CERASOLI, Domenico
Nato a Roma nel 1739, lavorò come mosaicista nello Studio del mosaico della Reverenda Fabbrica di S. Pietro per tutta la seconda metà del sec. XVIII e per il primo decennio del successivo.
Da una supplica rivolta dal C. in data 16 aprile 1758 all'economo della Fabbrica di S. Pietro, monsignor Marcantonio Marcolini, si traggono notizie relative alla sua formazione e i dati cronologici essenziali per la biografia. Infatti, nel documento (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro, I piano, serie 3, pacco 14 C, cc. 379 ss.), il C. dichiara di avere diciannove anni, di averne spesi già sette ad esercitarsi nel disegnare e dipingere sotto la guida del pittore Salvatore Monosilio, e chiede di essere ammesso tra i mosaicisti dello Studio; la supplica ebbe esito positivo, ma la partecipazione del C. all'attività svolta dallo Studio è documentata soltanto a partire dal 1760. Nell'agosto di quell'anno, infatti, iniziò a porre in mosaico insieme con Giuseppe Castellini il S. Pietro che risana lo storpio, tratto dal dipinto di Francesco Mancini.
Nel 1761 cominciò a porsi in mosaico la Trasfigurazione di Raffaello, da una copia eseguita nell'anno 1758 dal pittore Stefano Pozzi. Attendevano al lavoro il C., Giuseppe Ottaviani, Giovanni Francesco Fiani e Bernardino Regoli. Mancano notizie sino al 15 giugno 1779, quando egli iniziò con Bartolomeo Tomberli e Lorenzo Roccheggiani il quadro della Crocifissione di s. Pietro, tratto dall'originale di Guido Reni (nel 1816 ingrandito e posto sull'altare maggiore della tribuna meridionale, oggi situato sull'altare di sinistra della stessa tribuna meridionale).
Per volontà di Pio VI, probabilmente nel corso dell'ottavo decennio del secolo, nello Studio si iniziò a porre in mosaico dall'originale del Domenichino, sito oggi come allora nella chiesa romana di S. Maria della Concezione o dei cappuccini, l'Estasi di s. Francesco: furono incaricati di eseguire il lavoro il C., cui si affidò l'esecuzione di tutti i panni, B. Tomberli, che eseguì le carni, e Filippo Cocchi, che fece il campo. Il mosaico, dopo aver ornato l'altare a sinistra della tribuna meridionale, fu trasferito sull'altare di destra della cappella del SS. Sacramento, dove ancora oggi è collocato. Dal 1785 al 1787 il C. lavorò a Orvieto, al restauro dei mosaici della facciata del duomo, insieme con B. Tomberli.
L'ultimo decennio del sec. XVIII vede tutti i mosaicisti dello Studio impegnati nell'esecuzione di quadri, tratti, come era costume, da dipinti celebri, da destinarsi alla S. Casa di Loreto. Il C. partecipò alla realizzazione dei quadri rappresentanti la SS. Concezione di C. Maratta (insieme con Antonio e Vincenzo Castellini), S. Anna di Angelica Kauffmann (insieme con A. e V. Castellini, G.B. Fiani, R. Tomberli), S. Francesco di Paola di Antonio da Sermoneta (insieme con V. Castellini, Filippo e Vincenzo Cocchi); SS. Filippo ed Ignazio di C. Unterbergher, di cui eseguì solo l'arrotatura; l'Ultima Cena di S. Vouet (insieme con G.B. Fiani, A. e V. Castellini, B. Tomberli, F. Cocchi, L. Roccheggiani, A. Volpini). Nel 1806, il 20 giugno, si impegnò a porre in mosaico la quarta parte del quadro rappresentante la Deposizione dalla croce, su copia tratta dall'originale del Caravaggio da Vincenzo Camuccini; per le altre tre parti sottoscrivevano contemporaneamente il contratto Antonio Castellini, Filippo e Vincenzo Cocchi. Nel 1811 attendeva ancora a quest'opera (oggi nella sagrestia di S. Pietro).
Il 7 marzo 1812, durante l'occupazione francese, la Corona imperiale di Francia che amministrava allora lo Studio del mosaico, accordava una pensione agli impiegati non più validi; tra questi è ricordato il C., cui si assegna una pensione di 766 franchi e 66 centesimi. Come mosaicista giubilato egli è ricordato ancora nel 1816. È questa l'ultima notizia riguardante il C. e da considerarsi pertanto come termine post quem per la sua morte, avvenuta probabilmente a Roma.
Oltre alle opere già ricordate, i documenti dell'Archivio della Fabbrica di S. Pietro attribuiscono al C. anche un mosaico rappresentante Re David a mezza figura, di cui però si è perduta traccia.
Fonti e Bibl.: Arch. della Rev. Fabbrica di San Pietro in Vaticano, I piano, s. 3,pacco 14c: Studio de' Mosaici, mosaicisti... (dal 1758 al 1812), ad nomen; pacco 14 (1811),c. 9v; Ibid., s. armadi, vol. 442: Entrata e uscita ... dal 1788 a tuttoil 1790, ad nomen; vol. 443: Registro dei mandatidal 1789 a tutto il 1791, ad nomen; vol. 444: Registro delli smalti ... dal 1791 a tutto il 1793, adnomen; vol. 454: Registro dei mandati 1792-1800, ad nomen; vol. 483: Entrata e uscita ... (1816), f. 4; II piano, s. 4,vol. 122: Liste mestrue dell'anno 1779, f. 285; vol. 121, f. 590; P. Zani, Enc. metod. …,Parma 1820, I, 6, p. 129; V. Bricolani, Descriz. della sacrosanta basilica vaticana, Roma 1828, pp. 67, 73, 74, 79; L. Fumi, Il duomo diOrvieto e i suoi restauri...,Roma 1891, p. 113; A. Busiri Vici, Il celebre Studio del mosaico ..., Roma 1901, p. 27; L. Hautecoeur, I mosaicisti sampietrini del '700, in L'Arte, XIII (1910), pp. 452 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 290.