CERVINI, Domenico
Nacque a Piacenza il 24 luglio del 1689 da Pier Giorgio, agrimensore, e da Francesca Sirena; fu allievo di Ferdinand Galli Bibiena (Buzini). Sposò nel 1728 Antonia Atanasi e nello stesso anno fu nominato capo dei bombardieri di Piacenza (Fiori).
Di un suo fratello, Giuseppe, di cui non si hanno ulteriori notizie, si ricorda una croce in argento (1743)per S. Alessandro a Piacenza (Fiori, 1971).
Notevole fu la sua attività di scenografo, soprattutto nei teatri della Cittadella e delle Saline a Piacenza ed in quelli di Parma (Mensi). Progettò gli apparati scenici in occasione di pubbliche cerimonie a Piacenza: tra di essi si ricordano in particolare i catafalchi funebri del vescovo di Piacenza monsignor Barni (1728), dell'imperatore Carlo VI (1741) e del prevosto Crollalanza (1748). Ideò anche le scenografie in occasione del giuramento di fedeltà prestato ad Elisabetta Farnese (1745) e in quella della nascita del futuro duca don Ferdinando di Borbone (1751: Fiori).
Sicuramente eresse, a Piacenza, le absidi delle chiese (ora distrutte) di S. Alessandro (1743) e di S. Ulderico (1745); per la prima fornì il disegno per la costruzione degli stalli del coro nuovo: forse quelli ancor oggi esistenti nella parrocchia di S. Teresa (Fiori). Ma più importante fu la sua attività di architetto civile, documentata indirettamente da un elenco lasciato dal Buzini, che eseguì manualmente le costruzioni. Era, infatti, consuetudine che l'architetto della fabbrica facesse la stima o perizia dei lavori eseguiti dai capimastri per fissare il compenso; e il Buzini lasciò per i suoi eredi un elenco di opere compiute, con relative stime del C., per facilitare il recupero dei crediti.
Sulla base di tale elenco si possono attribuire al C. i progetti del pal. Scotti di Castelbosco (1740 circa), in via Taverna, e di quello dei conti Rota (1750 circa), in via S. Eufemia. Per analogia stilistica con il primo gli si possono attribuire anche il pal. Anguissola di Cimafava (poi Rocca), in via Giordani, e quello dei conti Volpari, in via S. Giovanni, eretto nel 1745 e forse anche lo scalone del palazzo Tedaldi in via Poggiali (Fiori).
Quasi sicuramente è anche suo lo splendido scalone del palazzo Baldini, poi Radini Tedeschi (1730). Il C., infatti, fece la perizia per una balaustrata eseguita da uno scalpellino locale per i Baldini che tennero a battesimo buona parte dei figli dello stesso C. (Fiori).
L'ultima opera dovrebbe essere il palazzo di Castelnuovo eseguito nel 1756 per il duca Giovanni Fogliani d'Aragona. Il C., infatti, morì improvvisamente a Piacenza il 25 dic. 1756 (Fiori).
Sulla base dei dati raccolti si possono attribuire al C. tutte le più importanti opere architettoniche eseguite a Piacenza nel Settecento. I palazzi eretti da lui in sobrie forme barocche restano ancora tra gli ornamenti più validi della città.
Pare che il C. sia stato anche attivo altrove, anche se tale attività non è stata ancora documentata.
Il figlio del C., Gaetano (28 maggio 1728-12 marzo 1803), fu a sua volta, architetto e scenografo: nel 1757 disegnò il pulpito e nel 1765 gli stalli del coro della chiesa di S. Alessandro; nel 1761 progettò addobbi per la chiesa di S. Maria di Campagna.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Piacenza, atto del 28 nov. 1722 rog. F. Dodi not. piac.; Piacenza, Biblioteca comunale, ms. Pallastrelli 170: Cronache di G. Buzini, p. 97; L. Ambiveri, Suppl. agli artisti piacentini, in Strenna Piacentina..., Piacenza 1885, p. 115; L. Mensi, Diz. biografico dei Piacentini illustri Piacenza 1899, s. v.; A. Rapetti, Macchine pirotecniche a Piacenza, in Boll. stor. piacentino, XXXV (1940), pp. 94 ss.; G. Fiori, in Libertà (Piacenza), 3 apr. 1968; Id., Architetti,scultori e artisti minori piacentini, in Boll. stor. piacentino, LXVI (1971), pp. 7 s. e n. 7.