CONTI BAZZANI (Bazzano, Bozani, Bazzani-Conti), Domenico (Domenico Maria)
Nato intorno al 1740 a Mantova da Giuseppe (Roma, Archivio stor. del Vicariato, S. Maria in Via, Status animarum 1816, 1817; Liber mortuorum, 1818), sembra fosse figlio adottivo di Giuseppe Bazzani. Studiò pittura all'Accademia, di Mantova dove il 16 giugno 1765 ottenne una medaglia d'argento e un anno dopo quella d'oro per il nudo. Nel 1769 dipinse tra l'altro una Continenza di Scipione che, per la "correzione dei disegno, la fedeltà di espressione delle umane passioni, e fino l'esatto e diligente accordo del tutto insieme" (Coddé, 1837), ottenne lo straordinario premio di due medaglie d'oro. Tutti i disegni dei concorso furono spediti al ministro e mecenate conte di Firmian, il quale fece sapere all'Accademia il suo compiacimento principalmente riguardo al C.; sempre nello stesso anno l'Accademia gli conferì il titolo di maestro, ma il C. lo rifiutò, pur dirigendo la scuola del nudo e dei disegni dei gessi. Dal 1770 si stabilì a Roma.
Nelle fonti il C. è indicato come "abate" (Mem. per le belle arti, 1785) 0, insieme con Giovanni Campovecchio mantovano, "professore" (1785), "assessore attuale per la Pittura" (dopo il 1806, Mem. enc. rom.), "assessore della pittura" (1810, Diario di Roma) e "pittore assessore delle pitture alle Antichità di Roma" (1816). Del C. come "professore di Pittura in Roma" testimonia anche una lettera del 3 dic. 1814 di Giovanni Tominz, padre del pittore goriziano Giuseppe, indirizzata all'imperatore Francesco I d'Austria (Vienna, Haus-Hof-und Staatsarchiv). Lo storico croato Ivan Kukuljevic Sakcinski (Zagabria, Arhiv Jugoslavenske Akademije Znanosti i Umjetnosti, segn. XV, 23. D. VIII. 2: Zapisnik IV, pp. 69-76) nota (ante 1859) che il pittore Tominz aveva studiato a Roma all'Accademia di S. Luca presso l'"abbate conte Dazzani".
Negli anni 1779-85 egli dimorò in via Condotti insieme con lo scultore Giuseppe Sinterman; nel 1808-11, in via Due Macelli, n. 7, resp. 71, insieme con il pittore Giovanni Antonio Passinati da Vicenza, e, nel 1812-1818, sempre con il Passinati in piazza Poli n. 91 (palazzo Conti); dal 1810 in poi insieme con il C. abitava anche G. Tominz, che stette alla sua scuola per sette anni grazie alla protezione della arciduchessa Marianna d'Austria (Diario di Roma, 18 genn. 1817, p. 3). Fu suo allievo G. Bossi a Roma a partire dall'autunno del 1795. Anche V. Camuccini e P. Benvenuti. "con molti altri giovani" avrebbero frequentato la sua scuola secondo una memoria manoscritta di A. Migliarini conservata presso la Biblioteca della Soprintendenza alle Gallerie di Firenze citata da S. Rudolph in Storia dell'arte, 1977, nn. 30-31, p. 178 nota 8. Benché, nel 1810, si trovi scritto che per la sua età di settant'anni non poteva più esercitare "l'incarico di visitare, prezzare, e fare la sua relazione sopra tutte le pitture sia antiche che moderne, che si richiede d'estrarre da Roma" (Arch. di Stato di Roma, Camerale II, Antichità e belle arti, fasc. 257, Personale, 12 genn. 1810), fino al 1817 egli continuò a sottoscrivere le patenti d'esportazione con l'aiuto - almeno nel 1817 - di G. A. Passinati, nominato coadiutore.
Durante la sua vita il C. è menzionato come "valoroso pittore istorico", "ritrattista", e insieme con G. Campovecchio "sperimentatore coi colori sciolti con cera e gomma", "sperimentatore dell'encausto", come pittore ad olio, a tempera e ad affresco, oltre che come incisore.
Il Coddé (1837: v. anche Clerici Bagozzi, 1977, p. 80, n. 5) ricorda, tra le opere a Mantova, sei dipinti nella chiesa di S. Zenone (quattro Storie del Nuovo Testamento e due Miracoli di s. Zenone) eseguiti prima della partenza per Roma; inoltre un GesùNazareno nella cattedrale, eseguito a Roma (probabilmente il Sacro Cuore, tempera, tuttora in loco che risulta mandato da Roma nel 1817:Clerici Bagozzi, 1977, p. 80).
Nel 1768, a Amsterdam, l'editore mantovano Giuseppe Braglia pubblicò Theophili Folerigi vulgo Merlini Cocaii Opus Macaronicum... che sulla pagina accanto al frontespizio riproduce, inciso da D. Cagnoni, il Ritratto di T. Folengo disegnato dal C. ("Dom. Maria Conti delin.") da un ritratto del poeta nella collezione Capilupi di Mantova (non ritrovato). Una stampa di questa serie è custodita a Milano nella Raccolta delle stampe "Achille Bertarelli" (Castello Sforzesco). La stessa collez. possiede anche un foglio dei C. con il Ritratto del conte abate Giuseppe Pellegrini Veronese, inciso a Milano nel 1794da Giuseppe Longhi (Clerici Bagozzi, 1977, tav. 72) e il Ritratto di Maria Anna Gualtieri, inciso nel 1797da Rosaspina (questo olio, già nella collezione Magnaguti di Mantova, è riprodotto insieme con quello di Antonio Magnaguti, in Clerici Bagoizi, 1977, tavv. 70 s.). Ivanoff (1950, p. 42) ha attribuito dubitativamente al C. il ritratto di Giuseppe Bazzani del 1767, anno della elezione di questo a direttore dell'Accademia di Mantova; considerato una volta autoritratto del Bazzani stesso, è oggi noto solo dalla fotografia custodita dal Kunsthistorisches Institut di Firenze. Nel 1785 (Memorie per le belle arti) si menziona il quadro del C. S. Maria Maddalena eseguito ad encausto. Le Memorie per le belle arti descrivono ancora (1786) un quadro, dipinto nel 1786 a Roma, intitolato Amor che dorme e un altro, eseguito ad encausto, che rappresenta una Testa di grandezza naturale. Soprattutto il quadro Amor che dorme (in paesaggio) avrebbe dovuto testimoniare dell'abifità del pittore nel rappresentare il nudo che "senza nessuna massa di scuro ... tondeggia e ha rilievo grandissimo". Gori Grandellini (1808) ricorda che da un quadro di Annibale Carracci egli "disegnò ed intagliò S. Pietro che piange dopo aver sentito il canto dei gallo".
Il C. morì il 19 febbr. 1815 a Roma in piazza Poli, n. 91, "aetatis suae 76 circiter" (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Maria in Via, Liber mortuorum).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dei Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Status animarum, 1779, p. 15; 1780, p. 19a; 1781, p. 18; 1782, p. 16; 1784 e 1785, p. 18a; S. Andrea delle Fratte, Stato delle anime, 1808 (s. p.), via de due Macelli, n. 79; 1809 e 1810, via de due Macelli, n. 71; 1811, via de due Macelli, n. 71; S. Maria in Via, Status animarum, piazza di Poli, palazzo Conti, n. 91; Archivio di Stato di Roma, Camerlengato, parte I, titolo IV, Antichità e Belle Arti, busta 37, fasc. 19, pp. 166, 168, 174, 179, 188, 193 s., 198, 201 s., 206 s., 209, 215 s., 218-228, 230, 257 s., 266-269; Memorie per le belle arti, I, Roma 1785, pp. 124-126; II, ibid. 1786, pp. 134 s., 257; Memorie enciclop. romane sulle belle arti, antichità..., IV, Roma s. d. (ma dopo 1806), p. 142; G. Gori Gandellini, Not. istor. degli intagliatori, I, Siena 1808, p. 253; P. Coddé, Mem. biografiche... dei pittori... ed incisori mantovani..., Mantova 1837, pp. 48-50; Ch. Le Blanc, Manuel de Pamateur d'estampes, II, Paris 1856, p. 568; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, Mantova 1857, I, p. 84; N. Ivanoff, Bazzani (catal.), Mantova 1950, pp. 24 s., 27, 33, 42; B. Vilintin, Prilog biografijama slovenskih slikara Josipa Tominca, Matiie Tomca Gaspara Götzla i Josefe Strus, (Contrib. alle biografie dei pitt. sloveni ...), in Peristil, II (1957), p. 205; E. Marani-C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, ad Indicem;K. Rozman, Mladostno delo in zivlijenje slikarja Jozefa Tominca (L'opera giovanile e la vita del pittore J. T.), in Srecanja, IV (1969), 19, pp. 37-39; Id., Der Maler Josef Tominz, in Mitteilungen der Österr. Galerie, LXIII-LXIV (1975-76), pp. 115-117, 128; Id., Slikar D. C. B. (il pittore ...), in Goriski Letnik, III (1976), pp. 192-197; N. Clerici Bagozzi, Un ritrattista neoclassico mantovano, D. C., in Paragone, XXVIII (1977), 333, pp. 76-80; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 334.