DRAGONETTI, Domenico Carlo Maria
Nacque a Venezia il 7 apr. 1763 da Pietro e da Caterina Calegari, come risulta da una copia del certificato battesimale conservata alla British Library (Add. Mss. 17826, f. 3). Sembra che il padre fosse chitarrista e contrabbassista, quantunque il Caffi (1855, p. 80) lo definisca invece "barbitonsore e pulsator dei timpani nelle solennità musicali". Il giovane D., all'inizio autodidatta, apprese in seguito da un musicista dilettante i principi fondamentali della tecnica violinistica che trasferì con successo no the practice of the double-bass" (Novello, p. IX). La precocità del suo talento musicale e i rapidi progressi realizzati sul contrabbasso furono ammirati da un violinista-compositore tale Doretti (ibid.), che lo condusse con sé ancora fanciullo in una serie di concerti. Prese allora alcune lezioni da M. Berini, primo contrabbasso della cappella di S. Marco, e iniziò contemporaneamente un intenso periodo di studio e sperimentazione insieme con l'amico violinista N. Mestrino.
All'età di soli tredici anni fu nominato "primo basso" all'opera buffa e l'anno seguente assunse lo stesso ruolo all'opera seria al teatro S. Benedetto di Venezia. Negli anni seguenti entrò in contatto con i musicisti più prestigiosi della città; la conoscenza di G. B. Cimadoro, F. Bertoni, A. Capuzzi, F. Bianchi e di altri valenti compositori lo spinsero a colmare almeno in parte le lacune derivate dalla sua formazione di autodidatta. Il 13 ott. 1787 entrò a far parte dell'orchestra della cappella di S.Marco, prima come "violone" di fila e subito dopo, in virtù della sua tecnica prodigiosa, come "primo violone" al posto del suo vecchio maestro Berini.
In questo stesso periodo il D. prese parte attiva alle principali manifestazioni musicali della città. In occasione di una serie di concerti organizzati dal governo veneziano il D. si esibì al contrabbasso come solista riscuotendo un grande successo. A questi anni vanno forse attribuiti i primi tentativi compositivi, dettati evidentemente dall'urgenza di avere a disposizione una letteratura solistica per il proprio strumento.
L'eco della sua fama di esecutore giunse rapidamente all'estero, tanto che tre anni dopo la sua nomina in S. Marco il D. ricevette allettanti offerte di impiego da Londra e Mosca: lo testimonia un decreto straordinario del 13 dic. 1791, con il quale i Procuratori di S. Marco, per evitare che egli abbandonasse la cappella, risolsero di aumentargli il salario (Caffi, p. 84). Tuttavia, nonostante l'allettante offerta e il riconoscimento dei suoi meriti, dopo un breve periodo trascorso a Vicenza, nel settembre del 1794 il D., su consiglio dei Cimadoro e del Bertoni, decise di lasciare Venezia e di recarsi a Londra, ove gli era stato offerto il posto di primo contrabbasso nell'orchestra del King's Theatre. Il debutto londinese avvenne il 20 dicembre dello stesso anno nell'opera Zenobia in Palmira di P. Anfossi. L'8 maggio 1795 si esibì per la prima volta come solista insieme con la cantante B. Banti e con il celebre violinista G.B. Viotti. Da questo momento in poi il D. iniziò una brillante e intensa attività concertistica: il suo nome figurava sempre nei programmi dei più importanti festivals inglesi e la sua collaborazione in qualità di solista o di primo contrabbasso era richiesta dalle più prestigiose formazioni cameristiche e orchestrali.
Il felice inserimento nella società musicale londinese e il prestigio di cui godeva presso i più importanti musicisti dell'epoca sono ben testimoniati dalla sua ricca corrispondenza conservata nella British Library (Add. Mss. 17838), consistente per lo più di offerte di lavoro, nelle quali non mancava mai un accenno alla sua abilità di esecutore. A Londra il D. divenne membro della Philharmonic Society (un'associazione musicale che radunava i musicisti più autorevoli della città) e nel corso degli anni strinse amicizia con S. B. Cramer, W. Horsley, F. Ries, Ph. Potter, M. Clementi, Viotti, Rossini e il violoncellista T. Lindley. Con Lindley il D. costituì un duo assai affiatato, l'attività del quale durò quasi mezzo secolo. Nel 1798 si recò a Vienna, ove incontrò Haydn (che già aveva incontrato a Londra nel 1795) e conobbe Beethoven.
Con quest'ultimo il D. instaurò subito un rapporto confidenziale, fondato sulla stima reciproca. Secondo un celebre resoconto dell'inglese S. Appleby (Thayer), Beethoven restò profondamente colpito dai passaggi di agilità e dalla forza espressiva che il D. era in grado di cavare da uno strumento così disagevole come il contrabbasso. A questo proposito è stata avanzata l'ipotesi (Dardo, 1963) che la tecnica virtuosistica del veneziano abbia contribuito in qualche modo al nuovo trattamento del contrabbasso realizzato da Beethoven nello scherzo della Quinta sinfonia e nel recitativo della Nona.
Scarsissime sono le notizie riguardanti l'attività del D. tra il 1799 e il 1807. Nell'estate del 1808 si recò nuovamente a Vienna, da dove l'anno seguente raggiunse Venezia; qui a causa della sua provenienza fu arrestato dalle autorità francesi, che gli intimarono di lasciare la città. Ritornò allora a Vienna, ove sembra che egli si sia trattenuto fino al 1813. Durante questo nuovo soggiorno fu ospite del principe Starhemberg, nel palazzo dei quale ebbe occasione di conoscere il pianista S. Sechter e di rinsaldare il vincolo di amicizia con Beethoven. Sechter, arrangiatore e compositore di grande talento, scrisse per il D. diversi accompagnamenti pianistici e divenne insieme con l'inglese Potter uno dei suoi più stretti collaboratori. L'8 dic. 1813, a riprova della sua costante collaborazione con Beethoven, il D. partecipò alla prima della Schlacht Symphonie op. 91, scritta dal compositore tedesco per celebrare la vittoria di Wellington sui Francesi.
Nell'estate del 1814, dopo un'assenza di circa sette anni, fece ritorno a Londra ove intraprese nuovamente un'attività concertistica così intensa e frenetica che più volte egli sarà costretto a chiedere alla direzione della Philharmonic Society di essere esonerato dal partecipare ad alcune prove, essendo egli "oberato di lavoro e non più troppo giovane" (British Library, Add. Mss. 17838, f. 83). Nel 1822 sir George Smart gli offrì un posto di insegnante alla Royal Academy of music, ma, stando al Fétis (The Harmonicon, 1829, p. 217), il D. rifiutò l'incarico per ragioni economiche. Egli non lasciò più l'Inghilterra tranne che per una breve tournée compiuta a Bonn in occasione del festival Beethoven nel 1845, quando aveva ormai ben 82 anni. L'anno seguente, il 16 apr. 1846, si spense nel suo appartamento londinese di Leicester Square.
L'attività dello strumentista virtuoso costituisce senz'altro l'aspetto più interessante della figura del Dragonetti. Egli sviluppò notevolmente le possibilità tecniche del contrabbasso, elevandolo al rango di strumento solista. Il suo dominio della tastiera era tale che poteva eseguire sul contrabbasso con la massima disinvoltura parti destinate al violoncello o al violino. Le cronache entusiaste dei periodici inglesi attestano inoltre che il D., oltre a una grande abilità tecnica, era un artista sensibile e raffinato.
Pur non avendo creato una vera e propria scuola il D. esercitò un ruolo importante nel campo didattico; introdusse l'impiego di una nuova tecnica dell'arco (unitamente all'adozione di uno speciale archetto, detto appunto "arco alla Dragonetti"), contribuì considerevolmente alla stabilizzazione dell'accordatura per quarte, assai più atta ad affrontare le sempre crescenti difficoltà tecniche (cfr. British Library, ms. 17838, f. 296). Il successo e la diffusione che ebbero queste innovazioni è ben testimoniato dal Fétis (The Harmonicon), che attribuisce l'alto livello della sezione dei contrabbassi della London orchestra alla "admirable manner of employing the bow introduced in England by the school of Dragonetti", e da M. Gelink, che descrive con minuzia di particolari le caratteristiche e i vantaggi di questa nuova tecnica.
Meno interessante rispetto a quella del virtuoso e del didatta è la figura del compositore. Le composizioni del D. infatti, dettate dalle necessità del virtuosismo (e destinate quindi a un uso strettamente personale), mostrano tutti i limiti della sua formazione di autodidatta. Nonostante che alcuni dei suoi concerti e dei suoi a solo non siano privi di spunti melodici di felice invenzione, manca generalmente uno sviluppo tematico vero e proprio e l'armonia gravita essenzialmente sui gradi fondamentali. Ciò spiega del resto la preferenza del D. per una forma piuttosto libera, consistente in un aggregato di brevi sezioni messe in contrasto tra di loro mediante l'alternanza di modo maggiore e minore. Le sue opere (per il cui elenco si rimanda a A. Hughes Hughes), oltre a otto concerti e a più di quaranta pezzi per contrabbasso solo, comprendono anche quartetti d'archi, capricci per violino e piano, duetti e arie. Esse, a parte un piccolo nucleo pubblicato di recente, giacciono ancora manoscritte nella British Library di Londra, in attesa di una sistemazione e di una catalogazione definitiva.
Fonti e Bibl.: Notizie in British Library, Add. Mss. 17838; 17826, ff. 3-4; 27593, ff. 82, 161; E. Waters, A statement of matters relative to the King's Theatre, in The Quarterly musical Magazine and Review, I (1818), p. 250; Sketch of music in London, ibid., V (1823), p. 266; Mr Fetis's second letter, in The Harmonicon, VII (1829), p. 214; Mr Fetis's fourth letter, ibid., pp. 217 ss.; M. Gelink, Remarks on the double bass, ibid., pp. 297 s .; Sketches of the lives of celebrated musicians, in The Musical Magazin, I (1835), pp. 55 ss.; V. Novello, Orchestral sketches, in The Musical World, I (1836), pp. IX-XVI; The Musical Herald, 16 maggio 1846, p. 8; F. Caffi, D. D. viniziano suonador di contrabbasso, in Storia della musica sacra, II, Venezia 1855, pp. 73-91; A. Berenzi, Di alcuni, strumenti fabbricati da Gasparo di Salò, Brescia 1906, pp. 7-19; F. Wamecke, Der Kontrabass, Hamburg 1909, pp. 26-35 e passim; V.A.W. Thayer, Ludwig van Beethovens Leben, II, Leipzig 1910, pp. 76 s., C. F. Pohl, Joseph Haydn, III, Leipzig 1927, p. 152; I. Billè, Gli strumenti ad arco e i loro cultori, Roma 1928, pp. 105 s.; R. Giazzotto, G. B. Viotti, Milano 1956, pp. 130, 138; G. Dardo, D. D. il "patriarca dei contrabbassi", in Quaderni d. Acc. mus. Chigiana, XX (1963), pp. 73-85; Id., D. D. e Beethoven, in Musica d'oggi, n. s., VI (1963), pp. 258 s.; A. Planyavsky, Geschichte der Kontrabasses, Tutzing 1970, pp. 194-206; R. Slatford, D. D., in Proceedings of the Royal Musical Association, CXVII (1970-71), pp. 21-28; A. Hughes Hughes. Catalogue of manuscript music in the British Museum, III, London 1909, pp. 3 ss.; The Catalogue of printed music in the British Library to 1980, London 1983, p. 358; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 54 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, pp. 739 s.; R. Eitner, Quellen Lexikon, III, pp. 247 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, V, pp. 607 s.