit que nous étions amis depuis vingtcinq ans... et que nous nous sommes connus chez le docteur Gozzi... et nous dit que, s'étant un peu melé dans la conjuration, il avait pris le parti très prudent de demander son congé..." (Casanova, p. 64).
Dal 1766 figurò come agente a Venezia del re di Polonia Stanislao Augusto Poniatowski e mantenne questo incarico diplomatico per molti anni. Dal Pietrucci apprendiamo che Giuseppe scrisse un trattato "sull'assoluta semplicità delle ragioni delle consonanze come principio dell'armonia consonante [sic]" (p. 94). Non è noto l'anno della sua morte ma risulta essere stato ancora in vita nel 1794 (secondo il Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder, III, 1764-1815, p. 315 "a. [= lettera di richiamo] 1795, XI, 5").
Fonti e Bibl.: N. Pietrucci, Biogr. degli artisti pad., Padova 1858, pp. 93 ss.; Mémoires de l'imperatrice Cathérine II écrits par elle-même, London 1859, p. 93; K. Nef, Die Collegia musica in der deutschen reformierte... Schweiz, Sankt-Gallen 1897, p. 107; A. Salvatori, A. Vivaldi, in Riv. della città di Venezia, agosto 1928, p. 328; J. Casanova de Seingalt, Mémoires, X, Paris 1931, p. 66; A. Bonaventura, Storia del violino, Milano 1933, p. 148; M. Pincherle, Vivaldi and the Ospitali of Venice, in The Musical Quarterly, XXXIV (1938), p. 306; A. Capri, G. Tartini, Milano 1945, p. 284; R. A. Mooser, Operas, Intermezzos, Ballets, Cantates, Oratorios jouds en Russie durant le XVIII siècle, Genève 1945, p. 111; Id., Violinistes-compositeurs ital. en Russie au XVIII siècle, in Rivista musicale ital., XLVIII (1946), pp. 219, 229; Id., Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIII siècle, Genève 1948, pp. 131-139; V. Duckles-M. Elmer, Thematic Catalog of a Manuscript Collection of 18th Century Italian Instrumental Music in the Univers. of California, Berkeley Music Library, Berkeley 1963, p. 163; B. S. Brook, The Breitkopf Thematic Catalogue 1762-1787, New York 1966, p. 16; G. R. Seaman, History of Russian Music, I, Oxford 1967, pp. 67 s.; R. Zanetti, La musica ital. nel Settecento, II, Busto Arsizio 1978, p. 1008; G. Rostirolla, L'organizzaz. dell'Ospedale della Pietà al tempo di Vivaldi, in Nuova Riv. musicale ital., XIII (1979), p. 179; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p. 416; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, p. 230; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IX, coll. 1913-16; Rèpértoire internat. des sources musicales. Einzeldrucke vor 1800, II, p. 298; The New Grove Dict. of Music and Musicians, V, pp. 165 s.