CIMAGLIA, Domenico
Nacque a Foggia il 12 marzo 1739 da Orazio e Grazia Abenante. Compiuti i primi studi nella città natale, si recò a Napoli per seguire corsi superiori di economia e diritto. Qui, favorito dalla presenza del fratello Natale Maria, fu introdotto presso illustri maestri: ricevette l'influsso delle teorie economico-liberistiche di Giuseppe Palmieri e conobbe l'ambiente riformistico-intellettuale, il cui contatto fu determinante per la sua formazione. Oltre a conseguire il titolo di avvocato, si specializzò negli studi di economia. Nominato avvocato dei poveri presso il tribunale della Dogana di Foggia nel 1766, succedendo al fratello Natale Maria, che si era trasferito a Napoli, esercitò la professione a Foggia, distinguendosi in perorazioni e in arringhe tenute in contraddittorio col noto giurista Francesco Sav. Massari. Dopo alcuni anni divenne uditore presso lo stesso tribunale. Nella sua lunga permanenza a Foggia (ove sposò Elena Gonzaga) e nell'attività svolta presso la Dogana, che curava Pamministrazione delle terre fiscali del Tavoliere della Puglia, conobbe a fondo i problemi economico-giuridici connessi coù Pagricoltura e la pastorizia della Puglia e del Mezzogiorno d'Italia.
I pascoli e i terreni agricoli del Tavoliere erano vincolati da antiquate norme fiscali: demanio dello Stato fin dall'età romana, erano dati in affitto agli allevatori abruzzesi ed ai coltivatori locali. Nel Medioevo e col succedersi di varie dominazioni iniziarono le usurpazioni di terre a danno dello Stato da parte di gente potente del posto, al che si aggiunsero col tempo arbitri e corruttela di esattori del fisco, speculazione privata e controversie legali. Il Tavoliere della Puglia, già fonte di ricchezza, divenne causa di deficit per Perario. Tentativi di riforme dall'età degli Aragonesi a Carlo V avevano solo peggiorato la situazione. Con l'avvento dei Borboni la crisi era divenuta insostenibile, occorrevQno urgenti provvedimenti di riforma. Nel 1767Nicola Fortunato nella sua Discoverta dell'antico Regno di Napoli col suo presente stato, a pro della sovranità e dei suoi popoli (Napoli) aveva proposto come rimedio la censuazione delle terre.
Nel 1782 il governo nominò una giunta incaricata di, studiare l'opportunità di un simile provvedimento. Sorse una vivace disputa tra chi sosteneva il mantenimento del vecchio sistema e i riformatori: tra gli scritti di questi è notevole quello del C., che espose il suo progetto di riforma nel volume Ragionamento sull'economia che la R. Dogana di Foggia usa co' possessori armentari e con gli ogricoltori che profittano de' di lei campi e su di ciò che disporre si potrebbe pel maggior profitto della Nazione, e pel miglior comodo del Regio Erano (Napoli 1783).
Il C., cogliendo il fulcro della questione quale si presentava ai suoi tempi (dichiarazioni fraudolente da parte degli allevatori, vendite all'asta dei terreni usurpati, confusione tra pascoli e terreni agricoli), sostenne la necessità dell'abolizione del sistema doganale, propugnando la censuazione: liberalizzazione della terra e lottizzazione del Tavoliere fra gli affittuari e i contadini dietro pagamento (censo) della modica somma di 1-1,50 ducati ad ettaro. Con tale censuazione, oltre 2.000 kmq di terreni sarebbero divenuti produttivi, Perario avrebbe accresciuto gli introiti da 230.342 a 627.671ducati: se ne sarebbero avvantaggiati allevatori e agricoltori che. da semplici affittuari sarebbero divenuti proprietari.
Seguendo le idee riformatrici propugnate dalla corrente politico-culturale facente capo a Luigi de' Medici continuatore del Tanucci nell'azione riformatrice, nonché Pesperienza di alcuni paesi d'Oltralpe, il C. chiese l'abolizione dei dazi, lo sviluppo dei traffici con l'estero, la libertà di commercio. La proposta censuazione ricevé obiezioni; ma infine fu pienamente accolta dal governo. Una "prammatica" del 1792 decretava la spartizione dei demani in piccole proprietà, includendo in quel beneficio anche i braccianti (M. D. Merino. Memoria della divisione delle terre fiscali di Puglia, Napoli 1794, p. 87). Il lungimirante progetto di riforma del C. può ritenersi insieme con altri alla base della legge di censuazione del Tavoliere (maggio 1806) per cui, auspice Giuseppe Bonaparte, quelle terre risorgeranno economicamente dopo secolare abbandono. Quando con l'abolizione dei demani del Tavoliere fu abolito l'istituto della Dogana di Foggia, il C. ricevé per designazione del governo, nel 1808, la nomina di, presidente della Grande Corte criminale di Trani.
Il C. morì a Trani il 1° ott. 1809.
Oltre al citato Ragionamento, il C. pubblicò la Difesa di Giuseppe Faraone, Nicola Caiano ed altri inquisiti di tre furti comuni di notte in strada pubblica con mano armata ed in campagna, Foggia 1772. Inediti rimasero: Intorno alla feudalità e Allegazioni giuridiche, oggi non reperibili (cfr. Villani, 1876).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bari, Statocivile del Comune di Trani, fasc. n. 2045, vol. 6, 1809-10, p. 266; Foggia Archivio della parrocchia S. Tommaso, Stato delle anime, vol. V, p. 13; Bari, Archivio provinciale, Riforme, F, cc. 24-32; C. Perifano, Cenni storici sull'origine della città di Foggia, Foggia 1831, p. 126; F. Villani, La nuova Arpi, cenni stor. e biogr. riguardanti la città di Foggia, Salerno 1876, p. 300; T. Fornari, Delle teorie econom. nelle province napoletane dal 1735 al 1830, II, Milano 1888, pp. 425 8.; C. Villani, Scrittori ed artisti Pugliesi, antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 259; A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, Bari 1931, pp. 24, 195, 227, 257 (confonde il C. con Natale Maria Cimaglia); M. Papa, Economia ed economisti di Foggia (1089-1865), Foggia 1933, pp. 161-168; G. Ricca Salerno, Storia delle dottrine finanziarie, in Italia, a cura di S. Guccione, Padova 1960, pp. 326, 328, 338; V. Masellis, Riforme economico-sociali nel Mezzogiorno d'Italia, Roma 1975, pp. 10, 17, 19, 21 s., 24 s., 28, 30, 97.