CIAMPOLI, Domenico
Nacque da Emesto e da Antonietta De Simone ad Atessa (Chieti) il 23 ag. 1852. Compì i primi studi a Chieti, frequentò quindi il liceo classico a Vasto, a Sulmona e all'Aquila. Terminati gli studi, iniziò a frequentare circoli letterari, tra cui, a Napoli, quello che si riuniva attorno allo scrittore Carlo Del Balzo e alla sua Rivista nuova, un quindicinale cui collaboravano anche la Serao, Capuana e Verga: di quest'ultimo il C. si dichiarò spesso grande ammiratore. Nel 1877, ad Avezzano, il C. pubblicò Bianca di Sangro, unracconto storico. Ma il suo vero esordio letterario va considerato quello dell'anno successivo, quando fu pubblicata a Napoli una raccolta di novelle di ambiente abruzzese, Fiori di monte.
Anche se non curata formalmente e non priva di una certa ingenuità nella concezione estetica ad essa sottesa, questa raccolta dei C. ha il suo maggior interesse nelle scrupolose ed appassionate ricerche sulla cultura e sui costumi abruzzesi che confluiscono nel libro e permeano tutta la narrazione.
Nel frattempo il C. iniziò anche delle traduzioni da lingue slave, soprattutto dal russo, e da lingue classiche. Intanto era divenuto professore universitario, prima a Sassari, poi a Catania, continuando sempre però.gli studi e le ricerche sulla propria regione. Esito di questo legame culturale e affettivo con l'Abruzzo furono i Racconti abruzzesi, pubblicati a Milano nel 1880, che sollevarono al tempo stesso critiche e consensi per una ricerca di effetti naturalistici che spesso cadeva nel luogo comune e nel manierismo. Dello stesso anno sono le Fiabe abruzzesi:interessante sforzo di ricostruzione di una reale cultura popolare (i racconti erano raccolti tutti dalla tradizione orale), inizialmente erano apparse su un quotidiano di Lecce e in un secondo tempo raccolte in volume, sempre a Lecce.
Dopo il 1880, per circa due anni, il C. si dedicò quasi esclusivamente allo studio della novella, affmando le sue istintive doti di novelliere con la lettura dei classici italiani, da Boccaccio al Bandello al Lasca. In questo periodo pubblicò due raccolte di traduzioni di versi, Melodie russe e, di varie lingue (tedesco, inglese, francese, russo), Fiori esotici: entrambe le raccolte furono edite a Lipsia, la prima nel 1880 e la seconda nel 1882.
Soprattutto quest'ultima raccolta provocò un'ondata di critiche: il critico Gaetano Amalfi (1881) affermò che il C. non aveva tradotto dagli originali, ma aveva copiato da traduzioni precedenti; inoltre sosteneva che le edizioni del C. erano peggiori di quelle già esistenti, in quanto anche metricamente inesatte, con rime fin troppo facili e ripetute; il C. era infine definito "un giovane di mediocre cultura che ha l'unico difetto di essere operoso".
Tuttavia lo stesso Amalfi doveva ritornare sul suo drastico giudizio l'anno successivo, quando il C. tornò a pubblicare una raccolta di novelle, a Milano, col titolo Trecce nere. Questa raccolta, ancora di tematica strettamente abruzzese, ebbe grande successo: accanto ad una attenta e partecipe testimonianza etnologica, il C. raggiunge delle scelte formali più organiche e coerenti. C'è infatti una efficace adesione al canone verista dell'impersonalità dello scrittore: nel discorso diretto è reso il linguaggio figurato del contadino che attinge metafore, similitudini, proverbi dalla realtà della vita domestica e del lavoro dei campi.
Dopo un'altra raccolta di novelle, Cicuta, edita a Roma nel 1884, il C. abbandonò il genere novellistico e scrisse il romanzo Diana, pubblicato, sempre nell'84, a Milano.
È una storia tragica d'amore, sempre d'ambiente abruzzese, questa volta però borghese: il Passaggio dal racconto all'ampiezza del romanzo è realizzato attraverso una maggiore articolazione delle stesse soluzioni formali che caratterizzavano, come si è detto, le novelle veriste. Anche qui il C. si attiene al canone dell'impersonalità ed usa inoltre, accanto alla lingua, il dialetto - sempre secondo il modello verghiano - per dare maggiore vivacità a situazioni o a concetti.
Ancora una prova di narrativa verista il C. fornì con la raccolta Fra le selve, uscita a Catania nel 1890 in due volumi. Continuava intanto lo studio delle letterature straniere, in particolare slave: dopo il 1880 egli, abbandonato l'insegnamento universitario a causa di una campagna di calunnie nei suoi confronti, lavorava come bibliotecario presso la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e nusciva a coltivare più facilmente i suoi lavori di traduzione. Pubblicò, nel 1888, ad Acireale, gli Studi slavi, cui fecero, seguito Letterature slave (Milano 1889).
Si può affermare senza dubbio che ciò che fa del C. un nome di qualche rilievo nella letteratura italiana di fine secolo, non è tanto la sua opera di narratore quanto quella di divulgatore, fra i primi in Italia, della letteratura e cultura slava; di traduttore dei grandi narratori russi, di Dostoevskij, Gorkij, Turgeney, Puskin, Tolstoj; di raccoglitore e traduttore di canti popolari slavi, bulgari, armeni. Se la critica concorda a considerarlo più che altro un verista minore e un fertile letterato, l'unico giudizio che si discosta dalla genericità degli altri è quello di Giovanni Titta Rosa: "Al versante naturalistico ed arcaistico dei narratori abruzzesi appartiene il primo D'Annunzio ... ed alcuni minori, tra cui Ciampoli, il quale aveva aperto le finestre all'epopea antica e recente degli slavi, dei nordici..." (Narratori dell'Abruzzo e del Molise, a cura di G. Titta Rosa - G. Porto, Milano 1971, p. 3).
A testimonianza di questa sua molteplice attività resta un notevole numero di scritti, tra i quali rivestono maggiore importanza: le raccolte di traduzioni di racconti stranieri: Racconti californiani, Milano 1880; Racconti galiziani, ibid. 1881; Racconti russi, ibid. 1884; Studi letterari, Catania 1891;le pubblicazioni dei Codici paleoslavi della R. Biblioteca Naz. di San Marco, Roma 1894, e dei Codici francesi della R. Biblioteca Naz. di San Marco, Venezia 1896; Le "Straniere"(traduz. di novelle), Roma 1895; Nuovi studi letterari e bibliografici, Rocca San Casciano 1900, Saggi critici di letterature straniere, Lanciano 1904.
Nel frattempo il C. aveva proseguito la sua attività narrativa, allontanandosi però dalla primitiva ispirazione verista, per tentare romanzi di soggetto ed ambientazione diversa. Nel 1889, a Milano, pubblicava Roccamarina, cui seguirono, nel 1896, L'invisibile. (Roma), e nel 1897 Ilbarone di San Giorgio (Milano). In questi ultimi romanzi il C. abbandona l'ambiente contadino e borghese dei suoi precedenti lavori, per affrontare invece ambienti aristocratici; inoltre, se ancora ne Ilbarone di San Giorgio si possono trovare, accanto alla lingua, alcune forme lessicali e sintattiche tipiche del dialetto abruzzese, proverbi, nomi caratteristici, L'invisibile è invece scritto tutto in italiano, come afferma lo stesso C. nella breve prefazione al romanzo. dove dichiara anche che il spo proposito è quello di scrivere un libro "ameno", che abbia per oggetto la moderna forma di magia chiamata "spiritismo". Niente di più lontano quindi dalla trama semplice delle novelle o dell'essenzialità della rappresentazione di Diana. C'è in questi romanzi una lucida raffigurazione degli ambienti sociali e psicologici, l'analisi profonda dei sentimenti, riflessioni morali ed estetiche dei personaggi; ma le facoltà inventive e narrative del C. risultano indebolite, meno felici e spontanee rispetto alla prima produzione.
Negli ultimi anni di vita egli abbandonò completamente l'attività narrativa, per dedicarsi solo a quella di erudito letterato: è del 1912 un Dizionario di citazioni francesi tradotte, edito a Lanciano. Molto criticata l'edizione degli Scritti politici e militari di G. Garibaldi (Roma 1907).
Il C. mori a Roma il 20 marzo 1929.
Fonti e Bibl.: G. Amalfi, Un Mezzofanti risorto: D. C., in Riv. europea, n.s., XXXI (1881), pp. 501-513; Id., Grandi e piccoli. Critica letter., Napoli 1900, pp. 151 s.; V. Della Sala, Ottocentisti meridionali. Napoli 1935, pp. 106-17; N. Sapegno, Compendio di storia della letter. ital., Firenze 1963, III, p. 316; B. Croce, Laletter. della Nuova Italia. V, Bari 1965, pp. 212 s.; E. Giammarco, Storia della cultura e della lettor. abruzzese, Roma 1969, pp. 128 s., 625-31; G. Sorge, D. C. slavista: bibliografia, in Studi e ricerche sull'Oriente cristiano, 1978, n. 1.